Sindaco «ladro» di bici degli extracomunitari: bufera nel Napoletano

Sindaco «ladro» di bici degli extracomunitari: bufera nel Napoletano
di Francesco Gravetti e Dario Sautto
Domenica 23 Maggio 2021, 00:09 - Ultimo agg. 24 Maggio, 08:33
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Può un sindaco trasformarsi in ladro e compiere un atto razzista? A vedere quello che è successo a Striano, evidentemente sì. E dopo aver compiuto il furto a sfondo razzista, il sindaco si è anche vantato sui social, pubblicando la foto del suo gesto. La storia grottesca, forse ispirata in maniera maldestra al film capolavoro «Ladri di biciclette», che si è consumata nel piccolo centro del Vesuviano ha dei contorni davvero inquietanti. Insieme a due complici, Antonio Del Giudice – il primo sindaco del Napoletano eletto con Fratelli d’Italia – rischia di andare a processo per furto aggravato dalla discriminazione razziale. È accusato di aver rubato le biciclette di alcuni venditori ambulanti nordafricani, portandosene una nel capannone della sua azienda.

Tutto parte dalla denuncia di un ambulante straniero, che una domenica sera di ottobre, al rientro da una dura giornata di lavoro, ha scoperto che la sua e le altre biciclette parcheggiate nei pressi del Municipio e della stazione Circum erano state rimosse, forse rubate. I carabinieri della compagnia di Torre Annunziata hanno subito avviato le indagini agli ordini del maggiore Simone Rinaldi, coordinati dalla Procura oplontina guidata dal procuratore Nunzio Fragliasso e dall’aggiunto Pierpaolo Filippelli. In poche ore è venuta fuori la verità. Non si trattava di un ladro professionista o di un fanatico, ma di un gesto dimostrativo da «sceriffo», oltretutto pubblicizzato in pompa magna dal primo sindaco della provincia di Napoli ad avere in tasca la tessera di Fratelli d’Italia. Tenaglia in mano, insieme a un dipendente comunale e ad uno dei responsabili della Protezione civile Del Giudice aveva effettuato una «ronda» per colpire il gruppo di ambulanti che aveva osato parcheggiare, con tanto di catene, alcune biciclette sotto il porticato del municipio di Striano, chiuso come ogni domenica. Rotte le catene, le bici sono state portate via, in un locale nella disponibilità del Comune. Non contento, Del Giudice aveva scelto una delle bici e se l’era portata all’interno del capannone della sua azienda: era nuova e poteva essere riutilizzata.

In pochi giorni, i carabinieri hanno recuperato la refurtiva, compresa la bicicletta rubata dal sindaco, per restituire tutto ai proprietari. E ieri mattina gli stessi carabinieri hanno notificato l’avviso di chiusura indagini ai tre indagati, che rispondono del reato di furto pluriaggravato.

Tra le aggravanti contestate dalla Procura di Torre Annunziata c’è anche quella razziale. Del Giudice e gli altri due hanno venti giorni per presentare memorie difensive o chiedere interrogatorio per provare a difendersi, prima della richiesta di rinvio a giudizio. 

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Raggiunto al telefono, il sindaco Del Giudice sceglie di non commentare: «Per adesso non ho nulla da dichiarare», dice. Prima dell’inchiesta, l’episodio aveva già scatenato numerose polemiche a Striano. Per molti mesi se ne è parlato soprattutto sui social, anche perché in pieno lockdown le strade erano pressoché vuote e il dibattito politico è rimasto virtuale. La foto del sindaco che, armato di una grossa tenaglia, taglia il catenaccio e requisisce le biciclette, è girata a lungo, passando da un telefonino all’altro, attraverso le chat di whatsapp. Lui stesso, del resto, non ha mai nascosto l’evento. Gli immigrati vivono in un centro di accoglienza in un Comune vicino e la domenica prendono il treno per andare a Napoli a fare i venditori ambulanti.

Lasciano le bici lì, sotto il Comune, perché è vicino alla stazione della Circumvesuviana. Se fosse stato un giorno feriale, quelle biciclette in sosta avrebbero sicuramente ostruito l’ingresso alla casa comunale, ma di domenica il municipio è chiuso. Il sindaco, però, quel giorno decide di requisirle, facendosi fotografare e aiutare dai volontari della Protezione civile. La sera, i migranti non trovano le loro bici e uno in particolare decide di approfondire la vicenda. Il giorno successivo torna al Comune a chiedere informazioni ricevendo solo vaghe risposte e si rivolge ai carabinieri. Per comprare quei veloci mezzi hanno affrontato sacrifici, senza biciclette spostarsi diventa veramente difficile: in caserma l’uomo cerca, e trova, il rispetto che si deve a chi si guadagna faticosamente da vivere. 

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