Albergo dei Poveri, i Neoborbonici:
​«Non lasciate morire la storia»

Il retro del Real Albergo dei Poveri
Il retro del Real Albergo dei Poveri
di Antonio Folle
Mercoledì 16 Ottobre 2019, 15:54 - Ultimo agg. 16:28
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Una cittadella delle arti e dei mestieri. Queste erano le intenzioni del re Carlo III di Borbone che, a metà settecento, volle fortemente la costruzione del Real Albergo dei Poveri, un mastodontico edificio costruito per ospitare i poveri del suo regno. Oggi, nell'era dell'assistenzialismo statale e del reddito di cittadinanza, di quell'antico e illuminato progetto, che voleva dare una prospettiva di riscatto agli "ultimi" attraverso il lavoro, non esiste più niente. Il colossale palazzo eretto dall'architetto Ferdinando Fuga è sempre in piedi - e rappresenta oggi uno dei più grandi edifici dell'epoca ancora esistenti - ma nel corso dei secoli è stato del tutto snaturato e oggi, salvo alcune porzioni infinitesimali, è chiuso al pubblico e pericolante. 
 


Solo la facciata è stata restaurata una trentina di anni fa, con il chiaro intento di "ingolosire" i possibili acquirenti dell'edificio borbonico. Una operazione che non è servita ad attirare compratori e capitali privati. Oggi la proprietà del Real Albergo dei Poveri resta in capo al Comune di Napoli che, di tanto in tanto, ventila la possibilità - più virtuale che reale - di dismettere questo enorme patrimonio. Tanti i motivi che si oppongono alla cessione del mega immobile. A cominciare dai faraonici costi per un recupero della struttura. Palazzo Fuga si sviluppa su una superficie di oltre 100.000 metri quadri, ospita oltre 400 stanze e chilometri di cortili e corridoi interni. Quasi tutti in pessime condizioni di conservazione. 

La scure vera, però, è rappresentata dai numerosi vincoli che non consentono alcun cambio alla destinazione d'uso originaria. Vincoli che, naturalmente, si aggiungono alle ancora più numerose - e necessarie - tutele atte a salvaguardare l'aspetto originario della struttura. Un cul de sac che, di fatto, ha provocato una paralisi pressochè totale a qualsiasi attività all'interno del palazzo monumentale, a eccezione dei locali concessi ad una associazione sportiva, agli spazi adibiti a depositi comunali e a quelli attualmente impiegati come centro d'assistenza per i senza fissa dimora. 

Il Movimento Neoborbonico guidato da Gennaro De Crescenzo ha inviato un accorato appello alle istituzioni cittadine e regionali per la salvaguardia di un enorme pezzo di storia che potrebbe fare da volano di sviluppo per l'intera città. «Non si può lasciare che questo edificio costruito grazie alla lungimiranza dei sovrani della dinastia Borbone - ha spiegato - resti in queste condizioni. La quasi totalità dell'edificio è abbandonato e pericolante mentre si potrebbero creare una infinità di attività per rendere vivo questo luogo, nel rispetto della storia e della cultura. Basti pensare - prosegue il presidente del Movimento Neoborbonico - che a poche centinaia di metri c'è il Museo Archeologico Nazionale che ha gli scantinati pieni di reperti che non possono essere esposti a causa della cronica mancanza di spazio. Nei locali del Real Albergo questo immenso tesoro di arte e di cultura potrebbe trovare degna dimora. Questa è solo una delle tante idee che abbiamo messo per iscritto in un progetto realizzato dal nostro centro studi. Noi - continua ancora De Crescenzo - siamo per la critica costruttiva. Per questo rivolgiamo un appello alle istituzioni di questa città. Siamo disposti a donare i nostri progetti e a fornire qualsiasi tipo di assistenza a chiunque voglia occuparsi di questo pezzo di storia che merita di essere ben altrimenti valorizzato». 

Negli scorsi giorni proprio i Neoborbonici sono stati al centro di un fastidioso e, per molti versi, sconcertante episodio. «Ci siamo rivolti ai responsabili della struttura per chiedere in fitto alcune aule per un convegno che avrebbe visto tra i partecipanti il principe Carlo di Borbone - ha raccontato De Crescenzo - ci è stato risposto che attualmente non esistono locali disponibili e che l'intera struttura è cantierabile. Intanto il degrado sia degli esterni che delle aree esterne è sotto gli occhi di tutti, ma di cantieri non c'è nemmeno l'ombra». 

A risentire dell'abbandono e dello scorrere degli anni ormai non sono solo gli spazi interni - accortamente nascosti alla vista dei napoletani - ma anche le aiuole, i giardinetti e gli spazi esterni. Di tanto in tanto dall'enorme facciata si staccano pietre più o meno grandi mentre i giardini vengono usati quotidianamente dai clochard della zona che sono soliti accamparvisi - nella migliore delle ipotesi - o espletare i propri bisogni fisiologici al riparo delle piante. A peggiorare ulteriormente la situazione il deposito di cubetti di pietra vesuviana asportati in occasione dei lavori di rifacimento di piazza Carlo III diversi mesi fa e ancora oggi ammassati all'esterno del Real Albergo dei Poveri in attesa di essere portati via. 

Una curiosità.
proprio all'interno del Real Albergo dei Poveri fu installata la prima lavatrice moderna d'Italia. Nel 1851 all'interno dei locali del Palazzo Fuga fu installato il prototipo della "macchina Armingaud", una lavatrice ante-litteram che funzionava a vapore e che, a pieno regime, poteva lavare fino a 2000 lenzuola contemporaneamente. 

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