«Rifiuta il lavoro a Chiaia perché vive a Fuorigrotta», la denuncia del gestore della Caffetteria di piazza dei Martiri

«Rifiuta il lavoro a Chiaia perché vive a Fuorigrotta», la denuncia del gestore della Caffetteria di piazza dei Martiri
di Gennaro Di Biase
Giovedì 27 Ottobre 2022, 11:00
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Lavoro? No grazie, preferisco non cambiare quartiere. Sono i paradossi dell'impazzito mercato del lavoro contemporaneo, e irrompono a Chiaia. Offerte di lavoro in attività prestigiose, che spesso vengono rifiutate per motivazioni più disparate, come l'eccessiva «distanza» tra Fuorigrotta e Chiaia (quartieri, peraltro, affatto distanti). Parliamo della vicenda capitata nello storico bar la Caffettiera di piazza dei Martiri. A raccontarla a Il Mattino è Guglielmo Campajola, responsabile dell'attività. Tutto era nato nelle scorse ore, con uno sfogo su Facebook dello stesso Campajola: «Per dare un senso concreto a tutte le chiacchiere sul mondo del lavoro - aveva scritto - prima ancora di affrontare un colloquio per proporre la mia offerta come caffettiere, ho ricevuto un diniego perché da Fuorigrotta a piazza dei Martiri è troppo lontano». Il post ha scatenato una pioggia di commenti, tra i quali questo di un altro imprenditore del settore: «Stessa risposta: da Sorrento a Positano era scomodo». All'orizzonte, nella questione dello squilibrio tra domanda e offerta nel mondo dell'impiego, ci sono naturalmente anche le riflessioni del nuovo governo targato Meloni sull'eventualità di eliminare il reddito di cittadinanza per chi è in età da lavoro. Come lo è il protagonista di questa storia. Il suo sfogo sui social non è passato inosservato. 

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Quanti anni aveva l'aspirante barista che ha ritenuto «troppo lontano» il suo bar da Fuorogritta?
«Si trattava di un uomo di trentotto anni.

Ancora giovane, insomma. Onestamente, non le so dire se era o meno un percettore del reddito di cittadinanza. Il colloquio, comunque, che è avvenuto nelle settimane scorse, è durato pochissimo: per lavorare da noi bisogna essere motivati, e alla prima risposta sull'eccessiva distanza tra Fuorigrotta e Chiaia avevo già capito che la persona in questione non poteva fare al caso nostro».

Sta diventando complesso trovare dipendenti? Come mai?
«Non vorrei addentrarmi nelle dinamiche positive o negative del reddito di cittadinanza. Non spetta a me fare discorsi del genere, né trarre conclusioni al riguardo. Di sicuro, c'è una carenza di determinazione nel trovare occupazione da parte dei lavoratori».

Da quanto tempo lei è alla ricerca di personale?
«Cerco da quasi un anno dipendenti per 4 ruoli lavorativi: un vuoto che non riesco a colmare. Parliamo di camerieri che sarebbero contrattualizzati, anche in vista di un full time, dopo un primo periodo di prova».

Molti giovani, anche se con poca esperienza, lamentano però paghe troppo basse. Nel suo caso com'è la situazione?
«Le paghe che offriamo sono quelle regolari: parliamo di 1200 euro al mese, mediamente, ma in caso di meriti si può fare carriera. Il fatto è che il lavoro notturno, ormai, lo vogliono fare in pochi. Mi riferisco al turno serale, che dura fino alle 22.30 o, a seconda dei giorni, fino a mezzanotte. Non si parla di turnazioni faticose, ma un barman deve essere disposto a lavorare di notte».

C'è carenza di motivazione?
«Sì, ed è diffusa. Per fortuna però qualcuno ci tiene ancora a fare bene il suo dovere. Ho un lavoratore che arriva da Meta di Sorrento alle 8.30 tutte le mattine. Chi vuole lavorare, si impegna. Per il resto, si stanno componendo dicotomie difficili da risolvere nel mercato occupazionale. La voglia di lavorare oggi manca in molte circostanze. Il reddito ha tolto stimoli a chi non è in età da lavoro».

Lo scenario attuale, insomma, sembra favorire in molti casi il lavoro nero, occasionale e non contrattualizzato. Lei ha potuto osservare da vicino anche in altri casi la «mancanza di stimoli» cui ha accennato?
«Tanti, in questi mesi di colloqui che abbiamo portato avanti, ci hanno fatto capire di preferire il reddito al lavoro, con l'idea di trovare qualche occupazione un po' qui un po' e un po' là. I centri per l'impiego purtroppo ci aiutano poco. Al momento cerchiamo ancora, anche se ci siamo affidati a un'agenzia interinale e confidiamo di risolvere finalmente il problema del personale che ci trasciniamo da troppo tempo». 

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