Reddito di cittadinanza a Napoli, nell’esercito dei furbi anche romeni con falsa residenza e la figlia del killer di Siani

Reddito di cittadinanza a Napoli, nell’esercito dei furbi anche romeni con falsa residenza e la figlia del killer di Siani
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 22 Aprile 2022, 23:57 - Ultimo agg. 24 Aprile, 09:03
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L’inarrestabile esercito dei “furbetti del reddito”. Fatta la legge, trovato l’inganno: ed ecco che il tempo, grande costruttore, presenta il conto all’ultima (solo in ordine cronologico) pattuglia di truffatori che intascavano il sussidio di cittadinanza senza averne titoli. Oltre sei milioni e mezzo di euro di contributi intascati indebitamente. Un’indagine condotta dai carabinieri del comando provinciale di Napoli porta ancora una volta alla ribalta il fenomeno dei falsi percettori di reddito. Solo l’ultima piaga, che va ad aggiungersi a quella dello scandalo dei falsi invalidi, altro filone d’oro sfruttato a Napoli e in provincia.

Cinque mesi di indagini certosine. Verifiche e controlli svolti incrociati, fino a chiudere il cerchio ben 651 posizioni irregolari che gli investigatori considerano fuorilegge. Dribblate le maglia (forse ancora troppo larghe) dei controlli sui requisiti svolti in collaborazione con Inps e Ispettorato del Lavoro, ecco spuntare un’altra enormità di soggetti che pur non avendo diritto ad accedere ai benefici della legge ne avrebbero approfittato.
Ieri sono stati notificati a 553 persone indagate per truffa ai danni dello Stato gli avvisi di garanzia della Procura. Al setaccio sono state passate le richieste di sussidio avanzate tra Napoli e provincia da 1167 nuclei familiari e 2300 persone. Nel solo comune di Marano sarebbe stato elargito più di un terzo della somma a persone che non avrebbero, secondo i carabinieri alcun diritto: 125 il numero delle persone denunciate. E per questo ci sono già altre indagini conoscitive sugli uffici competenti (a cominciare da quello dell’Anagrafe e dei Servizi civili) sotto i riflettori.

Poi c’è il filone che riguarda decine e decine di stranieri, in particolare rumeni, che avrebbero incassato pur mai risiedendo nemmeno un giorno in Italia il “tesoretto” mensile del reddito. I carabinieri della compagnia Napoli Centro hanno denunciato per truffa aggravata 129 cittadini di nazionalità rumena, “ufficialmente” residenti in diverse municipalità del comune di Napoli. Secondo la legge uno straniero può percepire il beneficio solo dopo aver risieduto in Italia per dieci anni, due dei quali continuativi. I militari hanno appurato che i 129 non fossero residenti in Italia da 10 anni, come invece falsamente dichiarato. Avrebbero percepito così, complessivamente, 700mila euro. 
Sul business del reddito di cittadinanza ai rumeni in realtà la Procura si è già mossa da tempo: un fascicolo aperto dal sostituto procuratore Maria Di Mauro nei confronti di una dozzina di romeni che avrebbero fatto carte false per ottenere il “bonus” dell’assegno mensile di sussistenza è culminato di recente in un avviso di chiusura indagini per una decina di persone.

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Un lunghissimo elenco di nomi, quello individuato dagli inquirenti.

Tra le persone a cui è stato revocato il reddito compare anche la figlia di un uomo ritenuto coinvolto (e condannato) per l’omicidio del giornalista Giancarlo Siani: Gaetano Iacolare. La donna, secondo quanto accertato, avrebbe ottenuto circa 8500 euro senza alcun titolo. Tante le donne finite nel registro degli indagati in Procura: tra loro una tenace ex moglie di un uomo ritenuto vicino al clan Nuvoletta. Dopo la prima revoca del beneficio, la donna avrebbe richiesto nuovamente il reddito di cittadinanza con l’ausilio di un Caf. 

I carabinieri sono però riusciti a bloccare la domanda. Lo scorso 21 marzo i carabinieri del nucleo investigativo di Napoli hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di 28 persone. Nullafacenti, soggetti che vivevano in stato di agiatezza, e persino pregiudicati per reati gravi: tutti restavano attaccati alla generosa mammella grassa del reddito di cittadinanza: come il gruppo di denunciati che gestivano una piazza di spaccio nel carcere di Secondigliano. Tra i percettori anche alcune persone imparentate con soggetti legati ai clan dei vari quartieri di Napoli e provincia. Nella loro domanda non era stata specificata la condizione detentiva del familiare. A ottenere la medaglia d’argento in questa singolare classifica di disonestà, un cospicuo numero di residenti delle municipalità 1 e 2 di Napoli (quartieri San Ferdinando, Chiaia, Posillipo, Montecalvario, San Giuseppe, Avvocata, Mercato, Pendino e Porto): qui il bilancio parla di 916.520,43 euro di danno all’erario, con 160 persone segnalate per la revoca del beneficio. Area più virtuosa quella vesuviana. Nell’area sud del capoluogo, l’ammanco ammonta a 287.927,99 euro. Peggiore della classe l’area stabiese nella quale sono stati rilevati crediti nei confronti dello Stato per 95.175,02 euro. 

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