«Reddito di povertà, lotta ai furbetti; così la Finanza ha vinto la battaglia»

«Reddito di povertà, lotta ai furbetti; così la Finanza ha vinto la battaglia»
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 5 Ottobre 2022, 09:41
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Generale Gabriele Failla, lei sta per lasciare il comando provinciale della Guardia di Finanza di Napoli. Da alto ufficiale, èstato per l'incarico ricoperto, uno dei più longevi . Che idea si è fatto di Napoli?
«Dal luglio 2019 ad oggi, ho l'impressione di aver vissuto l'esperienza napoletana più per la sua intensità che per la sua durata. Napoli continua a darmi l'idea di una città unica, complessa, fatta di contrapposizioni creative: nel bene e nel male, a Napoli succede tutto prima».

Dai furbetti del reddito di cittadinanza all'assalto della criminalità organizzata ai finanziamenti in epoca pandemica; dalle frodi ai danni dello Stato al contrasto ai traffici illeciti su larga scala. Tracciamo un bilancio.
«Il record napoletano e campano di posizioni irregolari tra i beneficiari di reddito di cittadinanza si spiega in primo luogo con l'elevato numero di percettori.

In linguaggio matematico: il denominatore è molto grande. Nella nostra attività investigativa, una volta ricostruito un sistema di frode, gli accertamenti sono stati rapidamente estesi a tutti i soggetti con analoghe caratteristiche e questo ha portato a risultati sempre più ampi. Lo stesso è stato fatto per i finanziamenti pandemici, per i quali sono stati controllati tutti i beneficiari di decreto rilancio e liquidità sotto il profilo dei rischi di infiltrazione mafiosa. Da ricordare almeno due operazioni emblematiche: Captagon e Petrolmafie».

Quale resta la trincea più calda da presidiare a Napoli?
«Napoli è realtà complessa. La trincea più scottante rimane quella della movida violenta. Più in generale, la Guardia di Finanza continuerà a svolgere un ruolo molto importante nel monitoraggio e tutela dei finanziamenti del PNRR, core business dei nostri specialisti del controllo Spesa Pubblica, ma un altro fronte altrettanto delicato è quello della gestione della pressione fiscale che deriva dai nostri controlli, da equilibrare con le difficoltà economiche che investono un numero sempre più ampio di contribuenti.

La crisi economica ora amplificata dalla guerra impone di vigilare sull'aumento talvolta indiscriminato dei prezzi.
«L'aumento dei prezzi delle materie prime può essere conseguenza di obiettive limitazioni fisiche degli approvvigionamenti il grano dall'Ucraina, il gas dalla Russia così come di speculazioni nei mercati delle materie prime. Dinamiche economiche sulle quali la Fiamme Gialle possono intervenire solo se le manovre speculative su merci risultano penalmente rilevanti. Tuttavia, se i prezzi alti derivano anche da accordi di cartello, allora il problema diventa di tutela della concorrenza e dei consumatori e senza dubbio la Guardia di

Finanza interviene, secondo le indicazioni dell'autorità garante e dell'autorità giudiziaria. Generale, cosa c'è nel suo futuro?
«Per prima cosa auguri e un sincero in bocca al lupo al generale Paolo Borrelli he subentra, ufficiale straordinario che ha tutte le qualità per svolgere benissimo l'incarico. Torno a Roma, al Comando Generale, per una esperienza che si profila più strategica che operativa, ma con un trascorso così pregnante sul campo di cui il Corpo ne trarrà beneficio».
Lei è di origine bolognese, non ha mai fatto servizio al nord ed è già la seconda volta che ricopre un incarico a Napoli: comincia a sentire la contaminazione di questa città?
«Contaminazione sì, in senso positivo. Ho cercato di vedere la città e la gente con occhi curiosi, ho ammirato la street art dei quartieri, così come la musica, gli artisti, gli artigiani. Non ho perso occasione di imparare la lingua napoletana e più di ogni altra cosa ho ammirato la proverbiale solidarietà partenopea, dal caffè sospeso al paniere del chi può metta e chi non può prenda. Non direi contaminato, la parola giusta è arricchito. Napoli mi ha umanamente arricchito e me ne vado con la sensazione che potrebbe non essere un addio ma un arrivederci».
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