«Il Comune di Napoli ha affossato il restyling», nel centro storico la via Crucis laica

«Il Comune di Napoli ha affossato il restyling», nel centro storico la via Crucis laica
di Giovanni Chianelli
Venerdì 28 Febbraio 2020, 07:30 - Ultimo agg. 08:19
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Ci sono le stazioni, la processione e i canti di dolore. A chi sta pensando che è presto e che a Pasqua mancano due mesi bisogna precisare che non è un calvario religioso Io Lotto3. Via Crucis nei luoghi dell'abbandono. È la Passione del centro storico napoletano. Oggi, dalle 17.30, si tiene una manifestazione di protesta contro l'abbandono istituzionale del Centro antico, la sottrazione dei fondi Unesco destinati al quartiere, e per l'affermazione del diritto all'abitare dicono gli organizzatori. Riuniti in un comitato formatosi in maniera spontanea nell'ultimo mese, che raggruppa residenti, associazioni, la parrocchia di San Giovanni Maggiore, gli spazi come Santa Fede Liberata, i commercianti. Aderisce al comitato anche la Seconda Municipalità, dal presidente Francesco Chirico a gran parte dei consiglieri.
 
 

Nel mirino il Comune: «Al centro della questione lo scippo dei fondi Unesco che servivano a realizzare importanti opere di riqualificazione dell'area, decisione assunta in totale autonomia dal Comune» dice Fabrizio Caliendo, titolare del noto locale Kestè, chiuso da Natale per protesta contro il degrado del centro antico. Da qui il nome dell'iniziativa, come recita il manifesto: «I lavori di rivalutazione Unesco sono stati suddivisi in lotti di attuazione. Il lotto 3 comprende buona parte del centro antico, tra cui via de Marinis, via Candelora, via Santa Chiara, via Mezzocannone, Largo Banchi Nuovi, che dovevano essere destinatarie di importanti interventi atti a recuperare l'annoso e grave degrado in cui versano tali strade. I fondi previsti, dopo 8 anni di attesa, sono stati distolti improvvisamente dal Comune e destinati ad altro». Il testo va giù duro contro la giunta de Magistris: «Questa ennesima scelta, assunta senza confronti adeguati con la II Municipalità, con il quartiere, con le persone, rompe il rapporto di fiducia e di sostegno tra amministrazione centrale e popolazione». La via crucis laica prevede un concentramento a Santa Maria la Nova e il passaggio per 9 stazioni, ognuna delle quali sarà oggetto di un breve intervento che racconta la storia di quel luogo, del suo abbandono e del fallimento che rappresenta. Ogni stazione avrà un narratore diverso. Saranno omaggiate tra le altre via Pino Daniele, con tanto di coro sulle note di Na tazzulella e cafè, poi largo Ecce Homo dove, dichiara il comitato, «la camorra ha fatto chiudere un negozio». Altre tappe si terranno a piazza Teodoro Monticelli e Palazzo Penne, Palazzo Ammendola e vico Pallonetto a Santa Chiara: «Qui hanno chiuso tutti gli artigiani e commercianti, l'ultimo dopo Natale». Ancora, l'area dei Banchi Nuovi, che di sera è terra di conquista per spacciatori e venditori abusivi, Santa Chiara e i suoi giardini - da tempo lasciati all'incuria - e infine largo San Giovanni Maggiore, dove sorge il locale di Caliendo e che negli anni è diventato il simbolo del braccio di ferro tra camorra, degrado e attivismo civico. Qui sarà inaugurata una simbolica Agorà di quartiere, «proprio dove era il simbolo della piazza, il Cedro del Libano brutalmente abbattuto dall'amministrazione, sorgerà lo spazio di incontro e di discussione pubblica del quartiere. Con un incontro mensile, per rimettere al centro della discussione il cittadino» conclude Caliendo. 
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