Revenge porn a Napoli, la svolta:
c'è l'inchiesta su quattro profili

Revenge porn a Napoli, la svolta: c'è l'inchiesta su quattro profili
di Maria Chiara Aulisio, Leandro Del Gaudio
Martedì 27 Ottobre 2020, 09:46
4 Minuti di Lettura

Una revenge porn all'ennesima potenza, che sta devastando la vita di decine di nuclei familiari. Un adescamento che passa attraverso delle pagine Instagram, visualizzate ogni giorno da tantissimi utenti, che offrono gallerie di ragazzine in pose hot. Sono questi i punti su cui la Procura di Napoli ha deciso di accendere i propri riflettori, con un fascicolo pilota che punta a rispondere alle richieste di tanti genitori: aiutateci a difendere le nostre figlie, interrompete questo ricatto sessuale. Inchiesta condotta dal pm Francesco Soviero, magistrato in forza al pool reati contro le fasce deboli (sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Raffaello Falcone), che ha deciso di acquisire pagine di foto e immagini finite al centro di un esposto spedito in questi giorni in Procura. Stando a quanto emerso finora, ci sarebbero più livelli di ricatto consumato nei confronti di ragazze spesso minorenni. Partiamo dall'acquisizione delle immagini. Come arrivano foto hot di minori su alcune pagine Instagram? Spesso si tratta di foto che appartengono alla vita sentimentale o di coppia che vengono scambiate tra un ragazzo e una ragazza in modo assolutamente consenziente. Può capitare però che le relazioni si interrompano, magari in modo burrascoso, e che alcune foto vengano postate e rese pubbliche. Ed è così che l'intimità di una ragazzina, vissuta in modo spontaneo assieme al proprio partner, venga sbattuta alla mercè di un numero indefinito di follower.

LEGGI ANCHE Revenge porn: a Napoli ragazzine ostaggio su quattro gruppi Instagram

I SOCIAL
Fatto sta che sono quattro i gruppi Instagram su cui la Procura ha deciso di fare chiarezza, con una delega ad hoc della polizia postale. Inchiesta nata da un esposto degli avvocati Sergio Pisani e Roberta Fogliamanzillo che hanno raccolto il profondo disagio di una madre per quanto toccato alla propria figlia: «Nello stesso quartiere - si legge - sono in tanti ad aver visionato la galleria di foto che coinvolgono la stessa ragazza.

Bisogna intervenire subito, evitare un caso analogo a quello di Tiziana Cantone». Ricordate la vicenda della bella 31enne di Mugnano? Si tolse la vita di fronte all'impossibilità di salvaguardare la propria privacy, quando qualcuno postò in un circuito aperto le foto (con nome e cognome) ricavate da relazioni intime e postate originariamente in un circuito destinato a persone dedicate, quindi chiuso agli sconosciuti.

IL RICATTO
Da allora è nata una legge sulla vendetta, sul ricatto sessuale - la legge per i casi di revenge porn - mentre questo fenomeno continua a mietere vittime. Recentemente la situazione si è pure aggravata: gli amministratori dei gruppi, per alimentare questo circolo vizioso, si sono inventati una sorta di «do ut des». Se si vogliono visionare o rimuovere alcuni contenuti scabrosi bisogna ricambiare cercandone e pubblicandone altri dello stesso tipo. Un sudicio baratto. Fatto sta che una delle ragazze vittima della trappola del web ha scoperto da qualche giorno che uno di quei vecchi video che la ritraggono è tornato sul circuito social: da allora è chiusa nella sua stanza. A colpevolizzarsi, a chiedere scusa ai genitori per la vergogna che devono sopportare.


LA STORIA
Tra le vittime anche Francesca Nocera, 19 anni, studentessa alla Federico II, nel mirino della banda di delinquenti del web: «Non me ne sarei mai accorta se un ragazzo gentile non mi avesse avvisato. - ha raccontato alla polizia postale - Scorrendo le immagini, nel mio caso pubblicate su Telegram, ha capito l'imbroglio e ha subito messo in guardia alcune di noi». Un giro di foto a luci rosse, rubate, scambiate e poi ripubblicate con l'obiettivo di organizzare incontri hard, raccogliere un po' di like ed estorcere danaro. Ed è proprio quello che hanno provato a fare anche con lei, ritratta insieme con sua sorella e sua cugina, entrambe minorenni. Per cancellare quelle immagini dalla rete - rubate dai loro profili social - gli estorsori a luci rosse pretendevano in cambio venti/venticinque euro a fotografia. Un ricatto al quale la studentessa non ha ceduto. Un giro di danaro e pornografia sul quale la Procura di Napoli ora sta facendo luce.

© RIPRODUZIONE RISERVATA