Riaperture, le palestre di Napoli sono pronte: «Ma con i voucher accumulati dai clienti il guadagno è pari a zero»

Sala fitness
Sala fitness
di Emma Onorato
Giovedì 29 Aprile 2021, 19:15 - Ultimo agg. 30 Aprile, 08:12
3 Minuti di Lettura

Per le regioni che rientrano in zona gialla, dal primo giugno potranno riaprire le palestre: è quanto previsto dal nuovo decreto. La Caravaggio Sporting Village, centro polisportivo di Napoli, rientra tra le grandi strutture imprenditoriali presenti sul territorio che hanno dovuto fare i conti con l'attuale momento di crisi pandemica. «È poco più di un anno che le attività del Caravaggio sono ferme - racconta la proprietaria del Csv Rosanna Vigorito -  Riaprimmo quando terminò il primo lockdown, ma poco dopo siamo stati costretti a richiudere. Le perdite ammontano a circa il 90% del fatturato»

Il centro offre ampie strutture finalizzate ad erogare servizi diversificati: scuola nuoto, club fitness, scuola calcio, solarium e centro benessere; ma al momento solo alcune attività sono attive: i master e gli agonisti sono gli unici che possono accedere nell'area piscina. L'organizzazione della struttura è a prova di sicurezza: nella sala dedicata alla palestra, ogni attrezzo è stato delimitato con un plexiglass, la stessa attenzione è stata investita anche per adeguare le docce all'interno degli spogliatoi. «I corsi saranno solo su prenotazione e sarà rispettato il numero massimo consentito dalla legge. Per incentivare le iscrizioni abbiamo pensato di creare degli abbonamenti ad hoc per un numero limitato di mesi. Prima eravamo abituati al quadrimestrale, ora stiamo progettando un bimestrale per cercare di non far sentire le persone vincolate per un lasso di tempo troppo lungo; vista l'incertezza del momento che mette a rischio la continuità nell'apertura del centro», è quanto dichiara la Vigorito. 

Video

Ma c'è da considerare anche un'altra problematica, una sorta di effetto collaterale causato dalla pandemia, ovvero la questione dei voucher accumulati dai singoli clienti durante il periodo di chiusura: «Equivalgono a un tempo che ricopre circa sette mesi - spiega la Vigorito -  ma considerando i vari costi e le spese del personale e della struttura, abbiamo stimato che è come se lavorassimo gratuitamente per un altro anno», conclude Rosanna.

Da quanto emerge dalle sue parole, è forte lo sconforto nonostante la prossima apertura: facendo una previsione sul prossimo bilancio, sembra che non ci saranno gli utili necessari per portare avanti le stesse attività di un tempo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA