Napoli, la ribellione dei presidi: «Fermiamo l'Autonomia»

Il governatore è pronto per il ricorso ma mancano ancora i numeri definitivi

L'interno di una scuola
L'interno di una scuola
di Mariagiovanna Capone
Domenica 14 Maggio 2023, 08:48
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Il mondo della scuola campana fa quadrato e lancia una petizione contro la riorganizzazione della rete delle istituzioni scolastiche. Oltre 3mila firme in poche ore per dire no alla bozza del decreto interministeriale 24/27 (che a breve potrebbe essere approvato) voluto dal governo Meloni con nuovi tagli a quelli previsti nella legge di bilancio 2023, che già aveva scatenato feroci critiche da parte dei governatori regionali. Uno su tutti Vincenzo De Luca che a fine gennaio annunciò un ricorso alla Corte Costituzionale attualmente in stand by perché attende il decreto ministeriale con l'attribuzione del numero di autonomie e così più agevolmente impugnabile al Tar per poi sollevare la questione davanti alla Corte Costituzionale.

Al centro del dibattito adesso sono i dati e la tabella contenuti nel possibile nuovo decreto interministeriale con il quale si andrà a definire l'organico tra le regioni per il triennio 2024-2027. Secondo questo schema, la Campania perderebbe 70 dirigenti, passerebbe cioè già a partire dall'anno scolastico 2024/2025 da 909 a 839 sedi scolastiche autonome (cioè dotate di un dirigente scolastico e di un Dsga titolari) previsti con l'applicazione del nuovo parametro per la costituzione delle autonomie scolastiche.

Tra i firmatari del documento «Difendiamo la scuola della Campania» Rosa Cassese, Giovanna Martano, Silvia Parigi, Valeria Pirone, Valter Luca De Bartolomeis, Laura Colantonio, Lucia Vollaro, Gabriella Russo, Domenico Ciccone, Antonella Barreca, Alessandra Guida ma su Napoli e provincia sono oltre 120 i dirigenti che hanno deciso di scendere in campo.

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Nella bozza inviata alla conferenza Stato-Regioni e firmata dai ministri dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, e dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, si legge che il numero di sedi scolastiche attivabili annualmente in ogni Regione è determinato utilizzando come coefficienti di calcolo i seguenti valori: 961 per l'anno scolastico 2024/2025; 949 per il 2025/2026; 938 per 2026/2027. Questo comporterebbe un conseguente taglio anche all'organico di dirigenti scolastici e direttori dei Servizi Generali e Amministrativi (Dsga) con forti e gravi ripercussioni sulle scuole in comuni montani o isole. «La bozza del decreto interministeriale 24/27 opera, da un lato, l'accorpamento degli istituti scolastici e, dall'altro, la riduzione complessiva del numero dei dirigenti scolastici in servizio, privando ogni angolo della regione di una guida sicura e stabile ai presidi culturali e sociali che le scuole rappresentano per ogni comunità locale» sottolineano i ds campani che in massa stanno firmando la petizione che sta ricevendo appoggio da tutto il personale scolastico e anche studenti e loro famiglie. «Dietro ai numeri si cela un disegno di restrizioni e tagli incurante del ruolo fondamentale dei dirigenti scolastici come garanti della funzione propria delle scuole su tutti i territori, dell'affermazione del diritto allo studio per centinaia di migliaia di studenti, della cura e salvaguardia del progetto educativo che contraddistingue l'identità di ogni comunità».

OCCORRE INVESTIRE

E poi l'affondo: «Per la scuola c'è bisogno di investimenti, materiali e immateriali, e non di tagli. Abbiamo la necessità di moltiplicare e ampliare il contingente dei dirigenti, così come quello dei docenti e del personale tecnico e amministrativo, e non già di ridurlo. «Il comparto scuola richiede attenzione per curare Istruzione e Merito, fare Cultura, assicurare Coesione Sociale, senza derogare né alla visione di sistema né alla missione di ogni istituzione scolastica. Non è lontanamente immaginabile rinunciare a risorse, apporti e competenze indispensabili» chiedendo infine al governo «un profondo ripensamento» sul decreto che non fa altro che «aumentare le disuguaglianze, penalizzare il futuro di tanti giovani, depauperare il potenziale della Campania e del Mezzogiorno».

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