Rifiuti abbandonati sul Vesuvio, c'è la firma sui bustoni pronti per il rogo

Rifiuti abbandonati sul Vesuvio, c'è la firma sui bustoni pronti per il rogo
di Francesca Mari
Venerdì 22 Febbraio 2019, 12:00
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Sacconi di rifiuti con tanto di «firma» abbandonati illegalmente sul Vesuvio: basterebbe a dire quanto siano sfrontati gli inquinatori che trattano il parco da discarica. Invece no. Non è bastato. Non contenti di abbandonare scarti di fabbrica tracciabili, gli incivili sono tornati sul luogo del delitto appena dopo che i carabinieri forestali avevano sequestrato le tre mini discariche di bustoni. Ed hanno scaricato quasi l'equivalente dei rifiuti sequestrati. Raddoppiando l'area inquinata. Con tanti saluti alla telecamera comunale spenta.
 
Inarrestabile il fenomeno dello sversamento illegale di rifiuti nelle pinete del parco nazionale, in particolare nelle aree meno controllate e in cui non arriva l'occhio delle telecamere di videosorveglianza. E' via Montagnelle 2 a Torre del Greco, nella fascia sud della pedemontana: da tempo sembra essere presa particolarmente di mira dagli incivili. Dopo il rogo di rifiuti pesanti della settimana scorsa, quando ignoti hanno appiccato il fuoco a mobili, ante di legno ed elettrodomestici, nelle scorse ore un nuovo scempio si è consumato a pochi passi dalle abitazioni. Otto «big bag» bianchi, grossi sacchi contenenti principalmente scarpe, accessori, borse, cinture e marsupi sono stati abbandonati in via Montagnelle 2 a pochi passi da altre mini discariche, già segnalate nei mesi scorsi dagli ambientalisti, ma mai rimosse.

Ieri mattina sono intervenuti i carabinieri forestali della stazione di Torre del Greco, coordinati dal comandante Aniello Starace, che hanno sequestrato i sacconi e un'area di circa 70 metri con almeno tre mini discariche. I forestali hanno denunciato il fatto alla procura di Torre Annunziata ed avviato le indagini. Sui sacconi sono impresse scritte particolari e identificative, sigle e codici che potrebbero tornare utili alle indagini. Secondo gli inquirenti, infatti, questo tipo di codici potrebbero far ipotizzare che i sacchi abbiano origine lecita e che poi si sia verificato il «black out» in fase di smaltimento. Una fabbrica avrebbe catalogato i tipi di rifiuti con le descrizioni e incaricato qualcuno per lo smaltimento che avrebbe poi proceduto, però, al deposito illegale. A denunciare la «Rete civica a difesa del Vesuvio», formata da 20 associazioni vesuviane che dai roghi del 2017 si attivano per la tutela del parco nazionale e nei mesi scorsi hanno presentato una corposa denuncia alla procura. «Ho visto i sacconi che qualche ora prima non c'erano ha detto Andrea Ascione, attivista di Volontari per il Vesuvio - e ho subito allertato le forze dell'ordine. Abbiamo preferito non denunciare il fatto sui social perché l'ultima volta che è accaduto, poco dopo ignoti hanno appiccato il fuoco per far scomparire le prove. La cosa più assurda è che all'inizio di questa strada c'è una telecamera comunale ma non è attiva».

Il servizio di videosorveglianza che l'ente parco nazionale ha di recente riqualificato è attivo soltanto in alcune zone. Le aree, invece, in cui si verificano questi fenomeni, sul versante di Torre del Greco, Ercolano, Trecase sono quelle abitate in cui le pinete o sono pubbliche, e la rimozione dei rifiuti spetterebbe ai Comuni o private. Giorni fa il parroco del parco nazionale, don Marco Ricci, della parrocchia del Sacro Cuore di Gesù ad Ercolano ha lanciato una campagna social. «Videosorveglianza Free Zone» in cui denuncia la mancanza di telecamere in alcune zone e chiede ai cittadini di segnalare e denunciare tutti gli sversamenti.
 
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