Rione Sanità, distrutto il Massimo Troisi di vicolo della cultura

Davide D’Errico: «Non è stata una marachella, è stato distrutto e deturpato»

Davide D’Errico: «Non è stata una marachella, è stato distrutto e deturpato»
Davide D’Errico: «Non è stata una marachella, è stato distrutto e deturpato»
di Giorgia Verna
Lunedì 2 Gennaio 2023, 19:00 - Ultimo agg. 3 Gennaio, 00:01
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Distrutto il Massimo Troisi del Rione sanità. Questa mattina via Montesilvano, la strada conosciuta come il “vicolo della cultura” si è svegliata così, con un Troisi deturpato, abbandonato in terra, con l’unico occhio che rimane dell’opera a fissare l’osservatore, giudicante, unico testimone di ciò che è accaduto.

Vicolo della Cultura è da molti anni noto come progetto anticamorra che mischia cultura, innovazione ed opportunità come modello di contrasto alle mafie. «Grazie alle varie bellezze e progetti del vicolo, la zona è tornata ad accogliere molti visitatori italiani e non. Il Massimo Troisi che è stato distrutto faceva parte di un quartetto di opere realizzato dallo street artist Mario Schiano» spiega Davide D’Errico, fondatore di “Opportunity” onlus con la quale gestisce tre beni confiscati alla camorra al Rione Sanità e coordina una grande rete di fondazioni, associazioni e imprese sociali in tutta la provincia di Napoli.

«Ci sono Totò, Eduardo De Filippo e Sophia Loren, ma l’unica opera che era in una zona meno frequentata dai turisti era proprio quella di Troisi. Avevamo già avuto diverse lamentele». I turisti che passavano per il vicolo, si soffermavano con foto e selfie, immortalando le opere in legno e per questo erano già molte le avvisaglie degli abitanti del posto.

«È stato emotivamente pesante vedere l’opera distrutta. Significa sconfessare ciò in cui crediamo. Abbiamo sempre ammirato il rispetto che c’è per queste opere e il livello di coinvolgimento del territorio. È capitato che signore dei bassi ci fermassero per dirci “abbiamo visto un ragazzo che voleva strappare un libro e noi lo abbiamo rincorso”: ci faceva molto onore. Questo gesto, invece, è un bruttissimo segnale. È impossibile che nessuno abbia visto nulla».

Le prime segnalazioni delle condizioni dell’opera sono giunte dai negozianti del posto, poi le denunce sui social delle varie associazioni del vicolo tra cui il gruppo di teatro Puteca Celidonia che nelle loro storie mostrano le immagini di Troisi e sospirando concludono «Ricominciamo da tre, non vi preoccuate».

«Non è stata una marachella di giovani, è stato volutamente distrutto e deturpato.

L’opera era completamente in legno ed estremamente pesante. Nemmeno se fosse stato preso a calci o distrutto con un coltello sarebbe stato possibile renderlo nelle condizioni in cui è adesso».

D’Errico si mostra dispiaciuto dall’accaduto, ma determinato a intervenire quanto prima: «Stiamo riflettendo su come reagire. Torneremo a mettere l’opera di Troisi e forse ne creeremo anche un’altra, perché noi da qui non ce ne andiamo». Un atto vandalico che va non solo a rovinare l’estetica di un quadro, ma anche un simbolo di Napoli e minare un progetto che vuole far tornare a splendere delle zone meno frequentate della città attraverso l’arte, la cultura, la bellezza.

Scrive sui social D'Errico «Qualcuno distrugge? Noi ricostruiamo. Il vicolo della cultura resta lì. Le opere restano lì. La luce non si spegnerà. (…) e scusaci Troì, non ci resta che piangere… e poi ricostruire».

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