Napoli, l'ex convitto abbandonato e dimenticato al Rione Sanità

L antico convitto Pontano alla Conocchia
L’antico convitto Pontano alla Conocchia
di Antonio Folle
Lunedì 6 Luglio 2020, 17:30
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Un'enorme struttura parzialmente nascosta dalla vegetazione che lascia intravedere la sua antica imponenza. E' la fotografia dell'ex convitto Pontano alla Conocchia, una struttura fondata nel XVIII dai Gesuiti in una zona dove sorgeva un antico colombario del I secolo, abbattuto durante la maxispeculazione edilizia degli anni '60 che non ha risparmiato nemmeno questa zona amena della città. Nel corso dei secoli la struttura è stata un convento, un convitto, un ospedale per i napoletani colpiti dall'ultima grande epidemia di colera di fine '800 e, fino agli anni '80, la sede di un importante istituto Tecnico Industriale
 

 

Con il trasferimento del "Giordani" nel quartiere di Fuorigrotta si è conclusa la plurisecolare storia dell'ex convitto che, anno dopo anno, è stato letteralmente ricoperto dalla fittissima vegetazione. Fino a qualche anno fa i ragazzi della zona di Salita dei Giudici - dove affaccia la struttura - "scavalcavano" le basse recinzioni per giocare all'interno degli spazi abbandonati. Non molto tempo fa, come hanno raccontato gli stessi residenti, il Comune è intervenuto per rinforzare le reti che impediscono l'accesso agli spazi dopo la denuncia dei cittadini che segnalavano la presenza di gruppi di senza fissa dimora che avevano "eletto" l'antico edificio a loro abitazione. 
 

Oggi all'ingresso - pesantemente sbarrato da una pesante catena - troneggia una enorme quantità di rifiuti e materiali di risulta usati, forse, come "scala" dai pochi avventurosi che decidono di provare il brivido di visitare un antico convento abbandonato. 

Il gruppo "Derive Suburbane" è noto sui social per la sua continua ricerca di luoghi abbandonati da riportare alla luce e, soprattutto alla memoria dei napoletani. Alcuni mesi fa i ragazzi del gruppo fondato da Lorenzo Jedermann, nel corso di un sopralluogo all'interno dell'antica struttura hanno scattato alcune bellissime foto che ritraggono gli spazi interni dei quali, però, ormai resta poco. Gli intonaci sono crollati - o sono sul punto di crollare - e solo poche pareti affrescate riportano alla mente lo splendore del luogo per il quale si susseguono da anni inconcludenti progetti di recupero. Impressionanti le immagini della chiesa e dei laboratori - memora della destinazione scolastica dell'edificio - risparmiati dagli "insulti" dei decenni e, soprattutto, dei vandali che non mancano.

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«Qualche mese fa ci siamo presi qualche rischio e siamo entrati in questa struttura per fare qualche foto - ha spiegato Lorenzo Jedermann, fondatore del progetto "Derive Suburbane" - l'aspetto interessante relativo alle ricerche che facciamo è l'intreccio tra l'aspetto umano e sociale. Nel nostro caso è stato addirittura una sorpresa perchè, a posteriori, ho scoperto casualmente che un mio prozio era stato vicepreside di questo istituto tecnico. Dopo aver pubblicato le foto - prosegue - tante persone ci hanno scritto e ci hanno ringraziato per aver riportato alla loro memoria, sia pure velate dalla patina del degrado, le immagini di un istituto che molti di loro avevano frequentato. La nostra speranza, come cittadini, è che questi edifici storici vengano restaurati ma il problema - conclude il giovane attivista - è che forse sono necessari fondi superiori alle capacità delle istituzioni. Continueremo a lavorare per portare a conoscenza dei napoletani luoghi come questo, con la speranza di risvegliare le coscienze e riportarli alla vita». 

L'edificio che costeggia la più famosa salita dello Scudillo è stato per decenni al centro di importanti intrecci storici che hanno visto coinvolta la Compagnia di Gesù "scacciata" per ben due volte dalla struttura.
Prima nel 1848 - nel corso del breve esperimento costituzionale del Regno delle Due Sicilie - e poi definitivamente nel 1860 per volontà di Garibaldi, noto per la sua avversione verso il clero e gli istituti religiosi. All'interno delle mura del convitto, all'epoca adibito a lazzaretto per la sua posizione strategica lontana dal principale centro abitato di Napoli, nel 1884 si registrò il primo "abboccamento" tra lo stato italiano e la Chiesa dopo la presa dello Stato Pontificio. Fu proprio all'interno dell'ex convitto gesuita, infatti che il re Umberto I, venuto a visitare i napoletani colpiti dal colera, incontrò il cardinale di Napoli Guglielmo Sanfelice con il quale, si racconta, ebbe un lungo e cordiale colloquio. 

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