Non solo Rione Terra, non solo il grande appalto per il rilancio del complesso di Pozzuoli, quello - per intenderci - inaugurato mesi fa dal capo dello Stato Mattarella. A spingere gli inquirenti napoletani a firmare un provvedimento di sequestro a carico di politici, amministratori e imprenditori è il tentativo di verificare l'esistenza di un metodo che si sarebbe riprodotto anche in altre regioni d'Italia, in altre procedure amministrative. Ipotesi che hanno spinto la Procura a sequestrare telefoni e scheda sim a Nicola Oddati, componente della direzione nazionale del Pd e responsabile delle Agorà dem. Due sono i filoni investigativi che investono Oddati.
Stando alle ipotesi investigative, Oddati risponde di associazione per delinquere e turbativa d'asta, in relazione all'appalto di Rione Terra; ma anche di una più generica ipotesi di traffico di influenze, che lo vede collegato ad altri due politici, entrambi notabili locali del Pd, vale a dire il pugliese Luciano Santoro e il calabrese Sebastiano Romeo. In entrambi i casi, l'obiettivo della Procura è capire se Oddati abbia ricevuto favori o benefits (abiti sartoriali, pernottamenti in un albergo nei pressi della stazione di Napoli e lavori in casa di una persona di sua conoscenza) in cambio di una mediazione volta a favorire imprese impegnate in alcuni appalti. Ma partiamo dalla storia di Pozzuoli.
In questo scenario le accuse a carico di Oddati sono di associazione per delinquere e turbativa d'asta. In sintesi, il politico salernitano è stato più volte intercettato (ma anche pedinato e fotografato) mentre dialoga o incontra un imprenditore che punta a vincere la gara d'appalto per gestire Rione Terra nei prossimi 18 anni.
C'è un requisito in possesso di Musella prima che comparisse nel bando di gara ufficiale del 5 agosto del 2021: quello di aver svolto attività nel campo turistico alberghiero da almeno cinque anni, con un fatturato di almeno cinque milioni di euro e con un respiro internazionale. Come Musella sia arrivato in possesso di questa informazione è il tema della verifica messa in campo dai pm Stefano Capuano, Immacolata Sica, sotto il coordinamento del procuratore Gianni Melillo, nel corso delle indagini condotte da Finanza e Squadra Mobile. Agli atti le foto dell'incontro tra Oddati e Musella, in un bar di via Santa Lucia che risale al 12 luglio del 2021, in uno scenario che ora attende la versione dei diretti interessati, anche alla luce di una premessa doverosa: perquisizione e sequestri sono uno strumento di verifica di una ipotesi investigativa, non vanno intesi come un elemento di prova a carico dei soggetti indagati. È l'avvocato Nicola Pignatiello, difensore di Musella, a battere su un dato oggettivo: «La gara non è stata aggiudicata dalla ditta di Musella, come si fa a parlare di turbativa d'asta?». Ma sono tante le intercettazioni agli atti, come quella in cui Oddati a Musella fa questo ragionamento: «Qualunque cosa faccia è soggetta all'antiriciclaggio, se io prendo cento euro che passa sul conto corrente, bisogna spiegare perché passa, da dipendente pubblico devo dichiarare al mio Ente ogni diverso introito...».