Rischio Vesuvio, cambia il piano:
stop alle «fughe» fuori regione

Rischio Vesuvio, cambia il piano: stop alle «fughe» fuori regione
di Nando Santonastaso
Lunedì 4 Febbraio 2019, 08:29
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Sembra rafforzarsi l'idea che in caso di evacuazione della zona rossa dell'area vesuviana o di quella flegrea per il rischio di eruzione del Vesuvio le popolazioni interessate possano restare in Campania e non essere sparpagliate in tutta Italia. La settima Commissione permanente del Consiglio regionale (Ambiente e Protezione civile), presieduta da Gennaro Oliviero, ha infatti approvato un documento che impegna la giunta a ridiscutere con la Protezione civile il Piano di evacuazione e soprattutto a prevedere che i «gemellaggi» dei Comuni chiamati ad ospitare gli abitanti sfollati «avvengano all'interno del territorio regionale al fine di ridurre i centri decisionali per la gestione del rischio, limitare i fenomeni di spopolamento di diverse aree del territorio regionale e favorire attraverso le intese con i territori interessati, processi sinergici di crescita economica, culturale e sociale che mitighino, nel contempo, il rischio vulcanico».
 
È la prima volta che dalla Regione arriva un segnale diverso da quelli che finora avevano caratterizzato l'approccio al problema: ovvero, nessuna deroga al Piano concordato a suo tempo con la Protezione civile che faceva esplicito riferimento ai gemellaggi con Comuni e Province di tutta Italia. A far breccia in attesa delle valutazioni della giunta e successivamente del Consiglio regionale cui spettano gli eventuali provvedimenti - è stata la testardaggine ma anche l'indiscutibile forza degli argomenti proposti alla Commissione regionale dal gruppo di imprenditori casertani, guidato da Carlo Cicala e Vincenzo Coronato, che da almeno nove anni è impegnato su questi temi attraverso il progetto «Convivenza Vesuvio». È partita da qui una proposta che ha dapprima ottenuto il consenso dei sindaci dell'area vesuviana e poi l'interesse del massimo organo territoriale, almeno in questa fase. Nell'ordine del giorno approvato in Commissione si spiega esplicitamente che la Regione deve dotarsi di un Piano di allontanamento regionale «della popolazione residente nelle zone rosse da attuare in caso di rischio vulcanico che punti alla valorizzazione delle aree interne della Regione».

È uno degli obiettivi del progetto (non a caso in perfetta sintonia con la Strategia nazionale per le aree interne e il successivo accordo con l'Ue del 2015) che vuole ovviamente garantire alla popolazione di sfollati ben altra vicinanza rispetto alle aree di provenienza e assicurare sul piano economico e dei servizi la necessaria continuità. Non a caso la stessa Commissione auspica e anche questa è una proposta di «Convivenza Vesuvio» una prima esercitazione di evacuazione coordinata dalla Protezione civile per un nucleo di 40mila abitanti delle aree interessate allo scopo di verificare sul campo la disponibilità di assi stradali idonei a fronteggiare una mobilità di questo peso (va ricordato che gli abitanti da evacuare sono stati calcolati in un milione e 250mila unità di cui 700mila nell'area vesuviana e 550mila in quella flegrea).

Nello stesso documento, inoltre, si pone l'accento sulla necessità di accelerazione dei «gemellaggi»: «Non essendo prevedibile la durata del fenomeno (l'eruzione del vulcano, ndr), i gemellaggi non possono essere legati esclusivamente all'accoglienza dei rifugiati ma devono creare condizioni strutturali in sinergia con i territori interessati, valorizzando i rispettivi processi economici, culturali e sociali». Di qui la conseguenza che questa condizione sia recepita non solo nei piani di emergenza dei territori ma «negli atti di governo del territorio, trattandosi di un elemento strutturale che necessita della pianificazione sinergica dei territori aggregati», specie alla luce della diversità delle dinamiche economiche, sociali e culturali.
 
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