Napoli, rissa, terrore e sangue a Mergellina: tutti sono già tornati liberi a casa

Napoli, rissa, terrore e sangue a Mergellina: tutti sono già tornati liberi a casa
di Giuseppe Crimaldi
Lunedì 11 Gennaio 2021, 21:59 - Ultimo agg. 22:01
4 Minuti di Lettura

Se l’è cavata con una semplice denuncia il napoletano che domenica pomeriggio ha sferrato tre coltellate al suo antagonista, un ecuadoregno di 49 anni con il quale aveva antichi rancori. L’accusa: rissa. Denunciati per lo stesso motivo dalla Polizia di Stato anche tutti gli altri protagonisti della violenza consumatasi in piazzetta del Leone: per loro la contestazione è identica.

Eppure l’uomo 41enne (incensurato) residente nel centro storico che nel reagire agli insulti e poi anche ad un tentativo di aggressione da parte di due ecuadoregni pure residenti in città ha estratto un pugnale colpendo con tre fendenti all’addome Jesus Daniel Romero Guerrero, con una violenza che avrebbe potuto determinare la morte del rivale.

Guerrero è sopravvissuto, e P.G. - pur essendo stato iscritto nel registro degli indagati assieme a tutte le altre quattro persone - ieri sera dopo essere stato medicato al Fatebenefratelli è potuto tornare a casa. Come se nulla fosse accaduto.


LA DECISIONE
Da anni le cronache raccontano storie di una violenza metropolitana, con episodi che molte volte vedono coinvolti anche dei giovanissimi. Si sono organizzate campagne per sensibilizzare soprattutto i minori, affinché nessuno esca con una lama nelle tasche di giubbotti o pantaloni. 
Poi però succede che un gruppo di maggiorenni si dia appuntamento per risolvere antiche ruggini legate ad una donna contesa - perché questa è la causale che avrebbe scatenato l’incredibile rissa - ed ecco che le armi spuntate della legge liquidano tutto come rissa o lesioni. Per carità: nessuna omissione dei pm, loro applicano la legge. Ma questa legge che consente a chi sferra coltellate che potrebbero stroncare una vita qualunque, non è una legge che fa giustizia delle colpe dei violenti e tanto meno autorizza a parlare di uno stato di diritto. E se vi serve riprova sul punto, allora andatelo a chiedere ai parenti delle vittime innocenti di aggressioni simili.


IL CODICE
Ma intanto è questo che prescrive nei codici sostanziali e processuali la legge italiana. Chi esce di casa e viene controllato con un pugnale nelle tasche dei jeans, così come persino chi affonda la lama di un coltello nell’addome della vittima di turno se la cava tornandosene tranquillamente a casa sua. Nient’altro. Una semplice denuncia. E così finisce il primo round giudiziario nell’inchiesta sull’assurda violenza maturata domenica pomeriggio nel cuore di Mergellina.


I FATTI
L’indagine riguarda quanto accaduto domenica scorsa. Un pomeriggio di sangue e terrore a Mergellina. Due persone, da tempo divise da livori legati ad una donna contesa, si danno appuntamento in piazzetta del Leone, a due passi dai giardinetti che costeggiano largo Sermoneta. 
L’oggetto del contendere è chiaro: si devono regolare conti in sospeso per motivi passionali. Guerrero, cittadino ecuadoregno già noto alle forze dell’ordine, ai presenta a quell’appuntamento accompagnato dal figlio 22enne e da un amico napoletano; dall’altra parte c’è un altro napoletano - P.G., 41enne incensurato. 


IL SANGUE
All’appuntamento si presentano poi in quattro. Da un lato c’è Guerrero, con al fianco il figlio e un amico; dall’altro il 41enne napoletano che poi ingaggerà un duello rusticano col rivale estraendo il coltello e colpendo il centroamericano, ferendolo all’addome.
Al di là dei provvedimenti assunti, il caso finirà in un’aula di tribunale. Quali che siano le contestazioni nella richiesta di rinvio a giudizio, e quali che siano le sentenze, un fatto è certo: domenica scorsa solo per un caso è stata evitata una tragedia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA