Luca Materazzo, tempo dopo, ha continuato Roberta Materazzo, «cominciò a ipotizzare che a tenerlo sotto controllo non fossi stata io ma Vittorio». Come le altre sorelle, anche lei ha ricordato, sollecitata dalle domande rivolte dal pm De Renzis e dagli avvocati, la tribolata vicenda dell'eredità paterna e le difficoltà che ne derivarono, di quanto l'agiata vita di Luca peggiorò dopo la morte del padre e le pressioni che gli venivano rivolte da tutti affinché cominciasse a pensare seriamente a uno sbocco lavorativo. Oggetto di domande è stata, come nelle altre udienze, la vicenda dei dubbi che Vittorio nutriva sulla morte del padre Lucio, secondo lui ucciso da una reazione violenta di Luca, tanto da presentare denunce e richieste di riesumazione tutte rigettate dalle autorità giudiziarie. «Quando lo vidi nella bara aveva delle tumefazioni al volto - ricorda ancora Roberta - ma mio cognato (il medico che firmò il certificato di morte del padre, ndr), mi rassicurò».
«Papà - ha sottolineato Roberta Materazzo - aveva gravi problemi respiratori» e, quindi, «potevano essere riconducili a una caduta».
Tornando al fratello Luca, Roberta, ha anche detto di avere accolto come una liberazione la sua cattura in Spagna, avvenuta a distanza di circa un anno dalla fuga: «La stavamo aspettando con ansia», ha riferito, «perché significava che era vivo...temevamo un gesto estremo sotto il peso delle gravi accuse che gli venivano contestate». Durante l'udienza Luca Materazzo ha chiesto e ottenuto il permesso di rilasciare delle dichiarazioni spontanee attraverso le quali ha spiegato il perché dell'iscrizione a una palestra, dove poi non si era più recato, risalente tra la fine dell'ottobre e gli inizi del novembre 2016 (periodo vicino al giorno dell'uccisione del fratello, ndr). Il primo teste ascoltato oggi, infatti, è stato il gestore di quella palestra, alla quale Luca si era iscritto. «Mi era sembrato vantaggiosa (l'iscrizione, ndr)» ma, ha spiegato l'imputato, «io mi potevo allenare anche in casa, avevo l'attrezzatura». Luca ha anche espresso un giudizio personale sulle dichiarazioni del gestore della palestra, definendole «fuori luogo» ma è stato ripreso duramente dal presidente Provitera. Ascoltati oggi, anche un altra sorella di Luca e Vittorio, Serena, architetto, che per un periodo ha anche lavorato nell'azienda paterna, e il luogotenente della Guardia di Finanza di Napoli Gregorio D'Inverno, che ha condotto indagini grazie alle quali si è fatta luce sulla situazione economica dell'imputato.