Roberto Saviano contro l'ordinanza sulla movida a Napoli: «La politica non dovrebbe mai parlare di rieducazione»

Roberto Saviano contro l'ordinanza sulla movida a Napoli: «La politica non dovrebbe mai parlare di rieducazione»
Giovedì 17 Febbraio 2022, 11:25 - Ultimo agg. 18:23
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Tuona dai suoi profili social Roberto Saviano contro l'ordinanza voluta dall'amministrazione del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi per arginare il fenomeno della malamovida che agita le notti partenopee.

In un post lo scrittore esprime forti perplessità contro un provvedimento che definisce come «una resa incondizionata della buona politica, della politica che conosce e sostiene il territorio all'unica opzione rimasta: vietare e punire».

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Per Saviano l'ordinanza cela in sè in maniera non tanto velata un insormontabile problema, oltre che politico, culturale e sociale. Infatti scrive: «Se vi ubriacate e poi litigate, se pisciate dappertutto e lasciate monnezza ovunque, l'unica possibilità che come amministrazione abbiamo è di chiudere i locali della movida. Ma c'è di peggio. Procedendo nella lettura mi imbatto in questo paragrafo e qui davvero sono trasalito: “Essendo il fenomeno della malamovida fortemente diffuso, è necessario adottare un provvedimento avente una vigenza temporale funzionale al processo rieducativo orientato a radicare diverse abitudini orarie finalizzate al corretto utilizzo del tempo libero inteso come divertimento sano e benessere psico-fisico, in quanto strumento fondamentale di aggregazione sociale, ma anche risorsa preziosa per rendere la città vivace, in grado di generare valore sociale, oltre che economico, e di operare come magnete per i turisti”.

Avete letto bene: rieducazone».

Saviano reputa dunque un concetto pericoloso in politica quello della rieducazione per il peso sociale che porta con sé e per la deriva che potrebbe prendere. Da qui la sua preoccupazione e l'invito a riflettere attentamenti su determinati temi.

Lo scrittore termina chiedendosi in modo ironico e polemico: «Se questi sono i progressisti non oso immaginare cosa possano fare gli altri».

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