Sala parzialmente abusiva, nessuna uscita di sicurezza, assenza del certificato di agibilità e carenza di autorizzazioni. Si è rischiata seriamente la tragedia nell'incendio che ha mandato in fumo il ristorante «La Cantina del Castello», locale della zona collinare di Gragnano, nel quale sono rimaste ustionate otto persone, tra cui un ragazzo di 25 anni tuttora ricoverato in prognosi riservata al centro grandi ustioni dell'ospedale Cardarelli di Napoli. Un incendio scoppiato nella serata di sabato, poco prima delle 23, quando il locale era affollato da una cinquantina di clienti, tra cui anche alcuni bambini. Le fiamme sarebbero partite dal barbecue e, dopo uno scoppio, avrebbero velocemente avvolto tutto il ristorante protetto da una copertura in paglia sostenuta da travi in legno, il combustibile ideale.
Sul caso indagano i carabinieri della stazione di Gragnano che, coordinati dalla Procura di Torre Annunziata, stanno verificando la situazione a 360 gradi. Come atto dovuto, il titolare della struttura l'imprenditore Raffaele Scala resta l'unico indagato a piede libero per incendio colposo e lesioni colpose, poiché responsabile della sicurezza nel ristorante. Sulle cause dell'incendio, sembra esserci poco di più da scoprire: si tratta di un innesco accidentale con le fiamme che si sono propagate rapidamente. Gli approfondimenti in questo momento riguardano la struttura, aperta da oltre vent'anni, ma in realtà dichiarata in gran parte abusiva. La cucina con la grossa griglia risulterebbe autorizzata e a norma, in virtù di un condono, che dunque permetteva al locale (almeno fino al 2015) la vendita di cibo da asporto. I nodi riguardano, invece, la sala che risulterebbe completamente priva di agibilità poiché abusiva. Nonostante ciò, con un abbattimento sub iudice, la struttura aveva continuato regolarmente a somministrare cibo anche in sala, anche in assenza di un'uscita di emergenza. Su questo punto, gli inquirenti vogliono vederci chiaro, anche perché il percorso obbligato per uscire dal locale forse era proprio in direzione delle fiamme, fattore che potrebbe aver causato il ferimento di otto persone per ustioni.
Se per sette persone sono bastate piccole medicazioni e la guarigione è prevista tra 5 e 20 giorni, per Costantino, 25enne di Calvizzano, la situazione è ben diversa. Al Cardarelli i medici gli hanno riscontrato ustioni di primo grado sul 30% del corpo, in particolare sul braccio destro e al volto, dunque al momento non è ancora possibile sciogliere la prognosi. Gli specialisti napoletani, però, non ritengono il giovane in pericolo di vita, anche se le condizioni risultano ancora gravi, con lievi miglioramenti arrivati già in poco più di 24 ore di cure.
Nell'incendio è andata distrutta anche la sedia a rotelle della signora Amalia, la mamma del 25enne. Per questo motivo, la macchina della solidarietà gragnanese si è subito messa in moto. Il sindaco Nello D'Auria ha annunciato l'avvio di una raccolta fondi da parte del Forum dei Giovani di Gragnano che, in poche ore, ha già raccolto oltre 1350 euro. I soldi serviranno per riacquistare la sedia a rotelle, essenziale per la donna. Nel frattempo si attendono buone notizie per Costantino, tuttora unico dei feriti ricoverato in ospedale. Gli altri sette, infatti, dopo le medicazioni e alcuni accertamenti, sono stati dimessi tra la notte e la mattinata di domenica.
Il ristorante «La Cantina del Castello» si trovava in piazza Cipresso, a due passi dal borgo medievale gragnanese, dove si ergono una delle torri del maniero e l'antica chiesa dell'Assunta, costruita nel X secolo. Una zona di alto interesse archeologico e culturale, primo insediamento conosciuto dell'antica Gragnano, abitato già prima dei romani, dove però l'abusivismo edilizio ha trasformato molto la morfologia del territorio della piccola frazione collinare, raggiungibile oggi grazie ad un ponte che, negli anni, è stato più volte chiuso al transito dei veicoli. La piazza principale ha ospitato alcuni eventi dell'estate gragnanese, su tutti la sagra della ciliegia, prodotto principe della frazione Castello, di cui proprio la famiglia Scala è tra i maggiori produttori.