Parco del Vesuvio, abbattute cinque palazzine: alberi al posto del cemento

Parco del Vesuvio, abbattute cinque palazzine: alberi al posto del cemento
di Nello Fontanella
Giovedì 27 Maggio 2021, 08:00 - Ultimo agg. 18:01
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Con l'abbattimento dell'ultima parete è venuto giù un autentico monumento all'abuso: vista Vesuvio, sui vigneti del Lacryma Christi, area protetta. Oasi naturalistica. Località Lavarella, Terzigno. Le pinze dei mezzi pesanti hanno abbattuto, dopo poco meno di 30 anni di battaglie a colpi di carte bollate, un simbolo dell'abusivismo nel Parco Nazionale del Vesuvio. Ora si provvederà alla piantumazione della vegetazione da parte dei tecnici del Parco, con il ripristino dello stato dei luoghi e la vista mozzafiato che spazia dal Gran Cono fino all'area stabiese e dell'agro nocerino-sarnese.

La Procura di Nola non abbassa la guardia e nonostante le proteste dei proprietari delle case e gli appelli a fermarsi, tra cui quello del vescovo di Napoli Mimmo Battaglia, le ruspe «restano in zona» pronte ad abbattimenti nell'area perimetrale del Parco.

La sezione reati ambientali della Procura ha affidato ben cinque lavori per altrettanti abbattimenti di immobili costruiti da anni e mai condonati. Tre immobili rientrano nel perimetro dell'Ente Parco e i costi per le opere di demolizione e ripristino dello stato dei luoghi sono a carico del ministero dell'Ambiente. Due invece riguardano strutture ubicate nell'area nolana. Sono i primi di dieci complessivi abbattimenti già programmati con il Parco guidato dal presidente Agostino Casillo. 

In particolare, si tratta di ben quattro appartamenti di oltre 100 mq ciascuno, in via Zabatta, sempre a Terzigno, già sgomberati da persone e cose con l'assistenza delle forze dell'ordine e sotto il coordinamento della polizia giudiziaria della Procura. Mezzi meccanici in azione anche a Somma Vesuviana dove l'abbattimento riguarda una sopraelevata di un immobile abitato. Eseguito lo sgombero, anche qui le ruspe hanno cominciato l'opera di demolizione. Da domani si comincia invece a Sant'Anastasia dove i lavori di abbattimento di un immobile sono stati fermati da inconvenienti tecnici.

«La notizia della repressione dell'abusivismo edilizio nel Parco da parte della Procura - afferma il presidente dell'Ente Parco Agostino Casillo - è positiva non solo per gli abusi in se, ma anche come messaggio forte di legalità e rispetto delle norme. Come Ente Parco siamo in prima linea e a fianco delle Procure e delle forze dell'ordine per la difesa del territorio e del patrimonio naturalistico della nostra area protetta». 

 

Sei lunghi anni di battaglia in tribunale per cercare di salvare un opificio adibito ad uffici a Tufino, invece. Le carte bollate non impediscono però il lavoro delle ruspe. Così come a Visciano dove a finire a terra è l'ampliamento di svariati mq di un porticato. Qui i costi di abbattimento sono anticipati dai Comuni a carico dei condannati.

Ma gli abusi lungo tutto il perimetro dell'area protetta del Vesuvio registrano ancora numeri da capogiro. Negli ultimi anni sono stati abbattuti 57 immobili, di cui 22 su affidamento delle Procure, 30 per autodemolizione e 5 a carico dei Comuni con fondi della cassa depositi e prestiti. E la strada per il ripristino totale dello stato dei luoghi è sicuramente ancora lunga. Complessivamente sono poco più di 350 gli immobili da abbattere gravati da sentenze irrevocabili e spalmati sui 34 comuni della giurisdizione della Procura nolana. Da San Giuseppe Vesuviano a Terzigno; da Somma Vesuviana a Ottaviano e San Sebastiano al Vesuvio. Palazzine, villette, ma anche opifici costruiti in violazione delle leggi. 

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