Rissa e insulti sull’aliscafo: ora Sal Da Vinci e Fatima Trotta rischiano il processo

Rissa e insulti sull’aliscafo: ora Sal Da Vinci e Fatima Trotta rischiano il processo
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 25 Ottobre 2021, 23:09 - Ultimo agg. 25 Marzo, 07:28
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A nulla sono serviti i tentativi di chiarimento, di conciliazione, di accordo messi in campo nell’ultimo anno. Nessuna sintesi tra i due litiganti, sarà un giudice probabilmente a stabilire chi ha ragione, chi ha iniziato per primo, chi ha tentato di approfittare della vicenda che oltre un anno fa provocò uno scontro finito dritto in Procura. Da un lato l’artista napoletano Sal Da Vinci, assieme alla famiglia (moglie e figlio) e la collega Fatima Trotta; dall’altro l’operatore ecologico Ciro Giacchetti. Tutti a bordo di un aliscafo di ritorno da Procida, è il primo settembre del 2020, quando scoppia una rissa in cui sarà difficile definire il perimetro delle rispettive responsabilità. Stando a quanto emerso finora, la lite sarebbe scoppiata per un vassoio di dolci schiacciato da un bagaglio. Stando a quanto ricostruito, Fatima Trotta avrebbe appoggiato la propria borsa nel vano ad hoc dei bagagli, urtando il vassoio che apparteneva a Giacchetti.

Un gesto che innervosì il proprietario dei dolci, che avrebbe cominciato ad inveire contro la donna, ad offenderla in modo gratuito, provocando l’intervento di Sal Da Vinci e della sua famiglia.

Di fatto, a distanza di oltre un anno, c’è l’accusa di rissa per tutti i protagonisti di questa storia. Difeso dai penalisti Antonio Abet e Marco Muscariello, Sal Da Vinci si dice pronto a depositare filmati e testimonianze in grado di ricostruire il litigio: «Ricevo comunicazione della conclusione delle indagini preliminari per la quale trovo assurdo si contesti l’accusa di rissa e l’interruzione di pubblico servizio. Io e mio figlio siamo intervenuti unicamente a difesa di Fatima Trotta, che è stata inizialmente vittima di una ingiustificata violenza verbale e materiale da parte di una persona che mi risulta essere gravata da numerosi precedenti penali. Come è mio diritto, chiederò di essere sentito dal pm producendo un filmato ed indicando testimoni. Risulta del resto, già dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari, come le nostre lesioni siano ampiamente documentate e refertate, laddove quelle del Giacchetti si basano sostanzialmente, così come le parole che avremmo profferito, solo su ciò che lui asserisce». Ovviamente, anche Giacchetti si dice pronto a dimostrare la propria estraneità alle accuse e a portare dinanzi all’autorità giudiziaria prove a discarico. 

Inchiesta condotta dal pm Luciano D’Angelo, proviamo a capire quali sono le conclusioni della Procura: rissa aggravata dai futili motivi e interruzione di pubblico servizio (l’aliscafo partì con 23 minuti di ritardo). A Sal Da Vinci, al figlio, alla moglie e alla show girl, il sostituto procuratore contesta anche il reato di lesioni personali in concorso nei confronti del 58enne che, a causa di un presunto trauma cranico-facciale venne giudicato guaribile in 15 giorni. Ma anche nei confronti del 58enne gli inquirenti ipotizzano il reato di lesioni nei confronti del cantante (colpito alla mandibola), di suo figlio (colpito al labbro) e della moglie (varie lesioni sul corpo) e della show girl (colpita agli arti inferiori). I sanitari giudicarono il cantante guaribile in 10 giorni; 7 giorni di prognosi per il figlio; 10 giorni anche per Fatima Trotta e 7 giorni di prognosi, infine, per la moglie dell’artista. E c’è anche il reato di violenza privata aggravata dai futili motivi nei confronti del 58enne, che viene contestato a Fatima Trotta e al cantante relativamente alle minacce proferite. 

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Di fatto, agli atti finisce anche una frase “puzzi di morto”, che non è chiarissimo da chi sarebbe stata profferita. Chi avrebbe minacciato nel traghetto di ritorno da Procida? Fatto sta che il comandante dell’aliscafo, allarmato dall’accaduto, chiese l’intervento dei carabinieri. Sal Da Vinci era di ritorno da uno spettacolo al quale aveva partecipato sull’isola quando finì coinvolto nella vicenda. Successivamente pubblicò un lungo post su Instagram per spiegare la sua versione dei fatti, come fece anche l’operatore ecologico, attraverso alcuni media. Inutile ogni tentativo di risoluzione bonaria del litigio, ci sarà un processo con tanto di filmati e testimoni su quanto avvenuto per un cartoccio di paste messe nel posto dei trolley.

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