Saldi a Napoli e negozi vuoti, i commercianti: «Le famiglie non hanno soldi da spendere»

Saldi a Napoli e negozi vuoti, i commercianti: «Le famiglie non hanno soldi da spendere»
di Antonio Folle
Giovedì 23 Luglio 2020, 17:46
5 Minuti di Lettura

A tre giorni dall'avvio dei saldi, una misura fortemente voluta dagli stessi commercianti che hanno fatto pressioni in tal senso sulla Regione, il bilancio è nero, nerissimo. Il volume d'affari è ridotto al lumicino e moltissimi commercianti lamentano cali del fatturato anche del 70%. A causare il brusco stop alla ripresa del commercio sono tanti fattori. A cominciare dal fisiologico calo del turismo in città. In questo periodo dell'anno le strade di Napoli si affollano di turisti da ogni parte d'Italia e del mondo. Le regole stringenti sugli ingressi e una buona dose di paura, hanno provocato il crollo del settore-turismo e, di conseguenza, l'abbattimento di una delle principali fonti di guadagno per i negozi napoletani.

Altro fattore da considerare è quello relativo alla mancanza di liquidità per le famiglie. Non tutti durante il lockdown hanno potuto lavorare e le misure economiche del governo - la «potenza di fuoco» del premier Conte - ancora oggi tardano ad arrivare. Terzo fattore è quello relativo ad una comunicazione sicuramente rivedibile da parte della Regione. Sono molti i napoletani che ancora non sanno dell'anticipo del periodo di saldi inizialmente fissato per inizio agosto.



«Crediamo che non sia stata fatta una comunicazione efficace - afferma Rosario Ferrara del consorzio Toledo-Spaccanapoli - e di conseguenza moltissimi napoletani non sapevano che i saldi quest'anno sarebbero partiti prima. Purtroppo stiamo scontando la mancanza di liquidità da parte delle famiglie, molte delle quali preferiscono non spendere in questo periodo e rimandare gli acquisti non strettamente necessari a tempi migliori. Il problema - prosegue Ferrara - è che moltissime attività sono già state messe in ginocchio per aver saltato periodi commercialmente proficui come Carnevale o le festività di Pasqua. Stiamo tenendo duro, ma nessuno sa fin dove ci potremo spingere se le cose non cambieranno radicalmente a breve. Il nostro timore - ha poi concluso il numero uno del consorzio dei commercianti del centro storico - è che se il mese di settembre e l'avvio delle scuole non daranno ossigeno, moltissimi negozi saranno costretti ad abbassare per sempre le serrande».

Tra i settori più colpiti da una crisi che continua a mordere c'è senz'altro il comparto del tessile e dell'abbigliamento. Chi può evita di comprare vestiti e scarpe, mandando in crisi un settore che, ad oggi, da lavoro a migliaia di persone nella sola città di Napoli. La progressiva chiusura dei negozi - ipotesi tutt'altro che da escludere - potrebbe portare alla perdita di decine di posti di lavoro. Una vera e propria tragedia. Mentre le grandi catene e i centri commerciali ancora riescono a difendersi - stamattina il centro commerciale Campania e l'outlet La Reggia di Marcianise erano affollati - per le miriadi di attività a conduzione familiare sembra essersi aperto un baratro. 
 


«Ci sono gravissime difficoltà - spiega Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania e Molise - perché siamo in un momento dove non c'è domanda e dove 400.000 persone non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione. Ci sono 550.000 imprese che hanno lasciato alle loro spalle 27 miliardi di fatturato non incassato e in una situazione così tragica purtroppo sapevamo già che i saldi non avrebbero portato alcuna boccata d'ossigeno all'economia del nostro territorio. C'è grande disperazione nelle imprese che rappresentano il mondo della moda perché per loro l'opportunità dei saldi sarebbe stata l'occasione per dare linfa e vitalità alle loro casse vuote. Per far ripartire il commercio - prosegue Schiavo - è necessario abbassare le tasse e far si che tutto possa diventare più economico. La grande verità di questo periodo è che le persone non ha soldi e quei pochi spiccioli che hanno risparmiato non sanno come spenderli visto che non si sa se a settembre o ad ottobre riprenderà l'epidemia. C'è grande confusione e terrore in giro, ma noi abbiamo bisogno di tranquillizzare le persone e far si che il mercato possa diventare così più fluido». 

Numeri terrificanti quelli diffusi da Confesercenti e che parlano di circa 20.000 attività pronte a chiudere i battenti a settembre se le cose non cambieranno a breve. Una tragedia che andrebbe evitata con ogni mezzo anche - e forse soprattutto - rilanciando il turismo. Mario Talarico, storico artigiano partenopeo, ha usato un gioco di parole per definire l'attuale situazione. «Il problema non sono i saldi, ma sono i soldi - ha commentato - perché con il lockdown la gente si è impoverita e oggi con il bombardamento mediatico a cui siamo sottoposti c'è ancora paura per il futuro. È ovvio che in queste condizioni la gente non spende e, di conseguenza, i saldi non riescono a risolvere i nostri problemi.
Aggiungiamo - continua ancora Talarico - che ad oggi il governo non ha ancora fatto fronte ai suoi impegni nei confronti dei tanti lavoratori che hanno diritto alla cassa integrazione e non l'hanno ancora ricevuta. Una famiglia che vive di stipendio a fine mese deve decidere se pagare le utenze o se comprare in negozio. E non possiamo meravigliarci se le famiglie scelgono la prima opzione. Senza il turismo Napoli è una città finita dal punto di vista commerciale - conclude - io non ho paura solo del Coronavirus, ma ho paura soprattutto della prospettiva futura che vede tanti negozi chiudere e tante persone che rischiano di finire in strada». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA