SalvaNapoli, via al piano di rientro: debito da 1,9 miliardi, 15 anni per sanarlo

SalvaNapoli, via al piano di rientro: debito da 1,9 miliardi, 15 anni per sanarlo
di Luigi Roano
Mercoledì 14 Febbraio 2018, 09:25 - Ultimo agg. 09:32
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Eccolo il nuovo Piano di rientro dal debito, nuovo di zecca grazie all’adesione all’emendamento Salva-Comuni passato nell’ultima Legge di Bilancio dello Stato. La giunta - su proposta dell’assessore competente Enrico Panini - lo varerà oggi per poi portarlo in Consiglio comunale lunedì. Bisogna smaltire 1 miliardo e 890 milioni in 15 anni, la rata è di 90 milioni l’anno. Perché il Piano prevede 15 anni e non 20 per la sua chiusura? «Bisogna precisare - racconta Panini - che 5 anni già li abbiamo pagati. E poi che il disavanzo, per una innovazione normativa, è per 1,5 miliardi inquadrato nel “Fondo crediti di dubbia esigibilità”. Giusto per fare un esempio, in questo campo rientrano anche le contravvenzioni al codice della strada. Di qui la discrasia tra la retta da 90 milioni e l’abbattimento del debito in 15 anni. Siamo sicuri che con le azioni messe in campo molte voci del Fondo saranno riassorbite». Più concretamente 90 milioni per 15 anni fanno un miliardo e 350 milioni, il Comune conta di sanare la differenza per arrivare a un miliardo e 890 milioni in corso d’opera aumentando la riscossione anche delle multe. 
Resta una cifra importante quella della rata da 90 milioni - tuttavia - l’adesione al Salva-Comuni, oltre ad evitare le tenaglie della Corte dei Conti e un probabile default, ha dimezzato la rata che era da 180 milioni. E questo significa liberare soldi cash da reinvestire sulla spesa corrente. La domanda è: da dove prende questi soldi il Comune le cui casse sono tutto tranne che piene, ancora di più in questo periodo con il pignoramento dei conti causa la vertenza con il Cr8 per un debito che risale al 1981? Dismissioni, miglioramento della riscossione, efficientamento delle partecipate le tre leve su cui Panini ha puntato per introitare risorse. Ancora un esempio concreto: «Il mese scorso abbiamo dismesso Gesac per 35 milioni, presto dismetteremo la rete del gas per altri 65. Quanto alle partecipate le Terme di Agnano saranno vendute» spiega ancora l’assessore. Sul fronte delle dismissioni ci sono quelle del patrimonio immobiliare. «Palazzo Fuga, altri siti qualificati, le case Erp». Per l’Albergo dei Poveri la trattativa con Cassa depositi e Prestiti è in dirittura d’arrivo, del resto è già stato messo nel bilancio di previsione 2017-2019. Oltre ai beni storici come appunto Palazzo Fuga, altri 122 milioni sono considerati per la vendita di altri immobili di pregio come il circolo Posillipo e quello del Tennis, case in Palazzo Cavalcanti, la ex caserma Bixio e altro. Ottanta milioni dalla vendita delle case Erp. Dovesse andare a buon fine la trattativa con il Governo per il debito da 95 milioni con il Cr8 per Palazzo San Giacomo sarebbe una ulteriore boccata d’ossigeno. Ancora sul debito la ristrutturazione è stata avviata sul finire dell’anno scorso sempre con Cassa depositi e Prestiti. «Il Comune - scrive l’assessore nella scheda consegnata ai consiglieri comunali nel corso del dibattito sul bilancio del 2017 - ha aderito alla recente rinegoziazione proposta da Cassa depositi e prestiti procedendo alla rinegoziazione di 703 prestiti, per un debito di 720,6 milioni. La rinegoziazione ha comportato una consistente riduzione delle rate dei finanziamenti nel breve e nel medio periodo, in particolare nel 2017, consentendo l’allungamento delle scadenze medie da 25,69 a 27,09 anni, ovvero a 1,40 anni in più rispetto alla durata attuale. E una sostanziale invarianza dei tassi pagati. La rinegoziazione ha permesso al Comune di riequilibrare i pagamenti per il servizio del debito, allo stesso tempo, un miglioramento del valore finanziario del debito con una riduzione del valore a 136 milioni». Al di là delle dismissioni che fino a oggi fanno segnare il passo, siamo ancora all’anno zero o quasi, come da sempre sottolinea la Corte dei Conti e anche i Revisori dei conti, la grande debolezza è sulla riscossione. La leva principale e sicura da cui teoricamente dovrebbe arrivare un flusso sicuro di finanziamenti. La media dei napoletani che pagano i tributi locali non supera il 45%, per le contravvenzioni la media scende sotto al 20. Su questo punto da Palazzo San Giacomo fanno trapelare dei dati nuovi. Negli ultimi mesi è stato posto in essere un lavoro sulla riscossione sui grandi morosi, in particolare, iniziando con contatti diretti con grandi Enti Pubblici. «Da questa attività di recupero evasione nei confronti dei grandi morosi, chiamata “Progetto Robin”, abbiamo registrato un incremento di 18 milioni di riscossione da settembre ad oggi. Un dato che non ha precedenti». Rispetto allo scorso anno - secondo il Comune - le stime indicano un miglioramento della riscossione in generale. «A fine anno sono arrivati a destinazione oltre 1200 avvisi di accertamento per omessa o infedele dichiarazione. Con riferimento all’Imu - scrive sempre l’assessore nella scheda - nel 2017 sono stati notificati avvisi di accertamento per oltre 45 milioni comprese sanzioni ed interessi rispetto alla previsione di bilancio di 22 milioni e rispetto ai 13 milioni accertati nell’anno 2016. Ulteriori 20 milioni di accertamento sono in procinto di essere emessi». Un exploit buono è quello della Tassa di soggiorno, Napoli in questi mesi è stata invasa da centinaia di migliaia di turisti. Il Comune ha accertato e riscosso oltre un milione in più rispetto al 2016 per un totale di 7 milioni e 100mila euro. Incremento - va precisato - dovuto in parte all’aumento dell’imposta. 
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