Salvati: «La guerra fratricida danneggia il Pd»

Salvati: «La guerra fratricida danneggia il Pd»
di Gigi Di Fiore
Domenica 13 Marzo 2016, 03:15 - Ultimo agg. 11:02
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Economista, politologo, opinionista, in passato parlamentare e tra gli artefici della nascita del Partito democratico, il professore Michele Salvati è osservatore attento delle dinamiche del suo partito.

Professore Salvati, che cosa pensa dell'intervista di Massimo D'Alema?
«Mi ha molto sorpreso, tenendo conto della sua grande esperienza e del suo noto acume politico. Non tiene conto che, nell'attuale scenario internazionale, la posizione dell'Italia è precaria e solo una stabilità di governo può assicurarci credibilità».

Sta dicendo che, in questo momento storico, non esiste alternativa credibile alle scelte renziane?«Sì, c'è bisogno di scelte economiche che abbiano autorevolezza internazionale. Non credo che D'Alema abbia idee differenti da Renzi sui rapporti con la Merkel, ad esempio. Per questo, non comprendo la sua sortita nell'intervista famosa».

Le elezioni amministrative di maggio saranno un test per il governo Renzi?
«Saranno sicuramente une verifica, anche se è il referendum costituzionale di ottobre il vero banco di prova sul consenso del governo Renzi. Io credo che una sconfitta del Pd a livello locale sarebbe un pessimo segnale anche a livello internazionale. Non comprendo i calcoli politici delle opposizioni interne».

Considera più responsabile l'atteggiamento di Bersani?
«Certo. Bersani porta avanti un confronto critico responsabile, dall'interno, uscendo sconfitto dopo il fallimento del voto sulla presidenza della Repubblica. Abbiamo davanti problemi spaventosi. Con l'estate, di sicuro ci sarà un nuovo afflusso di barconi di migranti da gestire. Buttare giù il governo Renzi, ma per fare cosa, con quali proposte concrete?»

Si è fatto un'idea sulla situazione napoletana e la polemica aperta da Bassolino?
«Non sono napoletano, vivo a Milano, ma la vicenda di Bassolino mi sorprende ancora di più. Conosco Bassolino, ne ho stima e non si è mai mischiato in faide anti renziane. Ha governato, ha profonda esperienza politica e sono convinto che, se invece di un distacco di soli 400 voti ce ne fossero stati molti di più, non sarebbe nato alcun contrasto. Vedo da lontano una situazione difficile».

Che soluzione pensa sia praticabile a Napoli?
«Non sono convinto che la politica di Valeria Valente sia così diversa da quella di Bassolino. Gioca sicuramente una maggiore esperienza e autorevolezza di Bassolino che, lo dico subito, se fossi vissuto a Napoli avrei votato alle primarie. Nonostante questo, chiedo: vale la pena una guerra fratricida che rischia di svantaggiare solo il Pd?»

Che cosa proporrebbe, allora, in una realtà dove Bassolino ha dimostrato di contare ancora su molti consensi?
«Credo che sarebbe auspicabile un accordo, anche scritto, tra la Valente e Bassolino. L'esperienza e la competenza consolidata che sottoscrivono un'intesa con chi è espressione di una nuova generazione nel Pd».

Non crede che, nei contrasti interni nazionali o locali nel Pd, giochino anche risentimenti personali?
«Ne sono convinto. Ho letto anche in questo modo l'intervista di D'Alema. La vittoria di Renzi è stata schiacciante, ma la data di un congresso, che dovrebbe fare chiarezza interna al Pd, è già fissata. Non vedo le ragioni per anticiparlo. E, lo dico da renziano dichiarato, ho idea che in questo momento se non ce la fa Renzi non ce la farebbero neanche altri».

Per reggere, il Pd di Renzi è condannato ad una politica di alleanze mettendo in conto voti di transfughi?
«Bisogna accontentarsi. Non ci sono alternative per assicurare la continuità politica. Condivido molte analisi del libretto verde di Mauro Calise su questo momento politico, che è determinato da una serie di circostanze di necessità prive di alternative».

I voti del Movimento 5 Stelle sono bloccati?
«Anche per il M5S le amministrative prossime saranno un test importante. Giocano sull'indignazione e l'odio diffusi verso la politica, ma ho visto quello che è accaduto a Milano, dove il loro candidato è davvero poco credibile. Del resto, designano in Rete candidature con 500 clic, mentre le primarie portano al voto migliaia di persone».

Pensa che a Roma, nonostante tutto, il M5S abbia possibilità di vittoria?
«Lì la partita è difficile in assoluto. Certo, dopo i pasticci combinati a Roma, la strada del candidato del Pd è davvero in salita».

E a Napoli?
«Il ballottaggio con De Magistris è alla portata, ma sempre se Bassolino e la Valente lavoreranno per un'intesa».

Queste vicende non dimostrano che le strutture locali del Pd sono fragili?
«Indubbiamente, ma non penso che l'alternativa per Renzi sia disgiungere il ruolo di premier da quello di segretario del Pd. L'unicità di ruolo esiste anche in Germania, Inghilterra, Spagna. È un modo per rafforzare una posizione e una stabilità a livello internazionale, in un momento storico di difficile transizione».

Non pensa che l'opposizione di centrodestra sia debole e questo favorisca il Pd?
«Sì, senza dubbio.

Va bene in questa fase. Nel medio periodo, però, è un fenomeno che non giova. Il centrodestra dovrebbe affrontare un serio percorso di rinnovamento generazionale, con nuove proposte. Al momento, non vedo, oltre i populismi, persone che uniscano la preparazione alla credibilità da leader».