Si sono arresi. Hanno gettato la spugna e restituito al Comune le chiavi del bene confiscato alla camorra che gestivano da alcuni anni. Enrico e Arturo Nuvoletta, fratelli del defunto carabiniere Salvatore, caduto in un agguato della camorra nel luglio del 1982, hanno maturato la loro decisione (irrevocabile) nel corso degli ultimi tempi. Mesi segnati pesantemente dalla vicissitudini legate alla pandemia.
In via Marano-Quarto, dall'estate del 2018, in due distinti terreni sottratti alla famiglia Simeoli (palazzinari legati al clan Polverino) avevano allestito una fattoria didattica e curato un vigneto per la produzione di Falanghina dei Campi flegrei. Un lavoro avviato, con passione e dedizione, con la cooperativa che porta il nome (Nuvoletta per Salvatore Cooperativa Sociale) del militare dell'Arma medaglia d'oro al valor civile. «Sono stanco e anziano - spiega Enrico, 69 anni e una vita trascorsa nell'Arma -.
Un progetto ambizioso, quello presentato dai Nuvoletta nell'estate di quattro anni fa. L'idea era quella di produrre un vino autoctono, una Falanghina doc dedicata ad Attilio Romanò, anch'egli - come il carabiniere Salvatore - vittima innocente della criminalità organizzata. La fattoria, invece, ospitava circa 150 animali da cortile. La struttura sorge in uno dei pochi punti della città non devastato dall'urbanizzazione selvaggia e accanto a tanti altri beni confiscati - e mai riutilizzati per i fini sociali previsti dalla legge Rognoni-La Torre - alle potenti organizzazioni malavitose di Marano.
Nel giro di pochi metri, oltre alla fattoria e al vigneto fino a qualche giorno fa gestito dai fratelli Nuvoletta, ci si imbatte nelle mega ville confiscate ad Antonio, Luigi e Benedetto Simeoli, fondatori e amministratori di società e cooperative edilizie, tutti condannati (in via definitiva) per associazione mafiosa con il clan Polverino. Un'altra villa presente in zona, appartenuta al rampollo di un altro ramo della famiglia Simeoli, fu affidata circa dieci anni fa a un'associazione del territorio, «Aggregarci», ma in tanti anni nessuna attività a carattere sociale è stata mai proposta in quegli spazi.
La notizia dell'addio di Enrico e Arturo Nuvoletta ha colto di sorpresa gli amministratori del Comune di Marano, oggi retto da una commissione straordinaria insediatasi dopo lo scioglimento (il quarto della sua travagliata storia) per infiltrazioni camorristiche. I commissari si sarebbero interessati alla vicenda e avrebbero demandato al colonnello Luigi Maiello, sovraordinato della polizia municipale, il compito di organizzare un incontro che si dovrebbe tenere a breve in municipio.