«Basta col sangue innocente di tanti giovani di questa città e della provincia. Troppe mamme piangono ancora i loro figli, come Giovanni, giovani uccisi senza colpa». Ha ricordato Giovanni Guarino, il 18enne ucciso lo scorso 10 aprile con una coltellata al cuore a Torre del Greco, l'arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia nel corso dell'omelia nella basilica di Santa Chiara, poco dopo il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro. Il prodigio del patrono della città è avvenuto alle 16.59 nella cappella a lui dedicata all'interno del Duomo, alla presenza del sindaco Gaetano Manfredi e dei componenti della Deputazione di San Gennaro. Subito dopo la consueta processione tra le vie dei Decumani nel sabato che precede la prima domenica di maggio.
Dopo tre anni di stop era super attesa da fedeli e turisti che hanno gremito le strade del centro storico nel weekend del primo maggio.
«Il sangue scorre ancora e bagna la nostra città, attraversando i vicoli del centro e arrivando nelle piazze dei paesi della sua provincia». Don Mimmo Battaglia non ha voluto dimenticare i giovani innocenti che hanno perso la vita a Napoli e nel suo hinterland negli ultimi giorni. «Troppe volte in questo tempo ancora breve vissuto a Napoli ho dovuto accarezzare i volti giovani madri piagato dal dolore inaudito per la perdita di un figlio ucciso senza colpa, magari nell'ambito di una discussione tra ragazzi», ha aggiunto durante l'omelia per il miracolo di San Gennaro nella basilica di Santa Chiara, dove ad attenderlo (dato il percorso ridotto quest'anno le autorità non hanno partecipato al corteo) c'erano il principe Emanuele Filiberto di Savoia, l'assessore regionale Armida Filippelli, l'assessore comunale Teresa Armato. «Penso all'ultimo di questi figli. A Giovanni e a tutti i giovani, uomini, fratelli che ho dovuto accompagnare al commiato da questa terra, pregando che quanto accaduto a loro non si ripeta mai più», ha ribadito. Senza dimenticare il conflitto in Ucraina e il sangue che «scorre nella nostra Europa, in questo nostro mondo abitato dall'insensatezza della guerra, dell'odio fratricida, della follia del fratello che alza la mano contro il fratello». Nè l'emergenza sanitaria dalla quale a fatica stiamo uscendo: «La pandemia avrebbe dovuto insegnarci che nessuno si salva da solo, che solo insieme si può costruire una società rinnovata nell'amore. Invece un'emorragia individualista sembra possedere la nostra società», ha detto ancora. Unica speranza il «sangue benefico che continua a scorrere, quello del vescovo Gennaro, quello di tutti coloro che non si arrendono e non si voltano dall'altra parte». Poi il monito al santo patrono: «Quel sangue ci inviti, oggi più che mai, ad adoperarci per fermare il fluire del sangue innocente. Oggi chiedi alla nostra città di compiere il miracolo della conversione politica della comunità, un processo di rinnovamento in cui istituzioni, politica e società civile possano rendere Napoli un luogo sicuro e di speranza», ha concluso.