San Giorgio a Cremano, la carabiniera eroina: «Così ho salvato quella donna dal suicidio»

San Giorgio a Cremano, la carabiniera eroina: «Così ho salvato quella donna dal suicidio»
di Carla Cataldo
Giovedì 25 Agosto 2022, 08:05 - Ultimo agg. 26 Agosto, 08:25
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Gli occhi lucidi persi nel vuoto, la mano poggiata sulla ringhiera del terrazzino al primo piano e sul volto i segni dell'ennesima aggressione subita. Quella donna disperata è pronta a uccidersi pur di porre fine alle sofferenze frutto di un amore malato che ha segnato al sua vita. Un amore che al culmine dell'ultima lite l'ha spinta sull'orlo del baratro. «Basta, se non mi ammazzo io mi ammazza lui», ripete disperata.

Ma davanti a lei c'è un'altra donna. Una carabiniera che con coraggio e lucidità prova a tenerla aggrappata alla vita. E alla fine ci riesce, strappandola all'atroce destino di una possibile tragedia e regalandole una seconda occasione. A tendere la mano a quella donna disperata è Sonia Cannistraci, carabiniera siciliana. «Non voleva neppure rivolgermi lo sguardo, - racconta Sonia - già aveva una gamba fuori dalla ringhiera ma per fortuna sono riuscita a instaurare un contatto, anche visivo, con lei.

Quando ho capito che tra di noi c'era empatia le ho detto che la vita è un bene troppo prezioso per sprecarla con un uomo che la stava solo umiliando. È stato allora - dice emozionata - che ho capito che aveva deciso di ascoltarmi e di desistere». 

È una storia struggente e drammatica quella che arriva dai vicoli di San Giorgio a Cremano. Una storia di violenze e soprusi, di liti, lividi e silenzi assordanti. Tutto comincia alle 10 di sera di martedì. Quando alla centrale operativa dei carabinieri della cittadina vesuviana arriva la segnalazione di una violenta lite in famiglia. Nella chiamata al 112 si parla di uno scontro violentissimo. Abbastanza per far scattare l'allarme. Trascorrono pochi minuti e sul posto si fionda una volante della stazione dei carabinieri di San Giorgio a Cremano.

Quando i carabinieri arrivano sul posto si trovano di fronte a una scena dai contorni surreali. C'è una donna, al primo piano, affacciata al balcone di casa sua. Grida disperata, chiede aiuto, minaccia di ammazzarsi. «Basta, non posso andare avanti così», urla la donna nel silenzio della sera. Poco lontano c'è un uomo che sta correndo, prova a scappare. «È lui, fermatelo», ripete ancora quella voce disperata. Detto, fatto. La fuga dura solo pochi secondi. Il tempo che serve ai carabinieri - aiutati dai colleghi del commissariato di polizia di Portici - per acciuffare e fermare l'uomo.

Lei, la vittima (una donna di 47 anni), resta aggrappata alla ringhiera di quel balcone. È pronta a tutto pur di porre fine alle sue sofferenze, anche a uccidersi. Ai piedi del suo terrazzino c'è però una donna in divisa pronta ad ascoltarla. La vittima racconta che quell'uomo in fuga nel cuore della notte è il suo compagno, l'uomo che dice di amarla. Qualche istante prima l'ha massacrata di botte in seguito a una banale discussione. «Mi ha afferrata, mi ha presa per il collo. Ha provato a soffocarmi con un cuscino» dice la quarantasettenne con le lacrime agli occhi. La carabiniera ascolta il suo racconto, prova a darle coraggio, facendo leva sulla sua esperienza e su quell'umanità che contraddistingue chi lotta per difendere gli ultimi. E così da quello sconforto disperato nasce il coraggio di tornare in casa, di ricominciare da capo. Di rinunciare all'idea di ammazzarsi. C'è un altro modo di sfuggire alla violenza: denunciare. Ma lai non aveva mai trovato la forza di farlo. «Il nostro invito va esattamente nella direzione opposta - sottolinea Sonia - bisogna assolutamente denunciare per mettere fine al calvario». 

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La vittima viene salvata e condotta in caserma. Dai suoi racconti emerge che quello era soltanto l'ultimo di una lunga serie di episodi di violenza subita. Episodi che la donna non ha però mai avuto la forza di denunciare, forse per paura di possibili ritorsioni. Non a caso, nei mesi precedenti, i carabinieri erano intervenuti altre volte in quell'abitazione. Ma sempre e solo per piccole liti mai caratterizzate da episodi violenti. Accuse dalle quali dovrà difendersi ora il compagno della donna, un uomo di quarantaquattro anni. Il sospettato è finito in carcere in attesa dell'udienza di convalida del fermo. La donna, invece, è tornata a casa e inizierà un percorso di sostengo e ascolto. Un'altra strada, un'altra vita. 

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