Fase 2 a Napoli, commercianti e artigiani di San Gregorio Armeno ancora in protesta: «Lunedì non riapriremo»

Gli artigiani di San Gregorio Armeno in strada per chiedere aiuti alle istituzioni
Gli artigiani di San Gregorio Armeno in strada per chiedere aiuti alle istituzioni
di Antonio Folle
Lunedì 11 Maggio 2020, 16:56 - Ultimo agg. 17:53
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Dopo il sit-in della scorsa settimana e la richiesta urgente per un incontro, poi ottenuto, con le istituzioni, gli artigiani e i commercianti di San Gregorio Armeno sono scesi di nuovo in strada per chiedere maggiore ascolto e attenzione verso una problema, quello della desertificazione turistica, che rischia di mettere in ginocchio l'intero comparto. Gli artigiani hanno chiesto di poter accedere a forme di sponsorizzazione che, da un lato, rinvigoriscano l'attenzione verso la strada dei pastori e, dall'altro, aiutino gli stessi artigiani a sostenere le spese di affitti e utenze per i prossimi mesi. 

Molti hanno denunciato di essere in ginocchio a causa degli elevati costi di gestione ed hanno agitato lo spettro del fallimento. Alla desertificazione turistica, quindi, rischia di aggiungersi la perdita definitiva di un pezzo della storia antica di Napoli. Una eventualità da scongiurare ad ogni costo. Il sindaco de Magistris ha già annunciato che il Comune di Napoli farà tutto il possibile per sostenere San Gregorio Armeno, ma ad oggi non sono ancora arrivate proposte concrete.
 


Per questo stamattina una rappresentanza di artigiani e di commercianti è scesa di nuovo in strada per chiedere impegni concreti da parte delle istituzioni. Secondo quanto prevedono i decreti della Regione da lunedì 18 maggio le attività potranno riprendere regolarmente anche a San Gregorio Armeno, ma già in molti hanno annunciato che le serrande resteranno abbassate. Senza turisti e con le rigide norme del distanziamento sociale in atto, infatti, aprire i negozi rischia di diventare un pericoloso boomerang. 

«Noi non chiediamo stanziamenti di fondi - ha spiegato Gabriele Casillo dell'Associazione Corpo di Napoli - non intendiamo arricchirci con questa situazione. Chiediamo semplicemente che i nostri problemi vengano presi in considerazione. Abbiamo proposto l'istituzione di una sponsorizzazione da parte delle grandi aziende, una mossa che potrebbe dare respiro a commercianti ed artigiani che sono costretti a continuare a far fronte a spese quotidiane senza incassare nulla. Noi - prosegue - siamo stati ben felici di dare il nostro contributo ad aziende come Dolce e Gabbana, che sono venuti qui per le loro sfilate. Ci aspettiamo di ricevere lo stesso tipo di aiuto in un momento così difficile per tutti. Scrittori, artisti e filosofi napoletani ancora oggi si battono il petto per la progressiva perdita dell'industria delle porcellane di Capodimonte - conclude - ci auguriamo di assistere ad una mobilitazione in massa accanto a chi sta portando avanti questa battaglia».

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San Gregorio Armeno non è solo la strada dei pastori, ma un punto d'attrazione turistica che contribuisce all'enorme indotto - hotel, bed and breakfast, affittacamere e decine di bar e ristoranti - che, a sua volta, offre lavoro a centinaia di Napoletani. «Bisogna intervenire subito - tuona Lucio Ferrigno, storico artigiano di San Gregorio Armeno - domani rischia di essere tardi. Si parla tanto di solidarietà, ci aspettiamo che questa parola abbia un significato anche per le tante eccellenze di questo territorio che stanno chiedendo aiuto al Governo. Noi per anni abbiamo contribuito allo sviluppo turistico di Napoli e non meritiamo di essere abbandonati. Il Governo, le istituzioni regionali e cittadine - conclude - tengano presente che aiutando noi aiutano loro stessi».

Anche stamattina molti artigiani denunciavano l'impossibilità di poter riprendere le attività semplicemente rialzando le serrande. L'acquisto di forniture per la creazione di pastori e presepi, il pagamento delle utenze e, soprattutto, il costo dei fitti arretrati stanno spingendo in molti sulla strada della serrata di protesta. «I fitti in questa zona non sono uno scherzo - ha spiegato Marco D'Auria - ma rappresentano un costo elevatissimo a cui non si sa come potremo far fronte senza turisti. Noi lavoriamo principalmente con il turismo, qualcuno si arrangia anche con le bomboniere per i matrimoni che, in questo periodo, sono praticamente azzerati. Non sappiamo nemmeno se riusciremo a vederlo il prossimo Natale in queste condizioni - prosegue - perchè andare avanti sarà complicato. Intanto lunedì non riapriremo, perchè allo stato attuale tenere aperta la bottega è più un danno che un beneficio. Ci auguriamo che di fronte a questa nostra forma di protesta le istituzioni decidano finalmente di aprire un serio tavolo di trattativa».
 
 

Nonostante il movimento di pastorai di San Gregorio Armeno appaia compatto, però, alcuni artigiani si sono dissociati dalla protesta, annunciando che da lunedì riapriranno regolarmente le loro attività.
Adesso la "palla" passa di nuovo alle istituzioni - in primis Comune e Regione - che entro questa settimana saranno chiamate a dare una risposta alle rivendicazioni degli artigiani che hanno annunciato di voler portare la loro protesta in tutte le sedi. Nelle scorse ore, infatti, una lettera ufficiale è partita in direzione del Quirinale. 

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