San Petrillo, la chiesa in abbandono dove predicò San Pietro rinasce grazie al 3D

San Petrillo: la chiesa in abbandono dove predicò l'apostolo Pietro nei Campi Flegrei, rinasce grazie al 3D
San Petrillo: la chiesa in abbandono dove predicò l'apostolo Pietro nei Campi Flegrei, rinasce grazie al 3D
di Antonio Cangiano
Venerdì 18 Marzo 2022, 13:13
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È una delle più antiche chiese dei Campi Flegrei, qui la tradizione vuole che l'apostolo Pietro, nel suo viaggio da Pozzuoli a Roma, abbia professato il Vangelo e consacrato il protovescovo di Pozzuoli, San Celso; da qui il nome “San Petrillo”

Oggi, “San Petrillo”, antica è preziosa testimonianza dei primi cristiani nei Campi Flegrei, situata nei pressi della Montagna Spaccata, tra i due comuni di Quarto e Pozzuoli, giace purtroppo, in stato di forte abbandono, ridotta a riparo di fortuna, invasa da rifiuti e sterpaglie.

Tuttavia, la passione per la storia locale, unita alle capacità tecniche degli amministratori della pagina Facebook, “Maria Puteolana”, hanno fatto rinascere, grazie alle nuove tecnologie 3D, l'antica Cappella, in particolare, uno studio recente, ha portato luce sul mistero di un antico affresco.

Ma procediamo con ordine.

 

Scrive Maria Putelana: «La sua prima menzione risale all'anno 1119, in un documento di donazione del vicino Castro di Serra, tuttavia, non è affatto escluso che le sue origini possano essere molto più remote. La struttura stessa che la costituisce sembrerebbe infatti essere il riadattamento (pur con diverse modifiche dei secoli successivi), di un edificio di epoca romana, forse originariamente destinato ad uso agricolo. Il motivo che potrebbe aver spinto in un'epoca remota gli abitanti di questa zona a consacrare a San Pietro una chiesa proprio in quest'area (all'epoca quasi di aperta campagna) è ad ogni modo legato ad un noto ed interessante episodio semi leggendario, spesso ricordato da diversi storici nel corso dei secoli. Si narra infatti che San Pietro, di passaggio da Pozzuoli in direzione di Roma, si sia fermato proprio in questa località, ed abbia qui consacrato il protovescovo di Pozzuoli, San Celso.

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In epoca medievale questa cappella costituiva il nucleo dell'insediamento chiamato, appunto, Borgo di San Petrillo, ossia il piccolo agglomerato di abitazioni di campagna insistente sul lato orientale della via Campana poco oltre la Montagna Spaccata. E la rielaborazione grafica, vuole proprio essere un tentativo di ricostruzione dell'aspetto che tale chiesa poteva avere nel XIV secolo, al tempo del vescovo Paolino.

Come è comune in molti edifici sacri rurali, questa cappella si presenta come una struttura di una semplicità estrema. L'edificio risulta infatti costituito da un unico ambiente a pianta rettangolare (formante la navata unica della chiesa), coperto da una volta a botte estradossata. Le dimensioni sono anche esse contenute: appena 8,15 metri di lunghezza x 3,60 di larghezza all'interno, mentre l'esterno risulta essere di 9,50 metri x 5 metri circa. La struttura è realizzata in materiale misto, perlopiù laterizio e piccoli elementi di pietra, mentre l'estradosso della volta è impermeabilizzato tramite uno strato di lapillo. L'unico altare (visibile a destra nella ricostruzione) si trova addossato alla parete occidentale, mentre l'ingresso è proprio di fronte, ad est. L'ingresso della chiesa si trova quindi sul lato opposto rispetto a quello che dà sulla via Campana. Sulla parete sud, presso l'altare, si trova inoltre una seconda porta. Non ci è dato sapere esattamente a cosa servisse, ma non è da escludere che tale porta potesse comunicare con un ulteriore piccolo ambiente, oggi perduto (e non presente comunque in questa ricostruzione), fungente forse da locale di servizio o sacrestia. Un elemento curioso di questa chiesa, riguarda poi un'analisi eseguita diversi anni fa sul muro di fondo della stessa, al di sopra dell'altare. Su questa parete, dove è presente una nicchia ad arco, sono infatti stati individuati (anche per mezzo di fotografie all'infrarosso), ben due differenti strati di affreschi, uno superiore, risalente al 1600 - 1700, raffigurante anime purganti, ed uno sottostante monocromo, dalle forme estremamente arcaiche e schematiche, realizzato in epoca ignota (ma ovviamente precedente al primo), raffigurante delle figure oranti poste ai piedi di una croce.»

Un aspetto molto interessante della Cappella di San Petrillo, dunque, riguarda gli affreschi posti alle spalle dell'altare.

«La cosa davvero curiosa, è tuttavia il fatto che, come dimostrato da un'analisi eseguita con fotografie all'infrarosso, al di sotto di questo affresco vi sono chiare tracce della presenza di un altro strato pittorico, ovviamente più antico del precedente, generalmente identificato come di epoca medievale. Caratteristiche principali di quest'ultimo strato, sono sia la mancanza di colori, in quanto completamente formato da linee nere su fondo bianco, sia anche il fatto di essere formato da figure dalle forme estremamente arcaiche e schematiche, appena abbozzate. È molto probabile che questo disegno rinvenuto non sia altro che ciò che rimane di una sinopia. La sinopia non è altro che il disegno preparatorio di un affresco, realizzato direttamente sul muro, solitamente con dell'inchiostro di terra rossa, oppure (come in questo caso) con del più economico pigmento nero di carbone, al di sopra del quale si stende poi lo strato finale di intonaco, che è quindi subito dipinto e ricoperto dai colori definitivi mentre è ancora fresco. L'affresco originale doveva quindi trovarsi al di sopra di uno strato di intonaco, che è oggi tuttavia perduto, probabilmente consumato dal tempo, ed i cui avanzi devono essere stati definitivamente rimossi all'epoca della realizzazione del successivo affresco moderno di cui si è accennato sopra. Probabile inoltre che l'affresco “definitivo” potesse anche essere colorato, a differenza del suo disegno preparatorio. L'ipotesi della sinopia, in particolare, potrebbe ben spiegare le forme molto approssimative del disegno di cui si sono rinvenute tracce all'infrarosso, come anche la totale mancanza di colori dello stesso. Quanto al soggetto, il disegno rilevato sembrerebbe raffigurare due figure poste ai lati di una croce. Probabile quindi che l’affresco in questione fosse una crocifissione, con le due figure della Vergine Maria e di San Giovanni ai lati della croce.

L'immagine che proponiamo è, quindi, una ricostruzione ipotetica di come poteva presentarsi l'interno di questa cappella in epoca medievale, con l'affresco della crocifissione ancora esistente al di sopra dell’altare».

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