Tetti di spesa, scure sui malati in Campania: ancora scoperti fragili e oncologici

Tetti di spesa, scure sui malati in Campania: ancora scoperti fragili e oncologici
di Ettore Mautone
Giovedì 3 Novembre 2022, 23:47 - Ultimo agg. 5 Novembre, 09:30
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Tetti di spesa mensili e per singola struttura: il meccanismo di finanziamento regionale delle prestazioni di analisi di laboratorio, delle indagini diagnostiche (tac, ecografie, radiografie ecc,) e delle visite specialistiche presso le strutture convenzionate, non funziona come dovrebbe. La coperta delle risorse, storicamente corta, è rimasta della stessa lunghezza, distribuirla in pezzetti mensili non ha risolto il fabbisogno ampiamente sottostimato. Il budget viene pertanto prosciugato quasi ovunque entro il 10 di ogni mese e anche i controlli di appropriatezza su prescritto ed erogatori promessi dalla Regione sono serviti a poco. 

In pratica, in dodicesimi, ogni trenta giorni, si ripresenta quello che un tempo si verificava a fine anno, quando per tre o quattro mesi l’assistenza in convenzione restava al palo. Il rimedio, che mirava ad equiparare l’offerta della rete pubblica e di quella privata accreditata e a rendere virtuoso il sistema a gestione diretta delle Asl, in realtà ha ribaltato sui laboratori e poliambulatori in convenzione gli stessi difetti di quelli pubblici in termini di code e liste di attesa. Il rimedio, insomma, si è rivelato peggiore del male per tanti pazienti anziani, cronici e fragili costretti a frequenti controlli, riacutizzazioni e spesso anche ad accessi impropri in pronto soccorso nella impossibilità di sciogliere in breve tempo un dubbio diagnostico posto dal curante. A metà del mese, progressivamente, tutte le strutture si ritrovano a secco e scatta il no dei centralini. L’unica soluzione è rassegnarsi a mettersi in coda e aspettare il prossimo giro.

Anche la prenotazione dilazionata, tuttavia, di mese in mese, finisce per superare ampiamente i tempi medi fissati dalle linee guida nazionali. Chi può mette mano alla tasca gli altri spesso rinunciano. 

Il sistema del riparto mensile dei tetti di spesa e del budget doveva essere sperimentale, da correggere in corso d’opera ma finora le modifiche di rotta ipotizzate dalla Regione non hanno dato i frutti sperati. Si è pensato ad esempio di attribuire incentivi alle strutture pubbliche per aumentare l’offerta ma solo alcuni hanno potenziato gli ambulatori distrettuali. Anche il sistema della codifica delle urgenze in ricetta che dovrebbe assicurare entro le 72 ore una prestazione da ottenere immediatamente e le altre da 30 giorni a 4 mesi finisce per scontrarsi con i tempi dei prescrittori, la difficoltà ad accettare e riconoscere l’urgenza e liste di attesa progressivamente cumulate. Anche il Cup unico regionale e il convogliamento dei dati di tutte le disponibilità delle strutture pubbliche e private è ancora incompleto. Tutto ciò non gioca a favore di chi è malato e ha bisogno di semplificare il suo percorso di cura oggi irto di ostacoli. Anche i pazienti oncologici quando dimessi dalle strutture di cura ospedaliere solo in alcuni casi hanno una rete territoriale di protezione e di presa in carico in cui sia semplice e diretto ottenere un controllo. «Lunedì saremo ricevuti dall’assessore regionale al Bilancio Ettore Cinque, con cui abbiamo stabilito una costante interlocuzione - avverte Lorenzo Latella di Cittadinanza Attiva, rete del tribunale del malato - la questione dei tetti per struttura non sarà l’oggetto del nostro confronto ma vorrei proporre un principio standard. La Regione individua un ambito provinciale per le attese che non garantisce esami nei luoghi vicini al domicilio del paziente. C’è poi il nodo dei tempi certi di refertazione che spesso si traducono in attese ulteriori. Il Cup è una strada giusta ma serve una soluzione ponte». 

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Le associazioni di categoria della Sanità accreditata dal canto loro chiedono che vengano valutate le reali capacità operative di ogni struttura, che si entri nel merito dei requisiti di qualità con cui parametrare il budget, valutando gli investimenti effettuati e puntano su una dinamicità dei tetti in linea con quanto stabilito dall’autorità garante della concorrenza. «La qualità delle prestazioni è destinata a precipitare - commenta Gennaro Lamberti, presidente di Federlab - perché nessuno investe più sapendo di non poter incrementare il tetto ingessato su rigidi binari». «Il tema è e dovrebbe restare a mio avviso il fabbisogno delle prestazioni - commenta Pierpaolo Polizzi, leader di Aspat Campania - un dato centrale per la programmazione dei tetti di spesa che si esauriscono per la sottostima delle risorse necessarie». In soldoni servirebbero da 100 ai 150 milioni di euro per rendere compiuti i fabbisogni della medicina territoriale. La Regione ha finora tamponato con l’iniezione di risorse prelevate dai fondi nazionali contro le liste di attesa attribuendo al pubblico obiettivi per aumentare l’offerta. Su questo fronte la novità giunge dal policlinico Vanvitelli: il manager Ferdinando Russo dal 29 ottobre scorso ha aperto il sabato e la domenica il centro prelievi di via De Crecchio dalle 8 alle 11. 

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