Napoli, già spente le telecamere anti-stese al Rione Sanità: non c’è il contratto

Napoli, già spente le telecamere anti-stese al Rione Sanità: non c’è il contratto
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 5 Settembre 2018, 23:03 - Ultimo agg. 6 Settembre, 08:36
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La camorra, le nuove «paranze» dei baby boss, il controllo del territorio e la saga delle promesse mancate: a cominciare dal funzionamento delle telecamere di videosorveglianza nel Rione Sanità. Perché oggi si scopre che proprio nel quartiere che vide scorrere il sangue di un innocente - quello di Genny Cesarano, ucciso per errore nel settembre del 2015, durante una delle tante «stese» di camorra - le telecamere oggi restano spente.

C’è un documento che chiama pesantemente in causa il Comune di Napoli nei ritardi e nelle omissioni legate al mancato funzionamento dei sistemi di videosorveglianza nel cuore del centro storico cittadino. È un atto ufficiale della Prefettura di Napoli, diffuso ieri dal consigliere regionale del Pd, Antonio Marciano. Si tratta di una missiva indirizzata dall’Ufficio territoriale del Governo al capo di Gabinetto di Palazzo San Giacomo, Attilio Auricchio (e per conoscenza alla Regione, al presidente della terza Municipalità Stella-San Carlo e ai vertici di polizia e carabinieri. 

«Il 24 agosto ultimo scorso - si legge - la Questura ha comunicato che il sistema di videosorveglianza ubicato nel quartiere Sanità non risulta funzionante. Da contatti intercorsi con l’Enel è emerso che la ditta installatrice dell’impianto, a decorrere dallo scorso luglio, ha operato la disdetta del contratto di fornitura che avrebbe dovuto essere volturato da parte del Comune di Napoli, in attuazione degli impegni assunti relativi agli oneri di alimentazione elettrica del sistema ai sensi dell’articolo 4 del protocollo d’intesa per la gestione dei sistemi di videosorveglianza per il Quartiere Sanità della città di Napoli, stipulato in data 28 luglio 2017 presso questa Prefettura».
 
Di qui l’accusa rivolta da Marciano all’amministrazione comunale, e al sindaco: «Anziché dedicarsi a proposte “fantasiose”, come quella di stampare nuova moneta - dichiara il consigliere regionale - l’amministrazione comunale ed il sindaco De Magistris si preoccupino delle telecamere di videosorveglianza, installate nel Quartiere Sanità grazie alla Regione Campania, che sono spente dal 24 agosto scorso come segnala una nota della Questura di Napoli. Insomma, a causa di una inadempienza del Comune di Napoli, l’intero quartiere della Sanità è privo del funzionamento delle telecamere di videosorveglianza, che sono indispensabili per motivi di sicurezza in un’area a forte rischio criminalità». «Tutto questo - conclude Marciano - accade in una città dove, quotidianamente, le “stese” segnalano la presenza forte delle organizzazioni criminali e feriscono cittadini innocenti. A Napoli, in questi anni di amministrazione De Magistris, abbiamo assistito a tante “rivoluzioni”, ma manca all’appello però quella della “normalità”».


In serata, con una nota firmata dallo stesso capo di Gabinetto del sindaco, giunge la replica di Palazzo San Giacomo. «Questa amministrazione - scrive Attilio Auricchio - ha richiesto, tramite Consip, la voltura dei contatori che alimentano le telecamere del Rione sanità sin dal 9 agosto scorso. Ulteriori solleciti sono stati effettuati sino al 30 agosto. Va da sé che la disdetta del contratto da parte della ditta installatrice, avvenuta senza avviso e non concomitante con la richiesta di voltura, ha certamente ritardato conclusione del processo, costringendo l’amministrazione - su indicazione dell’Enel - ad annullare l’iniziale richiesta di voltura di cui sopra per predisporne una di subentro ex novo». Inoltre, aggiunge il capo di Gabinetto, «in diverse riunioni svolte sul tema della videosorveglianza è stato più volte ribadito che l’attivazione dei contatori doveva avvenire, per i nuovi sistemi, nel rispetto della clausola della “non disalimentabilità” rispetto a installazioni funzionali alla sicurezza e all’ordine pubblico».

Ma, rispetto alle tante promesse fioccate negli ultimi anni, c’è da dire che anche le rassicurazioni fornite dalle istituzioni sul «tempo lungo» a scuola sono state spesso e volentieri disattese. Nonostante gli appelli rivolti anche da educatori, da uomini di chiesa e soprattutto dalle tantissime mamme che invocavano «il tempo pieno a scuola per togliere dalla strada i nostri figli», oggi in molti quartieri a rischio di Napoli le aule restano desolatamente deserte, se non chiuse, dopo l’ultimo trillo della campanella. 

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