Sanità, la fuga dei primari dell'Ospedale del mare

Sanità, la fuga dei primari dell'Ospedale del mare
di Ettore Mautone
Giovedì 13 Dicembre 2018, 22:56 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 09:00
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È fuga di primari dall’ospedale del mare: dopo l’abbandono di Gennaro Vigliotti - che dal primo gennaio lascerà il posto di comando dell’Unità di Chirurgia vascolare per trasferirsi a Caserta per probabilmente andare a dirigere il dipartimento - a comunicare ora l’intenzione di andare via è Stefano Spiezia, a capo dell’unità di Endocrinochirurgia. Un grande esperto del ramo che guida un’unità che è configurata come centro di riferimento regionale anche in chiave di contrasto alla migrazione sanitaria. Ebbene quest’ultimo, in una nota interna, sottolinea con amarezza tutte le irrisolte difficoltà del presidio. In particolare punta il dito sulla funzionalità dell’attività chirurgica dell’ospedale del mare.  
LA CHIRURGIA
A cominciare dalla carenza di infermieri di sala operatoria che continua a limitare drammaticamente le sedute chirurgiche. L’attività di Spiezia in sala operatoria è attualmente ridotta a sole due, talvolta tre sedute al mese senza avere peraltro un reparto e posti letto dedicati e senza una caposala o infermieri per la disciplina. Un ritmo e una configurazione del tutto insufficiente a garantire i Livelli di assistenza e che impedisce di dare risposte ai pazienti in lista di attesa. Sale operatorie del resto contese, quelle del mega presidio di Napoli est, nella loro funzionalità, anche dalla Chirurgia generale e dalla Chirurgia d’urgenza con cui non si è stabilito uno spirito di squadra, rendendo ancor più problematica la gestione ordinaria delle unit Centro di riferimento.
L’ospedale del mare dunque, dopo l’apertura del pronto soccorso a metà settembre, è ora collocato in uno snodo complesso quanto fondamentale per superare la fase di rodaggio ed entrare nel vivo delle reti metropolitane per l’assistenza in urgenza e non. La carenza di infermieri e di personale nelle unità deputate a svolgere e garantire turni sulle 24 ore, compresi i festivi, sono i principali scogli da superare.
L’EMERGENZA 
Il passaggio da pronto soccorso di base, come configurato a settembre, a dipartimento di emergenza di i livello, già segnato a fine ottobre (ossia il primo gradino della complessità) non è ancora completo. La Nefrologia (con la dialisi) e la Gastroenterologia ed endoscopia digestiva, ad esempio, svolgono soprattutto attività ambulatoriali diurne e pazienti emorragici di notte e nei festivi devono essere trasferiti. Anche la Neurologia garantisce solo una guardia notturna, ma il reparto ha pochi posti letto e le attività di trombolisi degli ictus, pur effettuate in pronto soccorso, richiedono spesso, per il prosieguo delle cure, problematici trasferimenti ai centri Hub come il Cardarelli. 
I TRASFERIMENTI
Come è accaduto nei giorni scorsi ad un uomo di 50 anni che colpito da emiparesi è stato soccorso e stabilizzato in pronto soccorso e poi, nell’impossibilità del ricovero nel reparto, per la distruzione meccanica del trombo e per la successiva assistenza e degenza, è stato trasferito al Cardarelli. Ciò impegnando un’autoambulanza rianimativa e soprattutto una delle due unità di guardia del pronto soccorso che, per circa un’ora e mezza, è stato presidiato da un solo medico. Una situazione complessa per un ospedale che oramai registra fino a 200 accessi in pronto soccorso al giorno. Anche l’Osservazione breve, situata a valle del pronto soccorso, è stata attivata soprattutto grazie alla buona volontà, al sacrificio e ai turni di straordinario fatti della pattuglia di 15 medici che costituiscono ancora l’unico contingente di pronto soccorso dell’ospedale guidato da Vittorio Helzel. Anche nell’emergenza dunque le difficoltà sono continue, complesse e talvolta anche ai limiti. Non tutto va male ovviamente sono molteplici le situazioni assistenziali complesse risolte brillantemente. Ma prima di misurarsi con il passaggio a Dea di II livello (che dovrebbe dare il via al centro per l’ictus e per il trauma), bisognerebbe intanto garantire la piena funzionalità dei reparti che mancano all’appello. Allo stato attuale, infatti, anche se sono già state effettuate delle riunioni, c’è l’oggettiva impossibilità di garantire un’unità di pronto soccorso a lavorare per il trauma team. E per la rete ictus occorre che il reparto di neuroradiologia sia in grado di dare risposte su turni h 24.
IL CONCORSO 
Intanto oggi, inizia il concorso per il reclutamento di altre unità di pronto soccorso ed emergenza urgenza. Un concorso lampo, che dovrebbe concludersi già il 21 dicembre. La speranza è che l’avviso non vada pressoché deserto, come accaduto nelle settimane scorse al Cardarelli, e che per gennaio si possa puntare su una funzionalità piena sulla prima linea, precondizione necessaria per consentire il decollo delle rete per l’Ictus e il trauma (che comunque attualmente sono garantite). Per quanto riguarda invece il reclutamento degli infermieri l’intenzione della direzione generale è attingere alla graduatoria del Cardarelli che sta espletando un mega concorso. Da assumere ci sono almeno un centinaio di camici bianchi da dirottare nei vari reparti di Napoli est.
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