La vicenda dei precari della sanità finisce davanti alla Corte Costituzionale. Sarà il massimo organo giurisdizionale, infatti, a pronunciarsi il 10 novembre prossimo sullo status di precari dei lavoratori somministrati (quelli prestati dalla propria azienda ad un’altra che ne fa richiesta) ed in quanto tali aventi diritto alla stabilizzazione. La III sezione del Consiglio di Stato ha ritenuto la questione “meritevole di approfondimento” per eventuale violazione del principio di eguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Su essa ora la Consulta assumerà la decisione definitiva.
«Siamo estremamente soddisfatti – sottolinea il leader della Cisl Fp Lorenzo Medici – dell’ordinanza emessa l’altro giorno dal Consiglio di Stato, che finalmente ha aperto la strada ad una soluzione che abbiamo sempre sostenuto, nel convincimento che non esistono precari di serie A e di serie B, e che tutti hanno diritto a partecipare ai processi di stabilizzazione perché, aldilà delle tipologie contrattuali, hanno lavorato come i colleghi a tempo indeterminato, hanno garantito i livelli essenziali di assistenza e sono stati in prima linea come tutti gli altri, senza risparmiarsi mai, nell’azione quotidiana di contrasto al Covid».
La Cisl Funzione Pubblica annuncia che avvierà da subito, con il supporto giuridico dello studio legale di Paolo Galluccio, confronti di merito presso ogni azienda sanitaria ed ospedaliera, per affermare il “principio di eguaglianza lavorativa a fondamento dell’eguaglianza sociale” e favorire percorsi «che dovranno portare – conclude Medici - alla definitiva assunzione di quanti, soprattutto in questi ultimi due drammatici anni, hanno messo professionalità, abnegazione e passione al servizio dei pazienti e degli ammalati colpiti dal virus.»
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