Sanitari aggrediti nel Napoletano, l’urlo dal tetto dell’ospedale: «No»

Sanitari aggrediti nel Napoletano, l’urlo dal tetto dell’ospedale: «No»
di Nello Mazzone
Sabato 12 Marzo 2022, 00:00 - Ultimo agg. 13 Marzo, 09:11
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«Rispettare il ruolo di tutto il personale sanitario dovrebbe essere un principio ovvio quanto banale, ma le cronache quotidiane dai nostri ospedali, con medici e infermieri troppo spesso aggrediti, è l’amara dimostrazione che c’è bisogno di una giornata dedicata all’educazione e alla prevenzione». Non ha dubbi Manuel Ruggero, presidente dell’associazione Nessuno Tocchi Ippocrate e medico in servizio nell’Asl Napoli 2 Nord che, in occasione della prima Giornata nazionale dedicata «all’educazione e alla prevenzione contro la violenza ai danni di operatori sanitari e socio-sanitari» ha organizzato una serie di eventi tra le varie aziende sanitarie campane. Nel 2021 sono state 66 le aggressioni denunciate da medici e infermieri di servizio, per lo più, nei pronto soccorso ospedalieri e nelle ambulanze del 118, mentre da gennaio ad oggi si sono verificate 12 aggressioni: l’ultima giovedì sera al pronto soccorso del Cardarelli, dove una 47enne napoletana è stata denunciata dalla polizia dopo aver inveito contro i medici in servizio e danneggiato la porta del triage dell’area di emergenza, incollerita alla notizia della morte del marito. E stamattina, ai pronto soccorso del Cardarelli, del Pellegrini e dell’Ospedale del Mare, per celebrare sul campo la giornata contro la violenza nell’Asl Napoli 1 ci saranno anche i vertici dell’Ordine delle professioni infermieristiche a cominciare dal presidente Teresa Rea.

«I nostri operatori - dice Rea – vivono un senso di smarrimento e abbandono, dopo le tante aggressioni subite.

Noi siamo in prima linea anche per una adeguata formazione psicologica degli infermieri, per metterli in grado di poter gestire al meglio la rabbia e il risentimento soprattutto dei parenti di pazienti deceduti. Da docente universitaria noto che questo lato della nostra professione, così violento, era inimmaginabile fino a qualche tempo fa». 

Alle 10, invece, nella sede dell’Ordine dei medici alla Riviera di Chiaia è in programma un dibattito con gli studenti di quattro licei dell’area metropolitana, con «l’obiettivo di informare e formare i giovani, per trasferire loro quei concetti essenziali al rispetto di chi lavora al servizio della salute pubblica». Un principio ribadito anche da Manuel Ruggero e dal direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord Antonio D’Amore: ieri mattina 120 medici e operatori sanitari si sono uniti in una catena umana sulla pista dell’elisoccorso dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli per formare un grande «NO» ad ogni forma di violenza, compresa la violenza brutale che, nel conflitto tra Russia e Ucraina, sta coinvolgendo anche i camici bianchi. 

«Avevamo programmato già da settimane questo momento insieme all’Associazione Nessuno Tocchi Ippocrate per celebrare il 12 marzo – dice il manager D’Amore - La cronaca di guerra e dei bombardamenti contro ospedali che sono a tremila chilometri da qui ha riempito di ulteriori significati questa nostra iniziativa. La violenza perpetrata nei luoghi di cura è un atto di vera barbarie». Un tema al centro anche degli incontri previsti questa mattina all’Asl Napoli 3, organizzati dal direttore generale Gaetano D’Onofrio, e nell’auditorium della sede dell’Ordine dei medici di Caserta in collaborazione con l’Associazione Italiana Donne Medico, sezione di Caserta e con i dirigenti medici degli ospedali di Caserta e Piedimonte Matese. «Le immagini di guerra che ci giungono dai media dimostrano che la violenza non si ferma nemmeno davanti agli ospedali – conclude Ruggero - proprio dai bambini e dai giovani dobbiamo partire nella educazione e prevenzione della violenza». 

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