Si è conclusa con una sentenza a favore della Provincia di San Tommaso D'Aquino, dunque dei padri domenicani del Santuario di Madonna dell'Arco, la battaglia giudiziaria che era in corso da ormai tre anni contro la Arcoservice parcheggi srl, la società che nel 2015 aveva preso in locazione l'area all'interno del complesso religioso.
Tra denunce e querele che ancora sono in piedi, sulla questione più rilevante si è pronunciata la prima sezione civile del tribunale di Nola presieduta dal giudice Valeria Rossi, che ha accolto la domanda di risoluzione contrattuale, condannando la Arcoservice al rilascio dell'area e al pagamento dei canoni d'affitto scaduti e non pagati alla data del 1 ottobre scorso, vale a dire una somma di 96.984.45 euro, alla quale vanno ad aggiungersi gli interessi e tutti gli altri canoni che matureranno fino all'effettivo rilascio, oltre alle spese di giudizio. Il giudice ha definito le dichiarazioni rese dai testimoni chiamati a deporre in favore della Arcoservice «generiche e contraddittorie» e «di nessun pregio» le presunte prove volte a dimostrare che i pagamenti ci fossero stati. Vale a dire che, tolte somme parziali e mai soddisfacenti il contratto, le fatture presentate come «prove di pagamento» sono state riconosciute come non autenticate.
Il contratto stipulato nel 2015 prevedeva un canone di locazione da corrispondersi in 12 rate mensili di 3500 euro, rate che al momento in cui la Provincia di San Tommaso D'Aquino ha deciso di ricorrere in giudizio erano state più volte disattese, cumulando la mora. Tra perizie di parte e opposizioni, gli anni sono passati e le «prove» presentate fatture non autenticate e mai comprovate dal deposito di un estratto conto hanno convinto il giudice ad accogliere le istanze dei domenicani e condannare la società non solo al pagamento ma alla definitiva «liberazione» dell'area. Un'area che ha un'importanza rilevante non solo per il Santuario ma per l'intera comunità giacché si tratta della cinta del Santuario Mariano in cui sostano i pellegrini in arrivo, quella che circonda la casa del pellegrino e la nuova sala polifunzionale.
«Auspichiamo che i tempi di risoluzione siano brevi dicono i padri Domenicani, rappresentati nel procedimento giudiziario dall'avvocato Luigi Di Palma anche perché stiamo, con grandi sacrifici, restaurando l'intero convento e recuperando tutti gli spazi che attirano fedeli da ogni parte». Se la sentenza bastasse a risolvere definitivamente una querelle che va avanti da troppo tempo e che vede a margine altri procedimenti scaturiti da denunce personali, al Santuario si potrà passare oltre: sono già in itinere progetti per ripristinare l'impressionante voragine nell'antico chiostro, «danno» che si deve a un errore dei lavori effettuati prima del Giubileo del duemila e le cui conseguenze starebbero danneggiando anche il bene più prezioso del Santuario: l'affresco della Madonna.