Il sarago cambia sapore, tutta colpa di un’alga tropicale

Il sarago cambia sapore, tutta colpa di un’alga tropicale
di Pasquale Guardascione
Mercoledì 23 Settembre 2015, 10:55 - Ultimo agg. 11:00
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Uno studio coordinato dal professor Antonio Terlizzi del Laboratorio di Zoologia e Biologia Marina dell’Università del Salento ha portato alla luce uno delle cause che hanno fatto diventare immangiabilie gommose il sarago del Golfo: colpa della Caulerpa cylindracea, un’alga invasiva originaria dell’Australia del sud. Questo comporta una nuova forma di stress che sembrerebbe minacciare lo stato di salute e la qualità delle carni di questa pregiata specie non solo nel Golfo di Napoli ma anche nel Salento, dell’isola di Lampedusa e del tratto di mare tra Genova e Livorno.







«La nostra ricerca è partita 7 anni fa dopo una semplice osservazione di alcuni saraghi su fondali ricoperti da un’alga aliena a carattere invasivo - spiega il professor Terlizzi -. La ricerca è stata resa possibile da finanziamenti del ministero e dell’Ue, e grazie, soprattutto, alla creazione di una fitta rete di collaborazioni tra università. L’alga in questione è la Caulerpa cylindracea, un’alga verde, che sembra aver trovato nel Mar Mediterraneo condizioni particolarmente adatte al proprio sviluppo, divenendo, nell’arco di un decennio, una specie invasiva capace di modificare profondamente gli ecosistemi in cui si insedia». Grazie al tasso di crescita molto elevato e alla forte capacità di dispersione, la Caulerpa cylindracea è in grado di ricoprire vaste porzioni di fondale e, attraverso la fitta rete formata dai suoi stoloni, favorisce la sedimentazione di particolato fine portando al soffocamento delle specie vegetali ed animali su cui cresce.



Ma, aldilà dell’impatto causato dalla mera presenza fisica dell’alga, un’altra grave minaccia legata alla sua diffusione è rappresentata dalla comparsa, nel Mediterraneo, di nuove sostanze organiche: i metaboliti secondari che utilizza per difendersi da predatori e competitori. Diversi studi hanno dimostrato la tossicità di queste sostanze in specie animali e vegetali. «Abbiamo condotto il nostro studio su 150 individui di saraghi – continua il professor Terlizzi -. Dalle stesse è risultato che l’alga rappresenta ormai una componente molto importante della dieta del pesce e a seguito di ciò è stato dimostrato che il sarago accumula uno dei metaboliti secondari algali, l’alcaloide caulerpina, e questo è stato utilizzato da noi come marker di esposizione all’alga e correlato alle risposte cellulari e molecari misurate sui pesci.



La fisiologia del sarago risulta dunque compromessa, con ripercussioni a lungo termine sia sul potenziale riproduttivo che sulla qualità nutrizionale delle carni con un impoverimento significativo di acidi grassi polinsaturi della serie omega-3 e omega-6 che rendono così dopo la cottura il sapore tipo cartone del sarago».