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Scampia, ecco l’Università di Medicina: «Un modello per il Paese»

di Luigi Roano
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 17 Ottobre 2022, 23:00 - Ultimo agg. : 19 Ottobre, 07:30
5 Minuti di Lettura

Lo stupore del quartiere nel vedere passeggiare docenti e studenti, la nuova luce negli occhi dei residenti nell’osservare un mondo, il loro mondo, fatto di quella normalità che ti fa sentire titolare di una cittadinanza intangibile è l’immagine di Scampìa di ieri, 17 ottobre. «Da Piazza di spaccio nel 1997 a piazza della cultura oggi» chiosa il rettore della Federico II Matteo Lorito gonfio di legittimo orgoglio. «A chi dice che si tratta di una cattedrale nel deserto rispondo che non è così perché la Federico II ha quasi 40 sedi e perché scampìa non è un deserto». Ci sono voluti ben 25 anni perché il progetto di portare a Scampìa l’università si concretizzasse, ma che soddisfazione per le Istituzioni e soprattutto per la gente di Scampìa. Lo spazio che un volta - siamo nel 2006 - era occupato dalla famigerata Vela H oggi è riempito da un edificio bellissimo firmato dal mai troppo rimpianto Vittorio Gregotti che ospita il Polo universitario per le “Professioni sanitarie” della Federico II. Un momento emozionante è il pellegrinaggio di quelle giovani mamme che in nella Vela H ci abitavano e ora nell’Università vedono il riscatto di una vita per i loro figli. «Oggi Napoli si congiunge ad una delle sue periferie più dimenticate ed etichettate, oggi in un luogo dove molti giovani venivano a cercare la morte inizia una storia nuova, in questo quartiere i giovani verranno a costruire il proprio futuro». Con questo parole il vescovo don Mimmo Battaglia ha benedetto la neonata facoltà con dentro già decine e decine di studenti che stavano seguendo le prime lezioni. 

APPROFONDIMENTI
I Video
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Università a Scampia, de Magistris: nostra opera, Manfredi inaugura
Università Federico II a Scampia, intervista al rettore Matteo Lorito: «Ora un polo scientifico»

 

Un quarto di secolo per tirare su «il più potente mezzo per lo sviluppo che ci sia» dice ancora il Rettore. Non è un caso che la Federico II - dopo il Polo di San Giovanni a Teduccio - piazza un altro colpo nelle periferie e diventa un modello quanto a strategie dello sviluppo e dell’inclusione. Ora i giovani che vengono a Scampìa a chi glielo chiede perché frequentino quel quartiere possono rispondere «andiamo all’Università» e non in un luogo senza speranza. Venticinque anni sono tanti e il sindaco ed ex rettore Gaetano Manfredi - il Polo dell’area est nasce da una sua intuizione - ha voluto tutti i protagonisti di questa lunghissima stagione. Così nell’aula magna è presente Antonio Bassolino, sua l’idea nel 1997 di portare l’Università una scommessa che ha fatto la storia; è evocata Rosetta Iervolino che quel progetto ha cercato di portare avanti assieme a Guido Trombetti lungimirante rettore dell’epoca. Quindi due assessori della giunta di Luigi de Magistris - Mario Calabrese e Carmine Piscopo che è stato anche vicesindaco - che hanno caparbiamente riempito di contenuti quella idea assieme al Comitato Vele di Scampìa. E quindi la giunta attuale con la vice di Manfredi Laura Lieto, Pier Paolo Baretta e Chiara Marciani. 

Video

«Il valore di questa inaugurazione - racconta il sindaco - non è il successo di qualcuno, ma è la vittoria di una città, di un quartiere su un pregiudizio che Scampìa fosse luogo di morte, di camorra, che fosse il posto in cui le cose non si fanno mai, dove si parla e non sia arriva mai al risultato, non è cosi». Felice oltre che soddisfatto l’ex rettore: «A Napoli e in Campania ci sono persone capaci che sono in grado di fare meglio rispetto ad altre parti d’Italia. Oggi è uno sforzo che premia tutti, non chi ha inaugurato, non noi che siamo qui, ma chiunque ha dato un contributo ha il premio del raggiungimento di questo risultato che è patrimonio di tutti. Se oggi abbiamo questa Università, lo dobbiamo alla comunità di Scampìa che non ha mai mollato, ha sempre pressato le Istituzioni per fare in modo che questo grande sogno non si spegnesse». Scintillante il sorriso del governatore Vincenzo De Luca che invita però a tenere i piedi per terra: «Parliamoci con onestà, qui la camorra non è scomparsa - racconta - abbiamo un forte radicamento di delinquenza organizzata, ma sappiamo che la realtà di Scampìa è così complessa e ricca che merita di essere descritta in tutti i suoi aspetti. È un quartiere bellissimo». La chiusura tocca a Maria Cristina Messa ministro per l’università. «È un’iniziativa molto importante non solo per Napoli ma come segnale forte di quanto un’istituzione come l’Università può fare per il proprio territorio e per il proprio Paese». La ministra poi ammonisce: «È un’iniziativa importante, ma che va curata, seguita, portata avanti e aiutata anche dallo Stato che non può ignorare parte del proprio Paese e dunque essere qui oggi di persona è fondamentale per portare la presenza dello Stato». 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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