Napoli, il sacco del Cnr: marsupi zeppi di soldi nelle tasche degli amministratori, progetti usati come bancomat e minacce

Napoli, il sacco del Cnr: marsupi zeppi di soldi nelle tasche degli amministratori, progetti usati come bancomat e minacce
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 1 Novembre 2017, 12:28 - Ultimo agg. 2 Novembre, 14:14
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Marsupi zeppi di soldi che finivano nelle tasche di amministratori del Cnr, progetti di ricerca usati come bancomat per sboccare soldi pubblici. E ancora: un sistema consolidato interno ai centri di ricerca napoletani (e non solo) che consentiva di trasformare in denaro progetti virtuali, grazie al ruolo di prestanome di ogni tipo. Ma anche minacce, sì minacce, quelle rivolte da un ex direttore del Cnr ad un suo ex complice, quando la Finanza era già in campo.
È questo lo spaccato che emerge dal verbale di Vittorio Gargiulo, ex segretario amministrativo dell'Istituto ambiente marino costiero del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli. Ricordate la sua vicenda giudiziaria? Circa un anno fa venne arrestato dalla Finanza, mentre si accingeva a lasciare Napoli alla volta di Londra, da allora ha deciso di voltare pagina. Ha ammesso le accuse che lo hanno inchiodato ed ha deciso di giocare in contropiede. È diventato un perno dell'accusa, fulcro di indagini culminate nel coinvolgimento di ex dirigenti nazionali del Cnr o dello stesso Istituto di ricerca marina, accusando decine di soggetti, tra funzionari pubblici e imprenditori che si sarebbero prestati alla organizzazione di false fatture.

Indagine del pm Ida Frongillo (sotto il coordinamento dell'aggiunto Alfonso D'Avino), Gargiulo parla di un giro di operazioni sospette pari a sei milioni di euro: difeso dal penalista Antonio Ragozzino, ha lasciato nei mesi scorsi il carcere per passare agli arresti domiciliari.

Mail e consulenze fasulle: ecco tutti i trucchi
«Le consulenze apparentemente stipulate dall'Iamc (istituto ambiente marino costiero) dal 2009 al 2014 erano in realtà inesistenti. Lo dico da ex segretario amministrativo dell'Ente». È il punto in cui Gargiulo chiama in causa Massimiliano Di Bitetto (direttore generale del Cnr) e Ennio Marsella (dirigente dell'Iamc del Cnr): «Queste consulenze erano in realtà inesistenti ed erano una modalità con cui Di Bitetto e Marsella si appropriavano dei fondi per usi privati». Sul punto il reo confesso parla delle mail presenti nel suo computer, ad attestare triangolazioni ritenute sospette: «Di Bitetto chiamava il Marsella, che interessava Simone Morganti (altro funzionario coinvolto in questa prima fase di indagine), il quale mi inviava tramite mail l'opus (cioé l'oggetto della consulenza)». Tutto in modo virtuale, insiste Gargiulo, quelle mail servivano solo a creare progetti di ricerca fantasma in cambio di soldi veri: «Normalmente il responsabile del procedimento era il ricercatore che chiedeva la consulenza (molte volte era Marsella) e la determina veniva firmata dal direttore dell'Istituto Salvatore Mazzola».

Doverosa - a questo punto della storia - una precisazione: parliamo di professionisti, dirigenti o imprenditori coinvolti in una prima fase delle indagini, che avranno modo nel corso del procedimento di ribaltare le accuse e dimostrare la correttezza della propria condotta.

Il marsupio e le banconote
Ma come funzionava il sistema delle (presunte) finte consulenze? Gargiulo lo spiega in questo modo: «Il Marsella mi disse che aveva bisogno di soldi e precisamente di trecentomila euro e mi chiese se conoscessi qualche società che poteva fare questo giro di soldi. Contattai omissis che sapevo avere una società e gli dissi se fosse disponibile a rilasciare fatture per un importo complessivo di 150mila euro in cambio di una percentuale del venti per cento. Ha accettato e ha emesso fatture e io ho emesso i relativi mandanti di pagamento. Quindi, l'imprenditore mi ha portato il denaro in cinque o sei tranches in un marsupio che io consegnavo al Marsella. Era sempre lo stesso marsupio, perché il marsupio il giorno dopo me lo restituiva. Complessivamente l'imprenditore ha ricavato da questa operazione circa 60mila euro». E ancora a proposito del marsupio zeppo di banconote, Gargiulo ha aggiunto: «Quasi sempre, quando consegnavo il marsupio con i soldi al Marsella ero in compagnia di un collega (viene indicato anche il nome, ndr), la consegna avveniva sempre nei pressi dell'ufficio a calata Porta di Massa, generalmente di mattina».

«Devo avere ancora due babà»
Una gang strutturata? Un sistema collaudato? Ipotesi associazione per delinquere al vaglio degli inquirenti, al lavoro i finanzieri del nucleo di polizia tributaria agli ordini del comandante Giovanni Salerno. Di sicuro, quando sono partite le indagini, c'è stata fibrillazione in seno al gruppo di presunti complici. Ed è da questo momento che hanno inizio pressioni e minacce, almeno secondo la ricostruzione fornita dal reo confesso. Arriva una nuova direttrice alla guida dell'Iamc - si tratta di Laura Giuliano - donna per niente disponibile ad avallare operazioni opache, che taglia i ponti con il vorticoso giro di consulenze sospette: «Rappresentai al Marsella che non potevamo continuare a fare consulenze false, come avevamo sempre fatto», spiega Gargiulo. Iniziò allora la rappresaglia: «Simone Morganti invitò me e Marsella a Roma, ma gli dissi che non aveva senso questo incontro». Quindi? A Gargiulo arriva una telefonata di Di Bitetto, che con fare aggressivo gli avrebbe detto «tu e la tua direttrice la dovete finire di rompere le palle. Io devo avere ancora due babà».

A cosa corrispondevano i «due babà»? A questo punto è ancora Gargiulo ad avanzare un'ipotesi: «Pensai che Di Bitetto si stesse riferendo ad altre consulenze per due milioni di euro». Inchiesta aperta, verifiche in corso, stralciate alcune posizioni. Come quella del legale rappresentante della Dicoma snc Vincenzo Mastrogiovanni, al quale è stata contestata un'unica ipotesi di concorso in peculato. Difeso dal penalista Roberto Imperatore, Mastrogiovanni è pronto a dimostrare la correttezza della propria condotta nel prosieguo del procedimento.

Navi e droni per i fondi pon
Ma torniamo alla storia delle presunte consulenze fittizie, in quel fiume di denaro che viene sbloccato da Miur e Cnr, che passa attraverso i cosiddetti fondi «pon». Gargiulo fa riferimento in particolare a due grandi gare, vale a dire l'affidamento per la costruzione di una nave da ricerca per un importo di 16 milioni di euro; ma anche per la realizzazione di droni per circa due milioni di euro.

«Quella gara è roba mia»
Due sono le anomalie sottoposte all'attenzione dei pm: la scelta della commissione e quella dei partecipanti alla gara. Spiega Gargiulo: «Con riferimento alla commissione, ricordo che il Mazzola contattò l'ufficio legale del Cnr; a sua volta Marsella, non coordinandosi con il Mazzola per la scelta della commissione, si rivolse al Di Bitetto per dire che la commissione era cosa sua».

E poi? Cos'altro sarebbe saltato agli occhi di Gargiulo? «L'altra anomalia riguarda i partecipanti alle gare, in queste gare ha partecipato sempre un unico concorrente». Ma è un intero mondo imprenditoriale e affaristico a finire sotto i riflettori, con decine di imprese tirate in ballo nella storia di progetti fantasma, di attività di ricerca fittizie, utili - secondo la ricostruzione di Gargiulo - solo a fabbricare false fatture e a far girare soldi. Con buona pace per la ricerca, per la formazione, per gli aspiranti ricercatori in attesa di un progetto, insomma, per tutto ciò che dovrebbe essere sostenuto dai soldi pubblici messi in campo in questi anni all'ombra del Cnr.

 

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