Batteri fecali oltre i limiti sono stati rilevati dall'Arpac nel tratto di costa prospiciente alla necropoli romana al Monte di Cuma. La conseguenza è la non balneabilità dello specchio d'acqua in cui confluiscono il canale di Quarto, l'alveo dei Camaldoli e il canale Abruzzese, gli scarichi da cui dipende la qualità di questo tratto di costa. «Inoltre - ha spiegato l'Arpac in una nota - l'area nelle giornate precedenti ai prelievi è stata interessata da piogge torrenziali che incidono negativamente sulle analisi. I prelievi effettuati martedì scorso sono risultati negativi, fatta eccezione per il tratto di arenile del collettore borbonico di Cuma dove sono stati evidenziati valori fuori norma».
Il motivo dell'inquinamento è proprio lo stato in cui versa il collettore borbonico che, come sostiene l'Arpac, è uno dei principali fattori che influiscono sulla balneabilità del tratto di costa. «Quel collettore è una fonte di inquinamento a causa della mancata vigilanza e della scarsa pulizia - spiega Umberto Mercurio, presidente dell'associazione Licola Mare Pulito -. Spesso sono gli stessi cittadini a sollecitare l'intervento del comune di Pozzuoli. Bisognerebbe monitorare e tenere pulito il troppo pieno nel lago d'Averno facendo sì che nulla finisca in mare. Attualmente su questo collettore non esiste alcun monitoraggio elettronico, se non il fatto che quando la fogna termina a mare siamo noi a dare l'allarme».
A luglio scorso reflui fognari terminarono in mare nelle acque antistanti il canale del collettore borbonico, che è di proprietà della Regione. Gli scarichi furono rilevati nel corso di un sopralluogo degli operai del servizio acque del Comune di Pozzuoli. I tecnici evidenziarono che lo sversamento dei reflui a mare è dovuto principalmente all'intasamento del punto d'ingresso proprio del collettore.
Scarichi illegali in mare dal collettore borbonico al Monte di Cuma
di Pasquale Guardascione
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Domenica 15 Settembre 2019, 14:00
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