Scavi di Stabia, il tetto di lamiera spazzato via dal maltempo, reperti «impacchettati»

Scavi di Stabia, il tetto di lamiera spazzato via dal maltempo, reperti «impacchettati»
di Fiorangela d'Amora
Giovedì 16 Settembre 2021, 09:45 - Ultimo agg. 11:24
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Scavi di Stabia: coperture distrutte, reperti alle intemperie. Lo scenario che si sono trovati di fronte archeologi e dirigenti riguarda gli ambienti del Secondo plesso, danneggiati dal temporale dello scorso 25 agosto. Il forte vento e la pioggia hanno spezzato le travi in legno, che sostenevano il tetto, facendo volare via le lamiere di copertura. Così il tetto risalente agli anni 80 circa è stato spazzato via lasciando inizialmente i reperti alle intemperie. Dopo venti giorni circa, intanto che una nuova copertura, più solida e moderna venga installata, i dirigenti del Parco Archeologico di Pompei hanno coperto parzialmente gli ambienti proteggendo reperti e manufatti con dei teli e smontando quanto era rimasto del tetto.

Un episodio simile si era già ripetuto negli scorsi anni per l'atrio di Villa Arianna, completamente scoperto dal vento forte.

Anche in quel caso di necessari un intervento urgente e immediato per proteggere il sito stabiano. Ora è taccato agli ambienti residenziali di una delle tre ville ancora in luce, chiamata convenzionalmente Secondo Plesso che prima del Covid era solo in parte visitabile, dopo non lo era più. «Le lamiere volate via sono parte di coperture vecchie di almeno vent'anni - commenta l'archeologo Andrea Paduano - andavano tolte già da tempo e spero che dove ve ne siano altre, saranno presto rimosse. Purtroppo a Stabia siamo abituati ad un livello di protezione pressoché nullo. Dalla scarsa vigilanza, alla protezione dei reperti, rispetto agli altri siti siamo indietro di molti anni». Paduano presidente anche dell'associazione Stabia Reborn vive con rammarico la situazione degli scavi stabiesi. «Gli altri siti parlano un linguaggio internazionale, noi a stento quello locale - incalza l'archeologo - le criticità presenti a Varano sono le stesse da anni, ogni tanto si parla di progetti ma non si fanno concreti passi in avanti. Basti pensare che non ci sono indicazioni tantomeno punti di ristoro per i turisti che arrivano in circumvesuviana, una volta scesi a Via Nocera c'è il nulla e lo stesso può dirsi per i fortunati che riescono a raggiungere il sito archeologico».

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Per Villa Arianna e Villa San Marco non c'è biglietteria, l'ingresso è gratuito e gli accessi sono registrati su un libro in dotazione ai custodi che segnano ogni giorno il numero di visitatori. Anche sul piano dell'accessibilità e dell'accoglienza non ci sono stati passi in avanti, i bagni non ci sono, a parte quelli degli uffici, e sopratutto Villa Arianna è del tutto impraticabile per visitatori con difficoltà motorie. «Andrebbero fatti progetti innovativi - prosegue Paduano - promuovere e accogliere, valorizzare e migliorare le ricchezze e perché no, far vivere esperienze in 3D. A Castellammare sembra una chimera, mentre nelle altre città vanno spediti. Negli ultimi incontri pubblici si è parlato di progetti e idee, gli stessi da venti anni che mai si realizzano».

L'ultimo incontro tra il sindaco Gaetano Cimmino e il neo direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel era avvenuto il 3 settembre al convegno dal titolo Stabiae. Ricerche, progetti, prospettive al Palazzo Reale di Quisisana. In quell'occasione furono presentati gli studi fatti con il georadar dalla Scuola Imt Alti Studi di Lucca, l'Università Luigi Vanvitelli e la Scuola Superiore Meridionale. A luglio gli studiosi hanno analizzato con strumentazioni sofisticate il sottosuolo e i terreni adiacenti Villa San Marco, riscontrando la presenza di costruzioni e ambienti che potrebbero essere riportati alla luce. Un progetto più ampio che prevede nuovi scavi, ma intanto c'è da proteggere e valorizzare quanto Libero D'Orsi portò alla luce. Il lato positivo riguarda i visitatori: 2438 ad agosto, complici le iniziative serali e gli spettacoli. Poco più di 200, invece, per il Museo Archeologico Libero D'Orsi alla Reggia di Quisisana, un sito di valore assoluto ma ancora senza biglietteria all'ingresso e difficilmente raggiungibile dal centro città.

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