Sclerosi multipla, sei mesi di attesa a Napoli per la riabilitazione: nelle Asl mancano fisioterapisti e terapisti occupazionali

Sclerosi multipla, sei mesi di attesa a Napoli per la riabilitazione: nelle Asl mancano fisioterapisti e terapisti occupazionali
di Ettore Mautone
Venerdì 10 Giugno 2022, 16:03
6 Minuti di Lettura

La rete di assistenza per i malati di sclerosi multipla in Campania (13 mila affetti) è gravata da un eccessivo ritardo della diagnosi dall’esordio dei primi sintomi e da attese eccessive, che vanno dai 3 ai 6 mesi, per avviare dopo il primo inquadramento clinico, il percorso di riabilitazione, quest’ultimo  cruciale per attenuare le disabilità, accompagnare i cambiamenti clinici del paziente nel tempo, migliorare la prognosi. 

È quanto ha detto Rosa Ciaravolo, presidente dell’associazione italiana sclerosi multipla, sezione di Napoli, intervenuta stamani al congresso sul trattamento riabilitativo della Sclerosi multipla promosso a Villa Domi dall’Ordine delle professioni sanitarie tecniche della riabilitazione e prevenzione di Napoli  dall’Albo dei terapisti occupazionali.

L’Aism ha puntato il dito anche sugli insufficienti controlli, al termine del primo ciclo di assistenza riabilitativa, spesso per carenze dei percorsi di diagnosi e cura fermi a linee guida risalenti al 2017 e da allineare al nuovo Pdta (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) messo a punto dall’Agenas. 

Fari puntati anche sulle difficoltà per ottenere gli ausili ortopedici e sulle carenze di personale, in particolare le figure tecniche (fisioterapisti, terapisti occupazionali, osicologi, ortottisti, logopedisti) professionisti che, quando presenti nei team dei centri territoriali e ospedalieri, sono precari ovvero reclutati tramite cooperative e non strutturati con contratti a tempo indeterminato. 

«Il personale sanitario tecnico in ambito riabilitativo in Campania sconta organici insufficienti, servono circa mille unità in più sui territori delle Asl che salgono a 2 mila se si considerano tutti i 19 profili confluiti nell’Ordine e nelle Università ci sono anche difficoltà per assicurare la formazione – avverte Franco Ascolese, presidente dell’Ordine delle professioni sanitarie di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta – chiediamo che Asl e ospedali bandiscano i concorsi.

In campo riabilitativo oltre a medici e infermieri servono anche terapisti occupazionali, tecnici ortopedici, educatori, fisioterapisti, logopedisti, ortottisti, terapisti occupazionali. Tutte figure spesso invece marginali ai piani di assunzione, reclutati tramite cooperative che sfuggono al principio dell’accreditamento istituzionale. Anche sul fronte della dirigenza i concorsi per le professioni sanitarie si tengono col contagocce favorendo altri profili certamente necessari ma che dovrebbero contemperare anche i nostri profili come previsto delle leggi».    

La sclerosi multipla è una malattia grave (demielinizzante) del sistema nervoso centrale, cronica e spesso progressivamente invalidante. Cruciale per la prognosi l’accesso alle migliori competenze possibili e ai più avanzati servizi in campo diagnostico, terapeutico e riabilitativo. 

«I centri di Sclerosi multipla - ha detto Massimo Costa, direttore della Riabilitazione specialistica del Cardarelli - hanno un ruolo cruciale sia all’interno di aziende ospedaliere sia sul territorio in quanto valorizzano al massimo l’integrazione tra interventi sanitari creando una rete di servizi sanitari appropriati intorno alla persona. Al Cardarelli abbiamo messo in piedi una realtà unica nel panorama campano con un team interdisciplinare, costituito da specialisti e professionisti. La riabilitazione è una modalità assistenziale che consente una presa in carico globale del paziente e risponde a un’esigenza di natura sanitaria e sociale, lavorativa, il tutto attraverso il progetto riabilitativo individuale coordinato dallo specialista in medicina Fisica e riabilitativa». 

Video

I team dei centri per la cura sono invece formati da farmacista ospedaliero, fisiatra, ematologo radiologo, infermiere, psicologo, fisioterapista, Terapista occupazionale, logopedista, ortottista, ginecologo, urologo, neuro-oftalmologo, endocrinologo, gastroenterologo, sessuologo, pneumologo, cardiologo, infettivologo allo scopo di presidiare l’intero ventaglio di bisogni delle persone affette da Sclerosi Multipla. 

«È quindi necessario, nella definizione del Pdta – ha concluso Michele Cuozzo terapista occupazionale e responsabile scientifico del congresso - non solo indicare le azioni utili per la diagnosi e la terapia, ma anche prevedere nel percorso assistenziale un intervento integrato e coordinato tra i professionisti interessati.  La missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sottolinea la necessità di Intervenire con azioni di rafforzamento sia del sistema ospedaliero sia, in particolare, della rete dell’assistenza territoriale, al fine di garantire omogeneità nella capacità di dare risposte integrate (di natura sanitaria e sociosanitaria), nonché equità di accesso alle cure». L’apertura dell’ospedale sul territorio, la creazione di reti dei centri per la sclerosi multipla e una stretta interazione tra tutti gli operatori del territorio sono dunque aspetti imprescindibili per una presa in carico globale della persona malata e per garantire quindi la continuità di cura a domicilio del paziente. La presa in carico riabilitativa si concretizza attraverso la definizione del progetto riabilitativo individuale (Pri), strumento attraverso il quale «il medico specialista in riabilitazione» definisce insieme al team «le aree di intervento specifico, gli obiettivi, i professionisti coinvolti, i setting, le metodologie e le metodiche riabilitative, i tempi di realizzazione e la verifica degli interventi che costituiscono i programmi riabilitativi». Attraverso il progetto riabilitativo individualizzato, si può migliorare la qualità di vita della persona con sclerosi multipla e garantire alla persona la massima partecipazione possibile alla vita sociale. 

In questo ambito i pazienti affetti da sclerosi multipla sono candidati naturali a beneficiare dei modelli di Casa della Comunità e di Ospedali di Comunità che le Regioni stanno predisponendo secondo le indicazioni del Pnrr. L’obiettivo di tale collaborazione dovrà essere quello di sostenere e garantire l’aderenza ai trattamenti a lungo termine e di condividere le modalità di gestione delle condizioni del paziente in tutte le fasi extra-ospedaliere del Pdta, supportando i familiari/caregiver, in altre parole, curare le malattie significa garantire la qualità della vita delle persone ammalate nel loro universo quotidiano. 

«Oggi abbiamo molte più opportunità di cura della sclerosi multipla – ha concluso Giorgia Teresa Maniscalco, neurologa esperta in forze al centro del Cardarelli - fino agli anni Novanta potevamo solo osservare la malattia, oggi abbiamo molte più conoscenze cliniche e di base, sono cambiate le classificazioni e riusciamo a controllare le recidive primarie e secondarie. Sappiamo anche che la gravidanza in corso di malattia non è più un problema e che anzi la gestazione ha un ruolo protettivo sulla malattia». Tra le novità inaspettate emerse con il Covid c’è anche il rilievo che il tasso di recidiva, nel periodo pandemico, si è dimezzato (dal 2 al 4%) forse in relazione all’uso delle mascherine. Fondamentali sono anche la diagnosi e il trattamento precoci. «Il decorso della patologia cambia anche in base a quando viene iniziata la terapia ma non si può fare con pochi ambulatori e senza un neurologo». Durante la pandemia il centro del Cardarelli ha ottenuto un’aderenza al vaccino antiCovid del 93 per cento con oltre 5 mila telefonate di sollecito. Un risultato non scontato per pazienti fragili gravati da una terapia con farmaci immunosoppressivi. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA