Scontri a Santa Lucia contro il lockdown, indagati tre ex assessori di de Magistris

Scontri a Santa Lucia contro il lockdown, indagati tre ex assessori di de Magistris
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 9 Aprile 2022, 09:00
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Dai neofascisti di Forza Nuova agli antagonisti dei centri sociali, dagli esponenti dell'ala dura degli ultrà a noti personaggi di famiglie camorristiche. C'erano tutti, la sera del 23 ottobre del 2020 a Santa Lucia, davanti alla sede della giunta regionale della Campania, nelle ore drammatiche scandite dalle previsioni di un duro coprifuoco e del lockdown dovuto alla pandemia da Covid. Scene di rivolta violenta. Bombe carta e assalti alle forze dell'ordine schierate in assetto antisommossa.

Un anno e mezzo dopo, la Procura di Napoli tira le somme di un'inchiesta complessa e delicata, notificando a 46 persone un avviso di chiusura delle indagini, che ha il sapore di un'imminente richiesta di rinvio a giudizio.

Emergono nomi eccellenti nella lista degli indagati sui quali si è concentrato il lavoro degli investigatori - Digos, Squadra mobile, Ros e Nucleo investigativo dei carabinieri, Polizia postale, Polizia scientifica - coordinati dai sostituti Antonello Ardituro, Luciano D'Angelo, Danilo De Simone e Celeste Carrano, oltre naturalmente che dal procuratore Giovanni Melillo. 

Già, perché dall'analisi delle fonti di prova, dai filmati, dall'analisi dei social e di numerose pagine del web, oltre che grazie ad alcune intercettazioni, è emerso un parterre variegato e per molti versi difficile da immaginare coeso per motivazioni ideologiche, cementato tuttavia dalla rabbia e da un'opposizione dura e pura contro le istituzioni. Ed ecco comparire il nome del leader di Forza Nuova, Roberto Fiore, indagato insieme con altri esponenti dello stesso movimento come il responsabile provinciale Nicola Trisciuoglio e il coordinatore regionale Ciro Andretti.

Presunti istigatori delle agitazioni di piazza e promotori degli scontri «attraverso un pubblico appello diffuso sui social media, inneggiando alla sollevazione sanitaria ed auspicando che sia Napoli la prima scintilla della rivoluzione».

Nel corso delle indagini si è poi aperto un altro filone investigativo relativo ai presunti illeciti per la realizzazione di una statua dedicata a Diego Armando Maradona. In questo filone risultano tra gli indagati (per turbativa d'asta e possesso di materiale esplodente, mentre per tutti gli altri 42 iscritti nel registro degli indagati il reato contestato è quello di devastazione e saccheggio, aggravati dalla matrice camorristica e dalla finalità terroristica-eversiva) gli ex assessori comunali di Napoli alla Cultura Eleonora De Majo, al lavoro Giovanni Pagano e allo Sport Ciro Borriello (oggi consigliere comunale per i 5 Stelle). Indagato anche l'ex assessore della terza municipalità Egidio Giordano, compagno della De Majo. 

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Gli scontri e la protesta violenta, quella notte, proseguirono poi a macchia di leopardo sul lungomare, nel quartiere Chiaia, a Mezzocannone nei pressi dell'Orientale. In quella serata di folle guerriglia metropolitana, a sfogare rabbia e violenza aizzando gli altri manifestanti, devastando le strade, rovesciando cassonetti, danneggiando a sassate i mezzi delle forze dell'ordine e persino ferendo poliziotti, carabinieri e finanzieri, comparirono altri volti. Tanti, coperti da passamontagna, mephisto e caschi integrali, non sono stati identificati. Tornando invece ai volti individuati dagli inquirenti, ci sono quelli di Lorenzo Gotri e Lorenzo Baselice, leader del movimento antagonista Sud Conta, e di Davide Marotta (Insurgencia). Ed ancora: Gennaro Grosso, elemento di spicco del gruppo Ultrà Masseria, alcuni tifosi della Brigata Carolina, oltre a soggetti già finiti sotto la lente d'ingrandimento della Direzione distrettuale antimafia: Ciro Carrino, indicato negli atti giudiziari come genero di Nicola Rullo (clan Contini) e Pasquale Forte (affiliato al clan Sorianiello del Rione Traiano). 

Che cosa succede adesso? Tutti gli indagati hanno venti giorni per chiedere di essere ascoltati dai magistrati in Procura o di presentare memorie difensive. Poi la parola passerà agli inquirenti, che entro due mesi decideranno se esercitare l'azione penale, chiedendo al giudice per le indagini preliminari il rinvio a giudizio o disponendo l'archiviazione. 

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