Scontro sugli arresti, il sedicenne armato finisce in comunità a Napoli

Scontro sugli arresti, il sedicenne armato finisce in comunità a Napoli
di Leandro Del Gaudio
Sabato 25 Gennaio 2020, 09:00
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La Procura non ha avuto dubbi nel chiedere gli arresti in carcere, ma il gip ha concesso una detenzione più morbida: non all'interno di un istituto penitenziario minorile, ma in una comunità, in un centro che accoglie minori in una condizione decisamente più soft.

Questione di scelte, di strategie che hanno visto un momento di divergenza tra Procura dei minori e il giudice per le indagini preliminari. Il caso è quello del 16enne arrestato a Posillipo tre notti fa: era in sella a uno scooter con la propria fidanzata, privo di casco e di documenti, non si è fermato all'alt della polizia, ha dato gas ed è scappato, mettendo a repentaglio la vita sua, quella della fidanzata e di altri cittadini. Ma non è tutto. Inseguito e catturato, grazie all'intervento della polizia (gli uomini del commissariato di Posillipo guidato dalla dirigente Ludovica Carpino), la sorpresa è arrivata durante la perquisizione: aveva una pistola con matricola abrasa e il colpo in canna. Un fascicolo che finisce sul tavolo del pm Emilia Galante, da quasi tre anni punto di forza della Procura di Maria De Luzenberger, il magistrato non esita a chiedere la convalida degli arresti, di fronte all'allarme sociale rappresentato da un minore che gira armato, pronto a fare fuoco. Chiede il carcere, ma non lo ottiene.

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Diversa l'interpretazione del gip, che condivide la richiesta del pm solo in parte: sì alla convalida della misura cautelare, sì agli arresti, ma non in un istituto penitenziario minorile. È così che il sedicenne va dritto in comunità che, come è noto, prevede un regime di detenzione meno afflittivo, meno duro. Questione di interpretazioni, mentre la storia dell'inseguimento del 16enne si arricchisce di particolari. In sella allo scooter, il minore portava con sé una ragazza, che viaggiava senza casco. Anche in questo caso, si indaga per capire se ci sono contatti con esponenti del sistema camorristico cittadino. I due minori provengono dal rione Sanità, spaccato popolare dove di recente sono stati arrestati alcuni esponenti del clan Mauro, ultima retata firmata dalla Dda di Napoli.

Siamo in un'area dominata negli ultimi anni dalle cosiddette paranze, da bande di ragazzini armati. Ricordate il caso di Emanuele Sibillo? Era il boss di un gruppo di giovanissimi, che ha seminato terrore, non solo nel tracciato di vicoli all'ombra delle mura greche di Forcella. E non si è trattato di un fenomeno momentaneo, almeno a giudicare da quanto avvenuto la settimana scorsa nel borgo di Sant'Antonio Abate, con una rappresaglia contro gli agenti di polizia, bersagliati da sassi e bastoni. Ma torniamo all'arresto del sedicenne a Posillipo. Una volta arrestato, il minore ha dichiarato: «Non ho fatto nulla di male, non volevo colpire nessuno. Ho provato a scappare perché ero senza casco». Nessuna spiegazione plausibile sulla pistola con il colpo in canna. Abiti griffati per lui, pelliccia di visone per lei. Immediata la convocazione dei genitori, si scopre che il contesto è decisamente a rischio.

Cosa accade ora? Probabile che il sedicenne finirà sotto processo per quell'arma punzonata, ma anche per resistenza a pubblico ufficiale.

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Minori armati, minori e violenza. Come confermato da un altro fatto di cronaca, avvenuto pochi giorni fa tra via Toledo e piazza del Plebiscito, dove un 15enne di Giugliano è stato ferito da almeno quattro coltellate alla pancia, ai fianchi e al torace. Era assieme ad alcuni amici, per una passeggiata del centro, quando sono iniziate le provocazioni. Il gruppetto di Giugliano è stato circondato da un gruppo di teppisti - tutti minorenni - armati di coltelli. Spinte, schiaffi, una rissa, poi le coltellate. Senza un motivo: «Ci hanno chiesto da dove venivamo, poi mi hanno aggredito», ha raccontato Luigi - è questo il nome del ragazzino - in un'intervista al Mattino. Spulcio di immagini, le indagini sono a buon punto, si attendono risposte da parte delle forze dell'ordine: risposte severe e proporzionate a chi colpisce con quattro coltellate un coetaneo senza un motivo. 
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