Scontro tra Procure nel 2007,
accolto l'appello di de Magistris

Scontro tra Procure nel 2007, accolto l'appello di de Magistris
Sabato 10 Novembre 2018, 19:16 - Ultimo agg. 20:14
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La Corte di Appello di Salerno ha parzialmente riformato la sentenza emessa dai Giudici di primo grado per il procedimento sul cosiddetto scontro tra Procure. L'inchiesta risale ai tempi in cui il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris era magistrato ed è legata alla revoca del procedimento Poseidone e all'avocazione del procedimento Why Not all'allora pubblico ministero. Il 20 aprile 2016 i giudici salernitani avevano assolto Salvatore Murone, ex procuratore aggiunto di Catanzaro; Giancarlo Pittelli, senatore di Forza Italia; Giuseppe Galati, ex sottosegretario alle attività produttive; Antonio Saladino, ex presidente della compagnia delle opere della Calabria; Dolcino Favi, ex procuratore generale facente funzione a Catanzaro e l'avvocato Pierpaolo Greco. Il primo cittadino di Napoli (difeso dagli avvocati Elena Lepre e Stefano Montone), parte civile nel procedimento, ha impugnato la sentenza di primo grado affinché i giudici di Appello volessero ritenere le condotte contestate agli imputati sussumibili nel reato di abuso d'ufficio, pur consapevole che fossero già coperti da intervenuta prescrizione in quanto relativi al 2007. La Corte di Appello di Salerno ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado, ritenendo i fatti sussumibili nel reato di abuso d'ufficio, per il quale ha dichiarato di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. 

«Esprimo grande soddisfazione per il fatto che, seppur a distanza di così tanto tempo e seppur con tante ingiustizie che ho dovuto subire, la Corte d'appello di Salerno abbia riconosciuto la responsabilità per il delitto di abuso d'ufficio».
Così il sindaco di Napoli Luigi de Magistris commenta la decisione della Corte d'Appello di Salerno che ha parzialmente riformato la sentenza emessa dai giudici di primo grado del procedimento cosiddetto Scontro tra Procure. «Da oggi abbiamo la prova - ribadisce de Magistris - che le inchieste Why Not e Poseidone, che riguardavano i rapporti tra criminalità organizzata, istituzioni, politica e massoneria deviata, che arrivavano fino al cuore dello Stato, mi furono illecitamente sottratte, affinché non arrivassi alla verità e non mi si consentisse di fare le doverose indagini che svolsi nell'esclusivo adempimento delle norme costituzionali e nel rispetto della legge. Ho tanta amarezza nel cuore, ma oggi lo Stato, anche se in parte, mi ha ripagato con una sentenza cosi importante». De Magistris conclude ringraziando «il mio avvocato Elena Lepre per il lavoro encomiabile svolto al mio fianco in questi anni».
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