L'anima di Maradona è qui, a Napoli, da dove non se ne è andata quel giorno d'aprile del 91. Ma il suo corpo, cosa ne resta, è là, a Buenos Aires. Corrado Ferlaino, il presidente che fece la scommessa più grande della sua vita trentanove anni fa prendendo Diego dal Barcellona per 14 miliardi di lire, è volato in Argentina con la compagna Roberto Cassol. Un viaggio della memoria e una preghiera a bassa voce la domenica mattina sulla tomba del Campione, sepolto dal 26 novembre 2020 nel cimitero Jardin Bella Vista. Ferlaino, 92 anni compiuti il 18 maggio scorso, si era fatto precedere da una telefonata a Claudia Villafane, ex moglie di Maradona e madre di Dalma e Gianinna. I casi della vita hanno fatto sì che mentre l'ingegnere, a capo del Napoli per 33 anni, volava a Buenos Aires lei, Claudia, raggiungesse Napoli per riabbracciare vecchi amici come Peppe e Mary Bruscolotti.
Un week-end a Buenos Aires per l'omaggio a Diego, con cui i rapporti erano sofferti. Maradona arrivò a definire Ferlaino «il mio carceriere» perché, dopo la conquista della Coppa Uefa, si era opposto alla sua cessione al Marsiglia di Tapie. «Non lo avrei venduto mai. Maradona era il Napoli, era Napoli». Parole ripetute sabato sera durante gli eventi al teatro Coliseo e al Circolo italiano della Capital Federal, organizzati dall'ambasciata italiana per il concerto di Fiorella Mannonia. Accolto dall'ambasciatore Fabrizio Lucentini e dal console generale Marco Petacco, l'ex presidente ha parlato degli anni dei suoi trionfi, rivissuti in questi giorni. «Una meraviglia vedere la città dipinta d'azzurro, napoletani e turisti che indossano le maglie della squadra a cui ho donato il pezzo più importante della mia vita e di cui sono rimasto grande tifoso». Tante manifestazioni d'affetto per Ferlaino e il Napoli campione da parte degli altri trenta invitati al concerto della Mannoia, che era legata a uno dei cuori di Napoli, Pino Daniele, da profonda amicizia.
Ferlaino ha da tempo smesso di andare allo stadio. Vi si recò il 28 novembre 2021, quando De Laurentiis e Stefano Ceci mostrarono al mondo la statua dedicata a Maradona, poi sistemata all'ingresso degli spogliatoi. Il presidente della Fifa, Infantino, ricordò quella sera con affetto gli anni di Diego e del Napoli dell'ingegnere, commosso ieri mattina sulla tomba del Capitano dei due scudetti e della Coppa Uefa. «Non avrei mai potuto immaginare quella notte in cui firmai il contratto a Barcellona, quasi quarant'anni fa, che un giorno sarei entrato in un cimitero per ricordare Maradona». Perché è venuto qui e non è rimasto a Napoli nel giorno dell'ultima festa per il terzo scudetto? «L'ho deciso in aprile, quando era chiaro che la squadra avrebbe vinto il campionato. Sono venuto a Buenos Aires per ringraziare Diego, per quanto ha dato a Napoli, ai napoletani e a me. Non mi aspettavo che la sua vita fosse così breve, provo un dolore enorme a pensarlo sotto terra». Tra le mani fiori azzurri e bianchi, i colori del Napoli e della Seleccion argentina, i mondi di Diego. Lacrime.
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