Scudetto al Napoli, è delirio azzurro: fiume di tifosi in strada e fuochi come a Capodanno

Bandiere al cielo, botti e subito assaltata la fontana del Carciofo

La gioia in piazza a Napoli
La gioia in piazza a Napoli
Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Venerdì 5 Maggio 2023, 00:30 - Ultimo agg. 6 Maggio, 09:03
6 Minuti di Lettura

Risate e pianto insieme, abbracci, mani schiacciate sul volto, bottiglie stappate, chiamate intercontinentali per condividere la gioia. E poi la strada, inesorabile traguardo della festa, la strada assieme a migliaia d’altri cuori azzurri per urlare di gioia e d’entusiasmo tricolore. Napoli è finalmente esplosa di passione scudettata, l’ha fatto quand’era quasi notte, l’ha fatto come solo questa città sa fare, riversandosi per le vie e restandoci fino all’alba, intonando cortei e canti, incendiando fuochi d’artificio (proibiti, ma nessuno ha mai pensato di rispettare il divieto), ballando e cantando per celebrare un traguardo atteso troppo a lungo, rimandato di qualche giorno e poi, finalmente tagliato in una notte che è già diventata storia della città. Subito assaltata la fontana del Carciofo. Anche i treni fischiano a festa nelle stazioni. Le paline dei bus Anm annunciano: «Campioni d’Italia».

Il segnale d’inizio della grande festa è stato lanciato proprio dai fuochi d’artificio, esplosi in ogni angolo della città, come un imprevedibile capodanno iniziato un’ora prima della mezzanotte e piazzato a metà del 2023: inizio di una nuova èra calcistica per la città, principio di una stagione nuova per tutta Napoli che si riscatta e rinasce con la cerimonia laica del Dio-pallone sull’altare del tricolore. 

Nessun quartiere è rimasto in silenzio nella notte dello scudetto, da Pianura al Centro Storico, da Posillipo a Scampia, da San Giovanni a Bagnoli: piccoli cortei come rivoli d’acqua che si sono uniti ad altri rivoli e pian piano si sono ingigantiti fino a diventare invasione d’azzurro e tricolori sul lungomare, al Plebiscito, luoghi storici dei festeggiamenti napoletani, zone iconiche delle emozioni di Partenope, alle quali s’è aggiunta una costante processione ai Quartieri, al murale di Maradona dove s’è cantato e ballato per tutta la notte. Ma non è stata festa solo nei luoghi-simbolo: la gente ha invaso le strade di Scampia e di Chiaiano, della Sanità e di Bagnoli, del Centro Storico, di Chiaiano, Secondigliano, San Giovanni a Teduccio. Non un solo quartiere senza gente entusiasta e drappi azzurri. 

Prima che dentro la città, la festa grande è esplosa nel cuore di Fuorigrotta, sugli spalti del Maradona che ha vissuto una strana notte con i calciatori che non correvano sul prato ma sui maxischermi.

Per tutto il tempo della partita, il Maradona non ha smesso di cantare e saltare, di restare in religioso silenzio nei momenti più preoccupanti per poi scatenarsi nel momento della liberazione dalla tensione. 

La gioia dei novanta minuti s’è sciolta in un’esplosione finale che ha fatto crescere i brividi. Tutta Fuorigrotta ha tremato per il boato che ha segnato la conquista ufficiale del terzo scudetto, poi è stato un inesauribile susseguirsi di canti e bandiere sventolate, fino al momento in cui lo stadio ha deciso di mescolarsi alla città. 

Il preciso momento dell’esodo dagli spalti è stato l’inizio di una lunghissima processione azzurra: nessuno ha pensato di tornare a casa, tutti hanno puntato verso la festa, verso il cuore di Napoli, verso il lungomare. Le strade tutt’intorno allo stadio, nel giro di pochi minuti, si sono trasformate in un carnaio di tifosi festanti, tutti accalcati in una coda in lento movimento, tutti a caccia di un luogo dove andare a raccontare, con cori, urla e suoni di trombette, l’emozione di uno scudetto atteso troppo a lungo. E poi dopo aver raccontato l’emozione, la nuova processione a caccia di un nuovo angolo di città dove condividere la gioia con tanti altri napoletani, e poi un altro spostamento ancora, verso altri angoli di Napoli verso altre persone emozionate per abbracciarsi, anche senza conoscersi, e ricominciare la festa.

 

In tante strade di Napoli la gente ha deciso di non muoversi per portare la celebrazione anche dove abitualmente la grande folla non arriva. Certi vicoli solitamente silenziosi e abbandonati sono diventati carnevale di Rio. Organizzazione già sperimentata fin da domenica scorsa, a furia di match point mancati: negozi e bar con tv trascinata fuori, sul marciapiede per consentire a chiunque di fermarsi a condividere la tensione della partita decisiva e poi l’abbraccio per lo scudetto finalmente conquistato. 

Due esempi su tutti: lo storico fruttivendolo di via Sanità, Giovanni Caravecchia, ha allestito una tavola imbandita all’esterno del suo negozio e ha accolto chiunque aveva voglia di passare le ore del momento decisivo allo stesso desco. La serata è iniziata nel silenzio dell’attesa, s’è conclusa con i commensali, molti dei quali non s’erano mai visti prima di ieri sera, ad abbracciarsi in lacrime al momento dell’esplosione della gioia. 

Video

Il secondo esempio, invece, riguarda una semplice organizzazione di quartiere, come quelle che si moltiplicarono nei giorni del primo e del secondo scudetto quando Napoli aveva un’anima differente e più disposta alla condivisione: a via Primo Levi un gruppo di abitanti ha deciso di portare in strada la tv e ha invitato tutte le altre persone che vivono nella stessa strada a scendere con sciarpe, bandiere e, magari, una sedia del soggiorno, per stare assieme a guardare la gara di Udine, soffrire per l’ultimo sprint e, alla fine, far esplodere la piccola gioia di una singola strada nel mezzo della gigantesca festa di un’intera città.

Ovviamente le organizzazioni di quartiere con l’allestimento di schermi in strada sono state diffuse in tutta Napoli, ce n’erano ai Vergini, al Vasto, a Bagnoli, a Posillipo, nell’area Est.

Quando Napoli fa festa, da sempre, cerca piazza del Plebiscito. E proprio al Plebiscito, fin dalle prime ombre della sera, il popolo del tifo ha iniziato a iniziato a radunarsi portandosi dietro tutti i simboli della festa. All’inizio della partita c’erano gruppi sparsi, radunati attorno a smartphone e radioline, come ai vecchi tempi, per capire cosa accadeva a Udine. Poi pian piano la piazza ha iniziato a riempirsi sempre più, per diventare stracolma già al fischio finale e poi trasformarsi nel cuore della celebrazione tricolore per tutta la notte.

Piccole difficoltà ai varchi della zona vietata alle automobili dove s’è accalcato chi non credeva che i controlli sarebbero stati così rigorosi, momenti di tensione con qualche difficoltà di gestione. Ma la grande festa azzurra non s’è fatta fermare dalle difficoltà logistiche: il popolo del tifo azzurro s’è messo in marcia a piedi, come un esercito gioioso, perché un traguardo atteso per così tanto tempo doveva necessariamente essere condiviso con il resto della città, anche a costo di percorrere chilometri senz’auto.
Presi d’assalto i mezzi pubblici, in particolare la metropolitana e, in certi momenti, le funicolari.

Ovviamente ci sono stati momenti di lentezza e difficoltà anche se alla fine quasi tutti sono riusciti ad utilizzare i mezzi con i quali speravano di muoversi. Difficoltà per chi s’è attardato in strada e non ha ricordato che il trasporto pubblico avrebbe chiuso i attenti alle due, ma sono eventi che, nei giorni di festa come quello appena trascorso e quelli che verranno, sono all’ordine del giorno, fanno parte del bagaglio di ricordi e d’esperienze da raccontare nel futuro quando questa notte gioiosa e festante, la notte del terzo tricolore, diventerà memoria indelebile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA