Festa scudetto Napoli, Paolo Sorrentino regista emozionato: «È molto più della Grande Bellezza»

Il premio Oscar ha dedicato ai tifosi un video con Totò, i fratelli De Filippo e Troisi

Paolo Sorrentino con la sciarpa del Napoli
Paolo Sorrentino con la sciarpa del Napoli
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Domenica 7 Maggio 2023, 23:01 - Ultimo agg. 9 Maggio, 07:06
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«Io che me ne intendo di Grande Bellezza? Questa è oltre la Grande Bellezza». Paolo Sorrentino celebra il Napoli, inizia lui la festa attesa da 33 anni. Incredibile che sia davvero passato tutto questo tempo. Ha la voce quasi tremula. Celebrare, esaltare questa annata magica. Magari con ironia ma senza retorica. “So’ belli i trenini delle feste, so’ belli perché non vanno da nessuna parte!” sostiene Jep Gambardella il personaggio simbolo della Grande Bellezza. Non si nasconde, perché dovrebbe.

«Siamo felici e quando si è felici non si possono dire cose intelligenti, ma una cosa la devo dire: questo scudetto è venuto perché Maradona ci ha spiegato come si fa e noi lo abbiamo fatto». D’altronde, nell’altro suo capolavoro «È stata la mano di Dio» ha spiegato bene la devozione non solo sua nei confronti del Pibe de Oro. Regala poi un video straordinario, un montaggio che mette assieme i volti di Massimo Troisi, Eduardo e Peppino De Filippo, Totò. E richiama le battute indimenticabili di capolavori come “Ricomincio da tre”, “Gambe d’oro”, “Totò, Peppino e la Malafemmina”.

E anche mix dello spot del caffé di Eduardo al balcone, l’intervista di Minà a Troisi («Non dimenticate l’acqua e il gas aperti»). C’è tutto il passato di Sorrentino in questo mix che si sposa alla perfezione con questa notte che resterà per sempre nella memoria di tutti. «Lui resterà qui per molti mesi perché sta girando un film e sicuramente sarà un altro capolavoro». Difficile capire se tra gli impegni che ha nei prossimi mesi ci sia anche la realizzazione del film dello scudetto. 

Ecco, la Grande Bellezza è questo Napoli di Luciano Spalletti e, soprattutto, di Aurelio De Laurentiis. Paolo Sorrentino vede la gara con la Fiorentina tra i fotografi e i raccattapalle, a bordo campo, alle spalle del portiere dei viola Terracciano. Ha la pettorina arancione tra le mani, magari per confondere le idee come se fosse un steward. Che premio Oscar. Ricorda l’ingegnere Ferlaino che guardava le partite confuso tra i fotografi negli anni ‘80. C’era già la domenica scorsa, quando Dia ha stracciato la sceneggiatura della festa. Lui ha reso omaggio al suo amore per il Napoli con “È stata la mano di Dio”. Ora ha bisogno, probabilmente, di una prospettiva particolare, di annusare odori e sensazioni che da una tribuna con un calice di vino a portata di mano non si riesce a cogliere. Non si sa ancora nulla, ma forse è proprio lui l’uomo scelto per essere il regista del film dello scudetto. O forse no. Chiaro, solo uno sospetto, nulla di ufficiale, magari è qui solo perché tifoso pazzo d’amore per il Napoli, legato da amicizia speciale con il patron azzurro. Ma colpisce che sia a due passi dalla linea del campo, come se volesse scrutare da vicino i corpi degli atleti, mentre urlano, si agitano e non fingono. Dà l’impressione, solo quella, il nostro Maradona del cinema italiano, di andare alla ricerca di un’estetica da film. Certo, se davvero fosse lui, De Laurentiis avrebbe scelto il top per rendere immortale le gesta della squadra più bella d’Italia in questa stagione. E dunque in tal caso, lo sguardo del regista e non solo del tifoso sfegatato del Napoli la cui vita è stata segnata dalle imprese degli azzurri deve essere più ambizioso nel giorno del festone scudetto.

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L’occhio di Sorrentino è davvero speciale, De Laurentiis gli ha sicuramente illustrato la portata del suo progetto che sta realizzando: da gennaio accumula immagini di ogni tipo, nei ritiri, a bordo dei bus, sui charter, negli spogliatoi come abbiamo già raccontato ieri sul Mattino. Da settimane cerca l’evento dello scudetto, terrorizzato che potesse avvenire senza il Napoli in campo ma con la squadra e i tifosi in poltrona. Era un incubo che lo ha spinto a spostare gare e orari. Ora tutto è compiuto. Serve una regia geniale perché De Laurentiis non vuole solo un racconto esaltante di sport. Ha sempre la pettorina arancione tra le mani, come una coperta di Linus. Uno dei ricordi del giorno del primo festone per lo scudetto. Poi ce ne saranno altri due: il 21 maggio dopo la gara con l’Inter e poi all’ultima giornata, con la consegna ufficiale dello scudetto.
 

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