Scuole chiuse in Campania, il grido di dolore della mamma: «Lezioni a distanza impossibili, mio figlio disabile lasciato solo»

Scuole chiuse in Campania, il grido di dolore della mamma: «Lezioni a distanza impossibili, mio figlio disabile lasciato solo»
di Elena Romanazzi
Lunedì 19 Ottobre 2020, 11:05 - Ultimo agg. 13:49
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«Mio figlio è tagliato fuori da tutto, le scuole resteranno pure chiuse solo per quindici giorni, ma lui non potrà seguire la didattica a distanza, così come non l'ha potuta seguire nei mesi del lockdown. Alla fine ad essere abbandonati sono sempre i genitori e i figli che hanno degli handicap». Paola Esposito è la titolare del bar dei ferrovieri alla stazione centrale di Napoli. Ha 32 anni, un figlio di 8 che si chiama Pasquale e una bimba di sette mesi.

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Come ha preso suo figlio la chiusura della scuola?
«Malissimo, era così contento di tornare, malgrado tutti i controlli, voleva riprendere a tutti i costi.

Nei pochi giorni di scuola ho avuto tanti timori proprio per l'aumento dei contagi, se nella sua classe ci fosse stato qualcuno positivo non solo lui sarebbe stato in quarantena ma io avrei dovuto chiudere l'esercizio commerciale. Il periodo passato a casa è stato difficile dal punto di vista della scuola e della didattica o queste chat dove si dovevano seguire le lezioni».

Qual è il problema di Pasquale?
«È affetto da una sordità profonda ha un impianto cocleare, quello che tutti conoscono come orecchio bionico. Ci sente ma ha un ritardo nell'apprendimento e nel parlare per questo non può seguire la didattica a distanza, quando ci sono 20 bambini o adesso anche meno collegati tutti insieme che parlano lui non riesce a comprendere quello che si dice, proprio per la problematica che ha, si confonde è normale per questa ragione ha due insegnanti di sostegno che si alternano tra loro».

Potrebbe fare lezione con l'insegnante di sostegno?
«Non è previsto nella scuola che frequente mio figlio, la Miraglia vicino piazza Nazionale. Basterebbe anche un'ora al giorno per non perdere già tutto quello che ha perso, ora sta cercando di recuperare quanto non ha potuto fare l'anno scorso, è difficile, non si possono lasciare così indietro i ragazzi che hanno delle disabilità, soprattutto nella scuola primaria fondamentale per imparare le basi, leggere e scrivere».

Lei lavora?
«Sì, buona parte della giornata. I miei figli restano con la nonna, ho anche il tablet per poter fare seguire le lezioni a Pasquale ma è del tutto inutile per due ragioni: primo la nonna non lo sa usare, secondo se ha difficoltà di apprendimento e nel parlare e nello scrivere cosa lo metto a fare davanti ad un tablet, serve l'insegnante di sostegno. La socializzazione per questi alunni è fondamentale, ma sono gli ultimi ad essere considerati. Ad essere tagliato fuori non è solo mio figlio Pasquale ma tanti altri che non hanno la possibilità di seguire le lezioni online sarebbe giusto dare la possibilità agli insegnanti di sostegno di connettersi con tutti questi alunni. Purtroppo nella mia scuola non è prevista questa modalità di lezione, in altre primarie di Napoli invece sì. Ed è una profonda ingiustizia. La questione è anche un'altra».

Quale?
«Il governatore De Luca ha riaperto nidi e materne, dove non esiste, soprattutto alle materne la distanza. Alla primaria ci sono regole severe, pochi casi di contagio, e sono state chiusi. Se ci sono state delle problematiche è alle medie, ai licei. Basta scendere il pomeriggio in piazza Nazionale per rendersi conto degli assembramenti di ragazzi. E che si fa? Si chiudono tutte le scuole. Le elementari andavano salvate, non solo per mio figlio ma anche per tutti gli altri alunni che non hanno alcun tipo di difficoltà. Cosa fa chi frequenta la prima elementare se non sa leggere né scrivere? La didattica a distanza?».

Ora cosa farà?
«Dicono quindici giorni ma se il periodo dovesse essere superiore devo prendere una persona che segua mio figlio almeno tre volte alla settimana, non può rimanere sempre indietro. Quello che si è perso si fa fatica a recuperare, perché ci sono i programmi nuovi. Tutta una difficoltà, anche perché deve seguire le terapie, logopedia psicomotricità. Hanno avuto sette mesi per organizzarsi per la ripresa della scuola, sarebbe bastato mettere dei pullman in più, sarebbe bastato potenziare i controlli. Si sapeva che ci sarebbe potuta essere una seconda ondata, per tutta l'estate non abbiamo sentito altro. A pagarla sono le famiglie, tutte le famiglie. Non si può negare il diritto di frequentare la scuola elementare. La primaria non andava chiusa». 

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