Scuole chiuse in Campania, la protesta di mamme e scuolabus da Fuorigrotta a Santa Lucia

Scuole chiuse in Campania, la protesta di mamme e scuolabus da Fuorigrotta a Santa Lucia
di Paola Marano
Venerdì 16 Ottobre 2020, 10:17 - Ultimo agg. 21:19
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Scoppia la protesta del mondo della scuola contro l’ordinanza del governatore della Campania Vincenzo De Luca che sospende le attività didattiche in presenza nelle scuole dell'infanzia, primarie e secondarie fino al 30 ottobre. In duecento tra genitori, docenti e gli stessi bambini si sono radunati davanti a Palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania, per urlare a gran voce il loro dissenso contro la misura presa da De Luca per contrastare il boom di contagi da Covid-19 registrato negli ultimi giorni. 

 

«La scuola non è il virus» è lo slogan lanciato dalle mamme che si oppongono alla nuova chiusura degli istituti, soprattutto per le difficoltà che le lavoratrici si trovano ad affrontare nel conciliare impegni professionali e vita domestica. Situazione ancora più complicata se di genitore ce n’è uno solo. «La mia è una famiglia monogenitoriale per cui l'impatto di questa scelta è terribile: se mia figlia non va a scuola chiaramente io non posso lavorare – ha raccontato Ananda Ferrentino, grafica e madre di una bambina di 9 anni – per me le giornate vogliono dire guadagnarmi un attimo di tempo per poter lavorare e adempiere alle mie responsabilità di madre.

Durante il lockdown gli impegni  sono diventati anche quelli di insegnante,  perché per un bambina  di 9 anni la didattica a distanza é impensabile, sono abbandonati davanti a uno schermo.  Tra l'altro la scuola è il luogo più sicuro per i ragazzi. I bambini hanno bisogno di socializzare e adesso dobbiamo tenerli chiusi in casa di nuovo. Non si possono penalizzare i bambini un’altra volta».

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Un provvedimento, quello adottato da De Luca,  che pesa anche dal punto di vista economico su chi gestisce scuole private e sui genitori che affidano l’istruzione dei loro figli a queste strutture. «Dal mese di marzo non ho ricevuto nessun aiuto né dallo Stato né dalla Regione – ha spiegato Valeria Capocotta, proprietaria di una scuola privata dell’infanzia - Adesso ci devono dire come andare avanti, come poter aiutare queste famiglie che non possono continuare a pagare rette e non avere servizi. Noi gestori di scuole private abbiamo speso fior di quattrini per adeguarci e tutelare i bambini riducendo i numeri nelle classi. I nostri dipendenti sono in cassa integrazione, che non vedono dal mese di maggio, ma soprattutto mi chiedo come saremo rimborsati dei soldi del decreto liquidità ricevuti a maggio e spesi nella riapertura, per poi ritrovarsi chiusi di nuovo». 

 

Alla rabbia dei genitori e dei docenti si è unita quella dei conducenti dei bus scolastici, che hanno sfilato per la città formando una lunga coda di bus gialli fino ad arrivare a Santa Lucia, dove sono stati accolti dagli applausi dei manifestanti. «La grande abnegazione dei dirigenti ha reso le scuole un posto sicurissimo, il probelma vero di questa regione, in particolar modo di Napili, è il trasporto scolastico - ha sottolineato Carlo Di Dato, presidente di Assodiritti - la Regione Campania ha dal 31 di agosto la disponibilità di 400 milioni di euro per potenziare il trasporto scolastico e ad oggi non è stato impegnato neanche un euro di questi fondi. Agiamo sui trasporti, raddoppiamo le linee metropolitane e sosteniamo la flotta degli scuolabus della città di Napoli, categoria lasciata allo sbando. Se la sosteniamo migliaia di bambini potranno essere trasportati in sicurezza a scuola». 

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