Napoli, assolti tre carabinieri accusati da un collega corrotto di essere al soldo dei clan: «L'incubo è finito»

Napoli, assolti tre carabinieri accusati da un collega corrotto di essere al soldo dei clan: «L'incubo è finito»
Giovedì 4 Marzo 2021, 18:12 - Ultimo agg. 5 Marzo, 07:04
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Erano stati accusati da un collega di essere «stipendiati dal clan degli scissionisti», i tre carabinieri che oggi il collegio B della prima sezione del Tribunale di Napoli ha assolto con la formula «il fatto non sussiste». Gli appuntati Giuseppe Lisco, Andrea Corciulo e Giuseppe Costanzo, all'epoca dei fatti contestati in servizio presso nella stazione dei carabinieri di Napoli-Marianella, erano stati accusati di corruzione aggravata dopo le dichiarazioni rese da un loro collega, il vice brigadiere Mario Tomarchio, il quale riferì che, come lui, anche i tre appuntati erano stipendiati dal clan degli scissionisti di Secondigliano.

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Un'accusa che Tomarchio ritrattò, nel corso di un'udienza del processo che risale al 4 aprile di due anni fa (2019), durante la quale affermò di essersi inventato tutto per ottenere uno sconto di pena: «quei tre carabinieri non hanno preso un soldo dal clan», disse. L'ex vice brigadiere Tomarchio, invece, era stato condannato a 12 anni di reclusione e venne chiamato dagli inquirenti della DDA a deporre al processo per corruzione aggravata. Oggi la sentenza, e soprattutto la formula con la quale sono stati assolti, riabilita i tre carabinieri. L'assoluzione peraltro era stata chiesta anche dal sostituto procuratore di Napoli Vincenza Marra.

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«Oggi, per questi tre innocenti carabinieri, si conclude un incubo durato 12 anni», ha detto il legale dei militari, l'avvocato Bruno Cervone, dopo la lettura della sentenza. «Abbiamo sempre ribadito e dimostrato, - ha aggiunto il legale - nel corso del dibattimento, la nostra innocenza fornendo documentali, oggettive ed inequivocabili confutazioni alle accuse rivolte ai miei assistiti». «Basti pensare che, - ha detto ancora Cervone - alla fine dell'iter processuale, è stata la Procura stessa a chiedere l'assoluzione.

Sono felicissimo per i miei assistiti e auguro loro di poter ritrovare presto la serenità perduta per aver vissuto, da innocenti, un interminabile incubo durato più di un decennio».

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