Sesso e droga sui Monti Lattari, tra i narcos arrestati c'è un'ufficiale venezuelana

Sesso e droga sui Monti Lattari, tra i narcos arrestati c'è un'ufficiale venezuelana
di Dario Sautto
Martedì 30 Agosto 2022, 23:01 - Ultimo agg. 31 Agosto, 14:45
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Da triangolo amoroso tra sesso e droga, a intrigo internazionale. E sullo sfondo i reparti speciali dell’esercito venezuelano, oggi ritenuti tra i principali narcotrafficanti del Sudamerica. Sembra sempre più una puntata della serie «Narcos» e si tinge di giallo la vicenda dell’arresto di un 46enne di Scafati e una 31enne del Venezuela, scoperti in un hotel di Lettere in possesso di oltre un chilo e mezzo di cocaina purissima, subito dopo il tentativo di suicidio di un’altra donna, lei spagnola ma di origini colombiane. 

Una delle partecipanti, però, è ufficiale dell’esercito nazionale Bolivariano del Venezuela, ad oggi considerato una delle più potenti organizzazioni del traffico internazionale di cocaina sotto la sigla del «Cartel de los Soles», il cartello dei Soli.

Un dettaglio, questo, emerso solo negli ultimi giorni, dopo la scarcerazione della donna. Tutto è avvenuto tre settimane fa sulle colline dei monti Lattari, note – sì – per le piantagioni di canapa indiana. In un albergo del centro di Lettere avevano preso una stanza tre ospiti, una delle quali si era allontanata e aveva cominciato a vagare chiedendo aiuto, prima di tentare il suicidio lanciandosi nel vuoto. All’arrivo dei carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia, dopo una lunga ed estenuante trattativa, la donna – cittadina spagnola, di origini colombiane – era stata bloccata e tratta in salvo, prima di essere ricoverata in ospedale. 

Nel frattempo aveva dato una sommaria spiegazione del suo folle gesto, indirizzando gli investigatori nel vicino hotel. La sua storia era apparsa confusa. All’interno della stanza 103 dell’albergo, però, era stata fatta una scoperta incredibile: i due conoscenti della donna erano in possesso di oltre un chilo e mezzo di cocaina per un controvalore di circa 120mila euro e 3650 euro in banconote di vario taglio. In carcere a Poggioreale è finito Ivano Busiello, 46 anni, venditore di auto e orologi residente a Scafati, già noto alle forze dell’ordine, in passato coinvolto in un’inchiesta sul traffico di droga, ma assolto. Durante l’interrogatorio di convalida, il 46enne si è autoaccusato del possesso del grosso quantitativo di droga. Nel penitenziario femminile di Pozzuoli è stata detenuta per alcuni giorni anche Carmen Andreina Rivas Rebolledo, 31enne venezuelana, incensurata, che aveva dichiarato di essere una cuoca, residente a Palma di Maiorca in Spagna. In effetti, la donna risulta dipendente di una struttura ricettiva spagnola, ma in realtà è una ufficiale dell’esercito venezuelano, con grado di capitano. 

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Nel frattempo, dopo le dichiarazioni di Busiello, la donna è stata scarcerata e sottoposta al divieto di dimora in Campania, ma con divieto di espatrio: dovrà essere a disposizione degli inquirenti per ulteriori approfondimenti sulla vicenda. Approfondimenti che, a questo punto, partiranno proprio dal suo ruolo nell’esercito bolivariano, un’organizzazione militare che l’intelligence americana classifica come «Cartel of the Suns», un cartello diretto dai membri dell’alto comando delle forze armate del Venezuela, implicato da quasi trent’anni nel traffico internazionale di droga. In particolare, secondo le informazioni in possesso dell’Interpol, «El Cartel de los Soles» gestirebbe il transito di grossi carichi di cocaina dalla Colombia al Venezuela e poi verso Stati Uniti e Spagna. Di stanza fino al 2021 proprio al confine con la Colombia, al momento gli investigatori tendono a escludere per Andreina Rivas un ruolo di primo piano in questa organizzazione, anche perché si tratterebbe del primo arresto – in Italia – di un ufficiale del «Cartel» venezuelano, che solitamente operano solo dalla loro base in Venezuela. Arresti di militari venezuelani finora sono avvenuti solo in Spagna e Francia sul territorio europeo. Un vero e proprio giallo, dunque, che rischia di collegare a doppio filo i clan dell’area stabiese e dei Lattari con le potenti organizzazioni di narcotrafficanti sudamericani.

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